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Nome: Francesco Pellicciari
Data: 06-08-2009
Cod. di rif: 4152
E-mail: fpellicciari@inwind.it
Oggetto: Storia della scarpa Norvegese rif. appunti del Gran Maestro
Commenti:
Riporto una traduzione amatoriale (eseguita da me, dunque grossolana nel riferimento ad alcuni termini tecnici verso la fine) che illustra le origini della fortuna dello stile norvegese, come riportato nel sito della casa di artigiani J. P. M H Y R E.
Il testo originale è pubblicato in http://www.bespoke-shoes.com/ alla voce THE FIRM/SIGN OF THE TIMES.
Mi pare che il contenuto sia coerente con, ed aggiunga qualcosa a quanto indicato dall'Esimio Gran Maestro, anche se non proprio circoscritto alla Derby (In un'ulteriore parte non tradotta c'è un riferimento al mocassino).

"Oltre cento anni fa la gente ad Aurland fabbricava e indossava delle scarpe chiamate “Teser” o “Snaukoppar”. Le Teser erano normalmente usate all’interno; all’esterno solo quando il tempo lo permetteva. Quel tipo di scarpa è stato in uso fino all’inizio del ‘900. Le Teser erano all’origine della scarpa “Aurland” (Aurlandsskoen), che in un ulteriore stadio di sviluppo è divenuta infine la Weejun .

Alla fine del 1800 Aurland era una destinazione privilegiata per i pescatori sportivi. Si trattava innazitutto di ufficiali e Lord inglesi che visitavano la bella Valle di Aurland, situata nel Sognefjorden. I pescatori inglesi, chiamati in zona i Lords of Salmon, spesso portavano con sé ad Aurland tutte le loro famiglie. In quel tempo, due calzolai locali chiamati Vejoern S. Vangen ed Andreas S. Vangen iniziarono a prendere ordini per scarpe fatte a mano. I due calzolai locali erano alquanto affaccendati nel fare scarpe per i pescatori inglesi e le loro famiglie. Nils Tveranger fu il primo ad avviare la produzione dello stile di scarpa che oggi chiamiamo Aurladskoen. Egli arrivò nella valle nel 1894 e iniziò a sviluppare la scarpa nel 1908. Quello stesso anno ottenne il brevetto per quello stile. Dopo un lungo e difficile avvio la scarpa arrivò sul mercato e fu ben accolta. Tveranger continuò la produzione della scarpa nella sua casa, cosa che richiese l’apporto lavorativo di altri artigiani come Gustav Nesboe e Kristian Ohnstad.

Aurland aveva ora una piccola industria, che si dimostrò cruciale per la comunità locale – e per il mondo da un certo punto di vista! Lo stile finale della scarpa fu creato negli anni ’20. Fu allora che i maestri calzolai iniziarono a tirare la tomaia dal fondo della forma (last) su verso l’alto. Un pezzo di pelle era fatto combaciare, tagliato a misura e cucito a mano. Questa parte della scarpa fu chiamata localmente “Bjore”, che in seguito divenne l’espressione universalmente nota “Norvegese”, e che si riconosce dal pezzo [di pelle] cucito a mano sulla parte frontale del piede e sull’alluce. L’Aurladskoen stava per divenire molto conosciuta all’estero e i pescatori inglesi furono i pontefici, per così dire. La scarpa fu un grande successo, in parte perché già nel 1888 fu ospitata alla Esposizione mondiale di Chicago e più tardi a Parigi. Ad una esposizione in Bergen nel 19010 la scarpa vinse il 1° premio.

Negli USA la scarpa ricevette il vezzeggiativo di “Weejuns”, che ne conferma sia la storia che l’origine. Dopo la Seconda Guerra mondiale la produzione aumento negli anni ’50 e raggiunse il picco nella metà dei ’60. A quel tempo c’erano 90 persone impiegate in dodici differenti botteghe in Vangen e due a Flåm."

Cordiali, deferenti Saluti
Francesco Pellicciari

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Nome: Francesco Pellicciari
Data: 28-09-2010
Cod. di rif: 4415
E-mail: fpellicciari@inwind.it
Oggetto: rif. Appunto 5381 del G.M.
Commenti:
Il sapiente Gran Maestro dice che la Zegna nulla ha da nascondere, e, come al solito, ha ragione.

In effetti alcune informazioni di cui si rileva la mancanza sono già contenute nella scheda tecnica.Il titolo del filato dovrebbe essere un super 170, dacché la casa dichiara il tessuto essere "4 harness 15 milmil milled suit": nella personale, nonché forse più chiara, modalità di indicazione della finezza delle lane lavorate la EZ ricorre alla dizione MILMIL, che equivale al micron. Il crine di lana impiegata dovrebbe dunque avere uno spessore medio di 15 micron.

Il riferimento al "4 harness" dovrebbe significare che il telaio ha quattro licci, per aprire il passo alla trama tra i fili di catena.

Quel poco che so, se può essere utile.
Devotamente,
Francesco Pellicciari

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