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Nome: Andrea Rizzoli Data: 24-01-2003 Cod. di rif: 154 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Maglieria su misura e punto vita. Commenti: Gentile Gran Maestro e corrispondenti voi tutti, intervengo per la prima volta su questa lavagna, e lo faccio porgendo una domanda da incompetente sull'argomento proposto dal sig. Villa. Sembra che l'abbigliamento classico maschile possa esprimere un linguaggio tutto particolare, basti pensare al significato che un certo taglio del cran può avere nell'economia dell'intero abito. Questo linguaggio può essere espresso al meglio solo attraverso capi su misura, gli unici che possano vantarsi di poter "parlare" e di esprimere, nei casi più alti, una certa poesia e teatralità: mi chiedo se esista questa varietà di linguaggio anche per la maglieria (da qui la necessità del su misura). Vorrei, inoltre, soddisfare una mia curiosità, chiedendo al Gran Maestro cosa intenda per punto vita lungo o corto, secco o sfumato, così come è stato accennato in un suo precedente intervento a proposito del cran. Congedandomi, porgo i miei più cordiali saluti a tutti i frequentatori di questa lavagna. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 29-01-2003 Cod. di rif: 161 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Futuro Commenti: Gentili signori, le vostre risposte e commenti sono stati esemplari per competenza e passione espressa. Mi avete fatto intuire che esiste un mondo, quello della maglieria, che ancora non conoscevo, se non per quel poco che si può dedurre dall'esperienza quotidiana e dalla lettura di qualche libro. Purtroppo, dai vostri scritti (ed in particolare da quello, bellissimo, dell'ing. Forni) emerge, ancora una volta, la nostalgia per prodotti oggi sempre più rari, anzi oramai "estinti": se il presente offre così poco, cosa mai potrà riservarci il futuro? La vostra meravigliosa associazione sta facendo conoscere a chi vi segue esperienze uniche, compiendo una vera e propria operazione culturale: ma la mia volontà di apprendere dove potrà mai aggrapparsi per una vera esperienza "sul campo"? Le occasioni sembrano essere sempre più rare: cosa fare affinchè certe tradizioni continuino a rendere più autentico il nostro modo di vestire? Si tratta di un argomento già trattato in queste pagine, tuttavia sento la necessità di un certo approfondimento. Cordiali saluti. Andrea Rizzoli, 29/01/2003. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 30-01-2003 Cod. di rif: 163 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Ricerca Commenti: Gentile sig. Villa, non mancherò di certo di seguire il suo consiglio. Terrò in considerazione le sue indicazioni per eventuali prossimi acquisti: abitando nei pressi della città di Bologna, una visita agli indirizzi da lei indicati a Parma sarà certamente un buon inizio per la mia ricerca personale, oltre, ovviamente, al felsineo De Paz. Cordiali saluti. Andrea Rizzoli, 30/01/2003. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 05-02-2003 Cod. di rif: 170 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Commenti: Stimato Gran Maestro, il suo intervento del 3 febbraio mi sprona a riprendere con rinnovata forza la via della conoscenza e del buon gusto. Ritengo che la battaglia contro il drago risulterà vittoriosa solo se l'esercito sarà numeroso, preparato e corraggioso: in ciò, la sua associazione rappresenta la bandiera da seguire, i suoi cavalieri l'esempio da imitare. Andrea Rizzoli, 05/02/2003. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 24-02-2003 Cod. di rif: 174 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Laboratori Commenti: Gentile G.M., chiedo se la partecipazione al Laboratorio d'Eleganza "Sartoria napoletana a Bologna" è subordinata a qualche forma di iscrizione. Cordiali saluti. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 20-03-2003 Cod. di rif: 214 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Alcune considerazioni. Commenti: Egregi cavalieri, alla luce di quanto scritto su questa lavagna a proposito di metalli e pellame, sorgono alcune considerazioni ed inevitabili quesiti. 1) Le regole mutano, come è ovvio aspettarsi, nel corso del tempo: mi riferisco, in particolare, alla coordinazione tra cintura e scarpe. Devo ammettere un certo disorientamento. 2) Trovo molto interesante la legge dei metalli: data l'autorevole fonte, credo si debba tenere nella massima considerazione tale legge, avendo anche fornito un nuovo elemento grammaticale per il nostro vestire. 3) Concordo con la necessità delle scarpe nere nelle situazioni più formali: a riguardo, per "scarpe nere" credo si debba intendere il modello oxford completamente liscio. Esiste ancora una scala di formalità delle scarpe (dalle oxford ai mocassini, dalle lisce alle decorate)? 4) A questo punto, mi sento di dire che più l'occasione è formale, più la tenuta deve essere lineare e pulita (anche tornando all'abbinamento scarpe-cintura, per chi non vuole indossare le bretelle). Cordiali saluti, Andrea Rizzoli. P.S. Vorrei ringraziare il Gran Maestro per la magnifica giornata del 12 marzo, un evento a dir poco incredibile, reso straordinario dalla disponibilità e gentilezza offerte da campioni inimitabili di eleganza e di stile. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 19-06-2003 Cod. di rif: 316 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Eleganza e lavoro. Commenti: Egregio sig. Fava, mi trovo nelle sue identiche condizioni: lavoro nell'azienda di famiglia, dove ricopro incarichi di ogni tipo, date le ridotte dimensioni dell'imprese stessa. Personalmente, vesto sempre con giacca e cravatta, per i seguenti motivi: 1) è un piacere, al quale non voglio rinunciare; 2) tale abbigliamento conferisce una certa autorità. Detto ciò, semplicemente adeguo i miei abiti alle situazioni quotidiani, evitando le tenute troppo formali e prediligendo le foggie ed i tessuti più resistenti e pratici (tweed, thornproof, ecc.). Anche mio padre si è sempre comportato così, lavorando manualmente con giacca e cravatta: come vede, non ci sentiamo ridicoli. Cavallereschi saluti, Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 21-11-2003 Cod. di rif: 769 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Edizione speciale. Commenti: Stimato Gran Maestro, vorrei ringraziarla per avere ideato ed organizzato il ciclo di laboratori di eleganza presso il negozio di Dante De Paz, al quale si deve tributare un plauso per la sua disponibilità e competenza: tali eventi si stanno dimostrando preziosi occasioni di conoscenza e, quindi, appuntamenti irrinunciabili. A tale proposito, certamente la incoraggio a realizzare la sua "terrificante idea" di organizzare un edizione speciale dedicata ai nodi per cravatta: ne sarei contento e, con me, tutti gli appassionati di abbigliamento. Cavallereschi saluti, Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 28-11-2003 Cod. di rif: 798 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Club del Tessuto Commenti: Egregio Gran Maestro, rivolgo a lei ed a Marinella i miei ringraziamenti per l'idea della cravatta su misura: un gesto nobile che testimonia ancora una volta la grandezza del Cavalleresco Ordine. Rimango piacevolmente colpito dalla realizzazione del Club del Tessuto, del quale mi consideri già socio: mi affascina l'idea di rieditare certi tessuti, quelli autenticamente virili. Un'opera meritoria del più grande plauso. Cavallereschi saluti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 12-02-2004 Cod. di rif: 908 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Ringraziamenti Commenti: Stimato Gran Maestro, sono io a doverla ringraziare per ciò che fa per il Cavalleresco Ordine. Eventi come il laboratorio sui nodi hanno una portata così ampia da poter entrare di diritto nella storia; il mio ringraziamento va, perciò, a chi li ha ideati e realizzati concretamente: grazie, Gran Maestro. Cavallereschi saluti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 11-05-2004 Cod. di rif: 1175 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Abbigliamento internazionale e personalità. Commenti: Egregi visitatori di questa lavagna, ho molto apprezzato il gesso di De Paz, poiché riconduce l'universo dell'abbigliamento ad una dimensione unitaria, lasciando allo stesso tempo spazio per l'originalità e l'iniziativa personali. A tale riguardo, credo che l'abbigliamento internazionale vada inteso come un limite non definito, sfumato, all'interno del quale ognuno possa esprimere la propria personalità e, quindi, il proprio stile. L'esempio degli uomini eleganti ci serva dunque da ispirazione e non diventi un mero esercizio di copiatura dei loro abiti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 11-05-2004 Cod. di rif: 1176 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Abbigliamento internazionale e personalità. Commenti: Egregi visitatori di questa lavagna, ho molto apprezzato il gesso di De Paz, poiché riconduce l'universo dell'abbigliamento ad una dimensione unitaria, lasciando allo stesso tempo spazio per l'originalità e l'iniziativa personali. A tale riguardo, credo che l'abbigliamento internazionale vada inteso come un limite non definito, sfumato, all'interno del quale ognuno possa esprimere la propria personalità e, quindi, il proprio stile. L'esempio degli uomini eleganti ci serva dunque da ispirazione e non diventi un mero esercizio di copiatura dei loro abiti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 11-05-2004 Cod. di rif: 1177 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Al sig. Granata. Commenti: Egregio sig. Granata, all'interno di queste mura gli uomini attorno ai trent'anni cominciano ad essere numerosi, segno che vi è un grande interesse non solo attorno all'abbigliamento classico ma anche alla ricerca del bello in ogni sua sfumatura anche da parte dei più giovani. Da parte mia, non credo di poterle dare consigli sui punti che ha elencato; solamente, anche io mi trovo ad avere lo stesso problema con le cravatte: unico mio rimedio, farle fare su misura (il che definisce anche altri dettagli, ulteriore mezzo di espressione della propria personalità). Cordiali saluti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 16-06-2004 Cod. di rif: 1355 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Classico internazionale e cultura. Commenti: Il cav. De Paz ci sta rendendo un gran servizio quando elenca ed analizza ciò che forma il classico internazionale. Credo, infatti, che tale abbigliamento faccia parte integrante della nostra cultura più vera e sentita: non c'è stato un lavoro di marketing a spingere migliaia di uomini ad indossare la sahariana od un completo di lino irlandese, quanto piuttosto la consapevolezza di trovarsi a proprio agio con tali abiti, di sentirsi a posto ed, in definitiva, anche un po' più felici. Ormai tali abiti fanno parte del nostro DNA e sarebbe davvero terribile perderli, poichè, insieme con loro, perderemmo anche una parte della nostra cultura e di noi stessi. I tweed vanno difesi così come devono essere difesi i tortellini od una razza di cani, frutto entrambi del genio umano. In attesa di un nuovo capitolo del classico internazionale, chiedo se: 1) possiamo considerare classiche anche le cinture intrecciate, di corda o di pelle; 2) se fosse possibile, con un atto creativo, ipotizzare un district check cavalleresco, con un disegno tipico, cioè, del Cavalleresco Ordine. Cavallereschi saluti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 18-06-2004 Cod. di rif: 1367 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Cinture Commenti: Eccellente cav. De Paz, ho citato le cinture intrecciate per il semplice motivo che sono presenti nel guardaroba maschile da diversi anni. Si tratta, ovviamente, di cinture adatte ad un uso informale. Sulla stessa scia si possno collocare quelle colorate, anche a righe, derivata dagli sport velici. Spero di trovare qualche immagine da inserire nel taccuino. Mi sembrano assai diffuse anche le cinture di coccodrillo, certamente assai più cittadine (e preziose). In ogni caso, mi pare che la fantasia si sia particolarmente sbizzarrita nel creare cinture di diverso tipo e materiale, quasi ad identificare un'attività o luoghi geografici ben precisi (si pensi alla cintura texana che lei ha citato): francamente, non so quanti di tali modelli possano rientrare in una definizione di classico internazionale. Per quanto riguarda il cavalleresco tessuto, spero proprio che si faccia: io lo immagino di disegno semplice ma di grande carattere (simile, ad esempio, al candacraig). Cavallereschi saluti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 28-06-2004 Cod. di rif: 1390 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Stile internazionale Commenti: Stimatissimo sig. De Paz, stavo ripensando alla fotografia che ci ha mostrato lunedì scorso, in occasione del laboratorio d'eleganza.Il modello indossava elementi del classico internazionale: un blazer, una camicia di madras, pantaloni formati da ritagli di tessuti classici. Nonostante gli elementi fossero riconoscibili come classici, l'insieme proponeva un'immagine nuova, anticlassica. Ho apprezzato l'idea; mi chiedo, tuttavia, se il classico internazionale non debba essere riferito anche allo "stile", agli abbinamenti, ad un certo gusto, che certamente può essere originale ma che, allo stesso tempo, si rispecchi nella cultura che ha generato quei capi d'abbigliamento. Slegare gli elementi del classico internazionale dal loro contesto può dare loro un nuovo significato, che, però, può non essere riconoscibile a livello internazionale. Cosa ne pensa? Cavallereschi saluti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 23-09-2004 Cod. di rif: 1633 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Ancora sulla flight jacket. Commenti: Il quesito del cav. Villa e la risposta del Maestro De Paz mettono in risalto l'evoluzione delle flight jacket statunitensi. In poche parole, abbiamo a che fare con due corpi: l'Air Force e la US Navy, ognuno con le proprie flight jacket. Il primo cominciò con il codificare la cosiddetta A1 per poi passare, come già detto nel gesso precedente, al modello A2, entrambe di pelle. Nel 1942, in pieno conflitto, a causa della difficoltà di reperire la materia prima, i vertici dell'aeronautica decisero di sostituire a A2 con un nuovo modello, denominato B10 e costruito con un gabardine di cotone trattato per resistere al vento, di colore verde oliva e foderato con lana comune e di alpaca. Questo modello, però, non ebbe molto successo, preferendo i piloti indossare le loro amate A-2. Nel 1943, si decise di unificare la dotazione dell Air Force e della US Navy, pervenendo alla costruzione della AN-J-3, un ibrido di A2 e G1, ma anche questa soluzione fu preso abbandonata. Nel 1948, si passò dalla B-10 alla B-15, che rappresentava la dotazione durante la guerra di Korea, ma ancora una volta molti piloti preferirono indossare la A-2. Siamo ora giunti al 1960, quando l'aviazione decise di passara al modello MA-1, realizzato questa volta in nylon: fu questa la prima flight jacket ad essere confezionata con questo materiale. L'MA-1 rimase in servizio fino al 1970, quando fu introdotta la CWU-45. Questi modelli (B15, MA-1 e CWU-45) sono quelli a cui molto probabilmente si riferisce l'ottimo Villa. Essi, tuttavia, non sono mai stati molto amati dai piloti e dagli appassionati, poiché realizzati con materiali non naturali e poco affascinanti, tanto che nel 1988 si ritornò alla A-2. Per quanto riguarda la Marina, invece, dopo i modelli G8 e 440, essa codificò la G1, la quale rappresentò la dotazione dei suoi piloti dal 1938 al 1978, ma già nel 1981 essa fi reintrodotta. Ricostruire le vicende storiche di queste flight jacket è impresa ardua, poiché esse non sono mai state considerate come una uniforme, ma come un dotazione, ragion per cui i regolamenti lasciavano qualche grado di libertà: i modelli, quindi, si sovrapponevano, creando, quindi, una certa confusione (basti pensare che esistono anche i modelli B3, B6, M-445). Ciò che sicuramente si può asserire è che le glight jacket più amate e vendute continuano ad essere le A-2 e le B1. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 17-11-2004 Cod. di rif: 1778 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Al sig. Paolo Tarulli Commenti: Egregio sig. Tarulli, le fliht jacket "storiche" rientrano certamente tra i capi d'abbigliamento appartenenti al classico internazionale. In particolare, abbiamo visto come il modello A2 sia tra quelli più importanti, grazie alla sua storia ed al successo che ha ottenuto dalla sua comparsa negli anni Trenta sino ad oggi. Naturalmente, il mercato propone riproduzioni sia di ottimo livello sia di scarsa qualità, ma le vendite continuano ad essere assai importanti, per non parlare dei numerosi collezionisti dei modelli "vintage". Possiamo quindi affermare che la A2 e le flight jacket in generale appartengano al classico internazionale di origine militare. Venendo alla sua domanda, le A2 dei primi anni della sua storia erano fabbricate utilizzando pellame di cavallo. Il motivo è da ricercare nell'esigenza, tipica degli ambienti militari, di sfruttare quanto possibile materiali adatti ad esigenze ben specifiche ma anche reperibili con una certa facilità. L'America degli anni Trenta, per quanto avanzata su un piano tecnologico, vedeva ancora una certa diffusione del cavallo come animale da lavoro, comportando, quindi, una discreta disponibilità dei suoi pellami per gli utilizzi più vari: l'esercito statunitense, conscio di tale opportunità, decise quindi di adottare il pellame di cavallo per costruire le A2, acquistandone scorte sufficientemente alte. Terminate queste scorte, si passò all'utilizzo di altri materiali. Caratteristica di queste prime A2 era il suo colore, che, a causa dei metodi di conciatura e di fissaggio della tinta, dal marron scuro iniziale passava presto al rosso scuro, rendendo le flight jacket particolarmente affascinanti. Se la A2 può essere considerata un vero e proprio classico internazionale, la sua versione di pelle di cavallo è assai apprezzabile proprio per questo richiamo storico ai primi esemplari degli anni Trenta. Cavallereschi saluti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 29-06-2005 Cod. di rif: 2035 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Ringraziamenti. Commenti: In attesa che appaiano nella sezione "Eventi" i resoconti del Laboratorio in terra scozzese, mi sento in dovere di ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo meraviglioso evento. Un "grazie", quindi, alla Holland & Sherry, che non solo si è resa protagonista di un'organizzazione davvero efficacie, al limite della perfezione, ma ha anche, per così dire, "sopportato" i nostri atteggiamenti più goliardici, oltre ad avere esaudito tutte le nostre curiosità. Il signor Meriggi, in particolare, si è dimostrato un eccellente ospite ed un simpatico compagno d'avventure. Non posso poi non ringraziare il nostro Gran Maestro, potente motore di tutto l'evento ed instancabile guida dei suoi Cavalieri. Il mio ringraziamento, infine, va a tutti i Cavalieri ed alle Dame che hanno raggiunto la Scozia: è infatti per loro merito se l'evento resterà memorabile, grazie alla loro umanità, cultura e simpatia. Cavallereschi saluti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 15-12-2005 Cod. di rif: 2260 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Mezze tinte. Commenti: Stimato Cavalier Forni, perdoni la mia ignoranza, ma non riesco a ben comprendere il significato della frase: < Cavallereschi saluti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 19-12-2005 Cod. di rif: 2263 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Ulster Commenti: Egregi Gran Mastro, Rettore e visitatori tutti, proprio qualche giorno addietro si commentava nella bottega di De Paz un bell'esemplare di Ulster, un cappotto il cui fascino non può lasciare indifferenti. Sembra che l'Ulster richieda una certa attenzione verso alcuni particolari: una grande ricchezza di tessuto sul dietro, bottoni in corrispondenza dello spacco posteriore, la possibilità di essere allacciato chiudendo i baveri ecc. Si osservava come tali dettagli siano oggi forse messi in secondo piano, con il rischio di "annacquare" questo cappotto dalla storia gloriosa. Faccio allora appello alla vostra scienza per sapere se vi siano sarti in grado di realizzare un Ulster "corretto" a colpo sicuro. Cavallereschi saluti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 20-12-2005 Cod. di rif: 2267 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Ulster Commenti: Caro Lorenzo, sono contento di sapere che a Parma vi sono sartorie che ancora sanno lavorare questi capi così difficili. Convengo sull'importanza della direzione impartita dal cliente, ma questo deve possedere la cultura necessaria: il rischio è di avere cappotti tutti simili tra di loro e non più differenziati nelle tipologie fondamentali. Parma, Venezia... l'Ulster solo al nord? Cavallereschi saluti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 25-02-2006 Cod. di rif: 2362 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Ringraziamenti. Commenti: Vorrei semplicemente ringraziare il nostro benefattore Maurizio Marinella per la sua ospitalità. L'evento dedicato al gilet è stato di grande interesse, con quel giusto tocco di mondanità che, credo, abbia davvero giovato al gilet stesso. Splendidi gli esemplari mostrati dal maestro Pirozzi, originale (come sempre) l'introduzione del Gran Maestro e culturalmente appagante il commento del Rettore De Paz. Una piacevole sorpresa (ma poteva essere altrimenti?)l'intervento di Arbore, il quale si è dimostrato davvero sensibile all'argomento. Spero che questo evento sia stato solo l'inizio di un percorso che, partendo da Napoli, potrebbe portare molto lontano. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 07-03-2006 Cod. di rif: 2375 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Duffle Commenti: Magnifico Rettore, vorrei chiederle se è ancora reperibile un tessuto analogo a quello con cui venivano realizzati i duffle coat degli anni '40. Ringraziando anticipatamente, porgo i miei più cavallereschi saluti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 08-05-2006 Cod. di rif: 2441 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Gusto. Commenti: Egregi, il sig. Mattioli ha stimolato il nostro intelletto ed il cav. Forni ha risposto da par suo. Trovo molto interessante la posizione di Villa, il quale ci invita a trovare nel Gusto uno dei fuochi della nostra esistenza. Vorrei solamente aggiungere che il Gusto, nonostante la sua difficile definizione e la molteplicità dei suoi linguaggi, in realtà non ammette troppi cambiamenti: ciò che esprime è il frutto di una storia che ha impiegato anni prima di compiersi. Difficilmente l'uomo di gusto si abbandona ai facili entusiasmi delle mode: egli ha troppo vissuto per cedere ad altri il timone della propria vita. A questo punto, questo Uomo ben saprà indossare i jeans, perché ne conosce i più reconditi significati e non perché si è fatto condizionare da una pubblicità su una rivista patinata. Cavallerescamente. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 19-10-2006 Cod. di rif: 2636 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Abiti da lavoro. Commenti: Stimato Gran Maestro, egregi Cavalieri, è vero, il mondo imprenditoriale sembra aver dimenticato la giacca in un angolo del proprio guardaroba. Mi riferisco alla piccola impresa, tipica dell'Emila Romagna, spesso caratterizzata dalla volontà di una persona di affrancarsi da uno stadio di "sudditanza" per costruire qualcosa di proprio. Tuttavia, anche nelle imprese più grandi, chi lavora a stretto contatto con la produzione, pur occupando ruoli di una certa importanza, preferisce indossare capi assolutamente privi di formalità. Mi pare di riscontrare la volontà di mantenere un forte legame con il lavoro manuale, quasi provando disagio ad occupare una funzione direttiva. In termini del tutto generici, credo che si possa far risalire questa etica del lavoro al duro lavoro nei campi, così diffuso in Emilia fino a pochi decenni fa. Sembra quasi che il mondo agricolo si sia spostato, con tutto il suo carico di valori, all'interno delle mura di una fabbrica. Ecco, quindi, che gli abiti formali sembrano fuori luogo. Se ben ricordo, le prime generazioni di piccoli imprenditori spesso indossavano i capi ed i tessuti tipici della campagna. Oggi, anche un tweed sembra di troppo. Cavallerescamente. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 26-06-2007 Cod. di rif: 3241 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Dinamicità del classico Commenti: Egregio Rettore De Paz, non credo che si possa definire il classico come qualcosa di immutabile. Il classico è sì fuori dal tempo, ma è anche in grado di adeguarsi alle necessità della società che lo elabora. Esso affonda le proprie radici nella tradizione per poi proiettarsi nel futuro: non è forse così anche per l'arte e l'architettura? Anche nelle opere moderne possiamo talvolta riconoscere il classico, se non nelle proporzioni, nello spirito che ha animato una certa opera. Rintracciando questo spirito, possiamo elaborare nuove forme riconducibili al classico. Nel campo che qui interessa, l'abbigliamento è sempre stato influenzato dalla società di riferimento: dalla fine del '700, la società alto borghese ha sentito la necessità di elaborare un proprio stile, mutatosi sino alla fine degli anni 60 del Novecento, quando la grande borghesia ha conosciuto la definitiva consacrazione di nuovi gruppi sociali (in proposito, si veda la rassegna del GM intitolata "Grida dal Giurassico"). L'abbigliamento classico continua a vestire chi è ancora espressione di un certo mondo. Per elaborare un nuovo codice dovremmo quindi prima capire come è vissuto il classico dall'attuale società borghese. Se ancora prendiamo diretta ispirazione dagli anni '30-'60, forse è perché ancora ci riconosciamo in quel mondo, spesso adottandone codici di abbigliamento che riteniamo ancora insuperati. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 07-11-2007 Cod. di rif: 3582 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Abbigliamento in USA Commenti: Egregio sig. Caprari, mi sembra difficile esprimere un giudizio sereno sulla società americana degli anni '30. Essa, infatti, appariva (ed appare tutt'ora) molto complessa, essendo caratterizzata da forti differenze sociali e culturali: la crisi del 1929, l'immigrazione europea, gli intelletuali che trovavano rifugio negli USA scappando dalla Germania nazista, la forte industria cinematografica ecc. ecc. stavano forgiando una società molto differenziata al proprio interno ma anche vogliosa di mostrare al mondo intero la propria potenza. In tale contesto, una parte della migliore "alta soietà" guardava ancora all'Europa per quanto riguadava il "buon gusto"; altri, invece, desiderosi di mostrare il proprio status, esasperavano certi contenuti, per sfociare, negli anni '40, nel "bold look". Esquire ed Apparel Arts si rivolgevano a chi era in grado di apprezzare uno stile più sobrio ma, non per questo, meno sofisticato. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 03-06-2008 Cod. di rif: 3819 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Sette pieghe. Commenti: Caro cav. Villa, devi sempre ricordarti che Enza Truglio chiama "quattro pieghe" quella che normalmente è detta "sette pieghe". Per la titolare di Cometa, la vera cravatta "sette pieghe" dovrebbe essere quella che altri chiamano "nove" o "undici pieghe". In ogni caso, Cometa realizza una buona cravatta, sfoderata e senza interni come si conviene ad un modello ricco di tessuto. Cavallerescamente. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 12-09-2008 Cod. di rif: 3887 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Ancora sul codice rosso. Commenti: Egregi Gran Maestro e cav. Villa, di questa usanza ne parla anche Maurizio Naldini nel suo "Uomini e moda" (Baldini Castoldi Dalai editore, 2005), una sorta di lunga intervista a Giuliano Angeli. A pag. 169, infatti, si legge: LA VELA Le condizioni particolarmente difficili in cui si può svolgere una regata invernale comportano, per il velista, la necessità di proteggersi. Protezione dal vento, dal freddo e dall'acqua salmastra. E' ciò che che gli amanti della vela richiedono alla propria attrezzatura. Quindi, tessuti resistenti e caldi ma allo stesso tempo che lascino ampia libertà di movimento. D'estate, invece, le condizioni meteorologiche più miti hanno dato origine a un look sportivo, comunque di carattere marinaresco, in cui la fa da padrone l'accostamento del bianco e del blu. Un abbigliamento tecnico ma perfettamente indossabile anche in contesti diversi da quello della regata. Giacca impermeabile, blazer blu, indossato con la bella stagione, pullover Guernsey, dal nome dell'isola inglese sulla Manica, e pantalone di cotone di qualsiasi colore tranne il rosso. Il rosso è concesso solo ai velisti che hanno compiuto una traversata dell'Atlantico. ... Ho l'impressione che esista da qualche parte una simile usanza, ma che non sia globalmente accettata. Cavallereschi saluti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 24-03-2009 Cod. di rif: 4006 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Shetland tweed? Commenti: Stimato Gran Maestro, illuminato Rettore, nobili cavalieri, il mondo dei tessuti è vasto ed ancora poco conosciuto, soprattutto da chi, come me, solo negli ultimi anni ha deciso di esplorarlo. Orbene, qualcuno parla di Shetland Tweed: possiamo accettare questa espressione? Possiamo classificare questo bel tessuto nella famiglia dei Tweed? In effetti, ricorda molto l'Harris... Cavallerescamente. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 07-07-2009 Cod. di rif: 4114 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Eleganza e quantità Commenti: L'ottimo sig. Caprari ci ricorda che il termine "eleganza" deriva dal latino "eligere", "scegliere". Che cosa? Scegliere ciò che meglio ci rappresenta e, al contempo, meglio si adatta alla situazione. Rappresentazione di sè ed adeguatezza sono le due componenti fondamentali di un buon vestire. Per fare ciò sono necessarie conoscenza ed esperienza: per rappresentare sè stessi è necessario conoscersi; per essere adeguati si devono conoscere le regole. Quanto esposto implica una decisa e severa forza selezionatrice: acquistare un numero pressoché infinito di abiti non ci rende eleganti; forse dei collezionisti ma non necessariamente degli uomini eleganti. Oltre alla moda, stiamo quindi lontani dall'accumulo inutile di abiti inutili. Cavallerescamente. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 25-01-2010 Cod. di rif: 4250 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Mendicini Commenti: Egregio sig. Tedoldi, il libro di Mendicini è un manuale sull'abbigliamento classico maschile. E' diviso in capitoli, ciascuno dedicato ad un capo (la giacca, la camicia, il cappotto ecc.) di cui è fornito un cenno storico e qualche nozione di carattere generale. Vi è anche una buona sezione fotografica dedicata ai tessuti ed un dizionario finale. In definitiva, si tratta di un'opera abbastanza completa, utile soprattutto a chi è del tutto digiuno di abbigliamento classico. Ogni tanto, al Mendicini scappa qualche "dogma" di troppo (cosa comune a tutti i libri di genere, peraltro), ma nel complesso il testo appare equlibrato. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 07-04-2011 Cod. di rif: 4477 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: White dinner jacket. Commenti: Stimato cav. Villa, pur senza le competenze che questo luogo di studio richiederebbe, mi permetto di entrare nella sua conversazione con il prof. Pugliatti. A mio modesto avviso, e richiamandomi ad un pensiero esposto già da tempo dal Gran Maestro, la camicia azzurra richiama il cielo, più che il mare. Questo è blu, quasi nero di notte, spesso solcato dagli ampi riflessi argentati della luna. Non vedo quindi tanto grandi relazioni con gli azzurri tenui ma luminosi di certe camicie diurne quanto con i bianchi, gli argento, i neri ed i blu scuri, insomma, i tipici colori delle dinner jacket (anche in riva al mare). Infine, una considerazione sui figurini di Esquire ed Apparel Arts: semplicemente, sono fantastici ma non vanno presi alla lettera, soprattutto quando sono ambientati in città americane. Anche se pubblicati durante l'età dell'oro dell'abbigliamento classico, non tutte le proposte degli anni trenta sono poi state accettate a livello internazionale e negli anni seguenti (si vedano, ad esempio, certe espadrillas con allacciature sino alla caviglia...). Scusandomi per un certo purismo, saluto cavallerescamente lei e tutti coloro cha hanno letto queste mie note. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 15-09-2011 Cod. di rif: 4524 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Smoking Commenti: Illustre Gran Maestro, egregio cav. Villa, nobili visitatori, pare prprio che lo smooking abbia diverese "anime": certamente, non un capo d'abbigliamento immutabile e rigido come qualcuno lo vuol fare apparire. Già le sue origini, così dibattutte tra americani ed inglesi, la dicono lunga sulla sua fisionomia. Chi, infatti, fa derivare lo smoking dal frack, lo vede come un vero e proprio abito "da società", per occasioni pubbliche di un certo impegno, dove, cioè, è richiesta una immagine forte, fisica, da leader. Altri, invece, fanno derivare la dinner jacket dalla smoking jacket: in questo caso, i baveri sciallati conferiscono un'immagine più intima, da festa privata, forse meno formale. A questa prima distinzione (baveri a lancia vs baveri a scialle) si aggiunge quella tra smoking ad un petto e smoking a doppio petto. Pare che quest'ultima solizione sia stata adottata principalmente dagli americani negli anni 30, forse per replicare le loro amate giacche da giorno, di fatto conferendo allo smoking un'impostazione meno impegnativa, grazie alla mancanza (almeno alla vista) del gilet e ad una pronunciata curvatura dei baveri. Sui famosi figurini di Esquire/Apparel Arts non si trovano dinner jacket doppio petto a sei bottoni: quando si è cominciato ad adottare questa foggia? Detto tutto ciò, sto facendo realizzare uno smoking di barathea nera doppio petto a quattro bottoni allacciabili solo alla coppia inferiore e baveri a lancia: si tratta effettivamente di una foggia riconducibile a quella denominata "Kent" oppure segue strade diverse? Infine, una domanda sulla seta. Si è già detto che deve essere in armonia con la lucentezza del tessuto ma trovo la scelta tra raso e canneté molto difficile: cosa scegliere per una barathea? Cavallerescamente. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 28-11-2012 Cod. di rif: 4672 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Ulster Commenti: Eccellente Gran Maestro, Magnifico Rettore, nobili cavalieri, vorrei tornare sull'argomento "ulster" per affrontare un paio di questioni, forse di secondo piano ma che possono in ogni caso soddidfare la curiosità mia e di qualcun altro. Elenco brevemente quanto detto sino ad ora sull'ulster (si veda gessi n. 1515 e seguenti): - cappotto doppio petto e doppio uso; - maniche a giro (non raglan); - paramani; - tasche a "bustina" (cioè applicate e con pattina); - schiena con fonda abbottonata nella parte finale; - martingala con bottoni; - il tutto sfoderato o a mezza fodera. La prima domanda che vorrei porre riguarda il numero di bottoni. L'ulster presenta usualmente una allacciatura 3x6; tuttavia, il doppio uso implica la possibilità di chiudere completamente il cappotto serrando i baveri grazie ad un'ulteriore coppia di bottoni: quest'ultima deve essere allineata alle principali, oppure, rimanendo usulamente nascosta alla vista, segue logiche diverese? L'altre questione, invece, riguarda la martingala: perché è sbottonabile? E' possibile rintracciare una origine storica per questa soluzione? Ad esempio, può essere che la funzione primaria dei bottoni risieda in una sorta di regolazione ed adttamento della martingala? Il fascino di questo cappotto è così grande che le curiosità nascono di continuo... Cavallereschi saluti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 20-12-2012 Cod. di rif: 4688 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Al cav. Nocera. Commenti: Illustre cav. Nocera, la ringrazio per la sequenza di immagini dedicate a Leslie Howard ed al "single end bow tie". In effetti, avendole chiesto chiarimenti su questo tipo di papillon, prontamente ha esaudito i mei desideri. Circa Leslie Howard, mi permetto di segnalare il Polo Coat del Taccuino n. 6047 e 6048, davvero notevole per lo spirito che lo anima: mi riferisco tanto alle proporzioni quanto a quell'aria di vissuto (o meglio, di vita) che dovrebbe caratterizzare ogni cappotto caldo (per usare l'espressione del nostro Gran Maestro)che si rispetti. Cavallereschi saluti. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 20-12-2012 Cod. di rif: 4689 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Ulster - Al Gran Maestro. Commenti: Stimato Gran Mestro, la sua disamina dell'Ulster è stata molto gradita, poiché ha chiarito molte cose. Vorrei sottolineare la necessità di ricercare lo spirito dei capi, al di là delle regole base: l'Ulster (ed i cappotti in generale), in qualche modo, richiede una sorta di interpretazione di un canone consolidato. Cavallerescamente. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Andrea Rizzoli Data: 21-02-2014 Cod. di rif: 4834 E-mail: andrea.rizzoli@nuovaitalmatic.it Oggetto: Homespun Commenti: Illustri cavalieri, il sito "Vintage Fashion Guild" riporta la seguente definizione di Homespun: "So called because it was originally handwoven from hand-spun wool yarns, homespun is a loose, plain weave fabric characterized by uneven, coarse yarns. In spirit it is much like tweed, and is sometimes sold as tweed, but technically it is a plain weave (while tweed is usually a twill weave)" (http://vintagefashionguild.org/fabric-resource/homespun/). Quindi, se tale definizione fosse corretta, l'Homespun Tweed di cui si sta trattando sarebbe una sorta di tela cardata, dall'aspetto rustico e simile ad un Donegal ma privo dei "bottoni" colorati. Sarebbe in effetti opportuna una ulteriore specificazione da parte di esperti di tessuti. Cavallerescamente. Andrea Rizzoli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- |
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