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Nome: Giuseppe Spadaro
Data: 04-07-2007
Cod. di rif: 3253
E-mail: g.spadaro1@inwind.it
Oggetto: Errata corrige
Commenti:
Illustre Gran Maestro,
per un malaugurato errore, dal testo dell'intervento precendente (rif. 3252) è saltata la prima riga contenente l'intestazione del messaggio, che comunque deve intendersi rivolto anzitutto a Lei.
Le porgo le mie più vive scuse per l'incidente occorso.
Giuseppe Spadaro

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Nome: Giuseppe Spadaro
Data: 04-07-2007
Cod. di rif: 3252
E-mail: g.spadaro1@inwind.it
Oggetto: Right and Wrong
Commenti:
Mi permetto di prendere a prestito per questo mio primo intervento al Castello, di cui sono da tempo attento e silenzioso frequentatore, il titolo della rubrica di Esquire, recentemente rievocata con la solita finezza dal sig. Pugliatti nei Taccuini. Spero che Lei e gli altri Cavalieri vorranno scusarmi se il tono di questa riflessione di esordio è più amaro di quanto avrei desiderato.
Il fatto è che alcune recenti circostanze mi lasciano pensare. Riferisco subito l’ultima e forse meno rilevante: si è letto sui quotidiani di ieri di un accordo raggiunto con i lavoratori in una grandissima impresa italiana per bandire (ripeto: bandire) da tutti uffici la tenuta maschile formale. Scopo di questa strage di giacche e di cravatte sarebbe quello di consentire un utilizzo più contenuto della climatizzazione estiva, con conseguente risparmio energetico (verrebbe allora da chiedersi se i medesimi lavoratori che hanno approvato entusiasticamente l’intesa accetterebbero di buon grado un accordo che, al medesimo fine di economizzazione energetica, li obbligasse ad esibire in ufficio, nella stagione fredda, un soprabito di buon taglio...).
Negli ultimi tempi, poi, molto si è discusso del rilancio della più importante impresa manifatturiera nazionale. Ebbene, tale rilancio ha come indiscusso artefice un dirigente che sprezza ostentatamente la tenuta formale e si fa vanto di apparire in ogni occasione possibile senza indossare la giacca. Nel frattempo, molto si parla – anche sotto il profilo dello stile – degli ultimi esponenti della Famiglia che ha fondato quell’azienda ed ad essa ha legato le proprie sorti (e, per certi tratti, anche quelle del Paese): tuttavia, mentre le opinioni sull’effettivo interesse di un’attenta osservazione stilistica dei personaggi in questione divergono anche profondamente (personalmente sono convinto, ad esempio, che i tesori di sapienza che, specie in questo Castello, sono stati profusi nell’analisi della figura di Lapo E. avrebbero meritato altro e più fecondo impiego), un punto è sicuro per tutti gli osservatori di cose di industria: l’assoluta irrilevanza del contributo di questi personaggi ai fini della costruzione delle strategie aziendali.
Questi esempi mi inquietano profondamente. Alla base dell’interesse per l’eleganza e dell’amore per il classico sta, per quanto sommessamente mi riguarda, una convinzione (o un’illusione?) antica: la persuasione della piena coincidenza fra etica ed estetica e della superiorità dell’ideale di serena armonia del classico. A differenti livelli, e con intensità diversa, le circostanze cui ho fatto riferimento sembrano mettere in discussione proprio questa, per me centrale, convinzione.
Vi è, credo, motivo per attentamente meditare (non certo – lo dico a scanso di equivoci – per coltivare atteggiamenti di rinuncia, che avrebbero il sapore dell’abiura).
Sarei lieto di raccogliere sul punto un parere Suo e degli altri valenti Cavalieri.
Saluti cordialissimi,
Giuseppe Spadaro


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Nome: Giuseppe Spadaro
Data: 25-09-2007
Cod. di rif: 3553
E-mail: g.spadaro1@inwind.it
Oggetto: Soprabito impermeabile
Commenti:
Illustre Gran Maestro,
la singolare consonanza con le riflessioni da Lei esposte nel Taccuino n. 3563 a proposito di Teoria del cappotto (e, direi, con il "mood" riflessivo che aleggia nel Suo Appunto) mi incoraggia a proporLe - scusandomi in anticipo per la banalità della questione - una domanda di ordine pratico.
Con l'avvicinarsi dell'autunno sento il bisogno di provvedermi di un impermeabile che sostituisca il precedente, acquistato in anni di poco commendevole trascuratezza riguardo ai temi del vestire ed ormai giunto al termine del suo servizio.
Per questo acquisto, ho assunto la decisione di rivolgermi al "pronto". Devo infatti confessare che - impegnato come sono nel muovere i primi passi nella costruzione del mio guardaroba sartoriale - non mi sento ancora in grado di gestire con la dovuta consapevolezza una materia del tutto nuova come la costruzione di un impermeabile su misura. Se la bontà di un capo è fatta anche dal cliente e non solo dall'artigiano che lo realizza, in questo caso credo più saggio rinviare, ripiegando su un prodotto di confezione.
Anche l'attuazione di questa decisione pone però i suoi dubbi. Anzitutto: quale modello scegliere? E poi: a quale Casa rivolgermi?
Quanto a quest'ultimo interrogativo, qualcosa nel mio istinto mi dice di evitare i "soliti" Burberry ed Aquascutum: non metto in dubbio (ho già detto di non essere un competente del settore) la qualità dei relativi prodotti, ma la loro imbarazzante diffusione mi trattiene dallo sceglierli. Non so perché, infatti, ma ogni volta che l'uso di un certo marchio si generalizza mi riesce molto difficile seguire la tendenza (sarebbe come ritrovarsi a leggere il best seller del momento: come non pensare di avere sbagliato qualcosa nella scelta!).
Anche su questo punto, tuttavia, una volta esposto il mio pensiero, non posso che rimettermi a Lei: sarebbe ben strano, infatti, dopo aver invocato il Suo alto consiglio, mettermi anche a dare le risposte che ho già riconosciuto di non saper dare.
Grato per l'attenzione che vorrà dedicarmi, La saluto con viva cordialità.
Giuseppe Spadaro

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Nome: Giuseppe Spadaro
Data: 28-09-2007
Cod. di rif: 3556
E-mail: g.spadaro1@inwind.it
Oggetto: Ringraziamento
Commenti:
Illustre Gran Maestro,
ringrazio, doverosamente, per i preziosi suggerimenti e per la nota di riflessione aggiunta dal Cavaliere Villa.
Con l'aiuto della luce amica di un faro, la navigazione si fa meno perigliosa.
Cordiali saluti,
Giuseppe Spadaro


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Nome: Giuseppe Spadaro
Data: 23-03-2009
Cod. di rif: 4004
E-mail: g.spadaro1@inwind.it
Oggetto: Gesso n. 4000 e Taccuini collegati (Una -minima- proposta op
Commenti:
Illustre Gran Maestro,
in coda alla Sua colta ed approfondita panoramica sull'affascinante mondo dei tweed, Lei (Tacc. 4362) esprimeva il Suo disappunto per il fatto di non poter mettere a disposizione dei Cavalieri immagini con una migliore risoluzione grafica ad illustrazione dei nobili tessuti da Lei così acutamente indagati.
Non sono un tecnico della materia, ma sono abbastanza sicuro che esistano dei siti che mettono a disposizione (anche gratuitamente) una sorta di hard disk "virtuale", vale a dire uno spazio di memoria in cui è possibile conservare grandi quantità di dati ed eventualmente condividerli con altri internauti.
In spirito, se si vuole, altruistico (da semplice Simpatizzante, non mi onoro infatti della qualifica di Cavaliere), mi è venuto in mente che potrebbe rivelarsi utile agli scopi di ricerca dell'Ordine acquisire la disponibiltà di uno di questi spazi, rendendolo accessibile tramite password a tutti Cavalieri.
Vorrà perdonarmi se ho invaso ambiti di competenza non miei e gradire, insieme alla graditudine per la Sua opera preziosa, i miei migliori saluti.
Giuseppe Spadaro

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Nome: Giuseppe Spadaro
Data: 13-05-2009
Cod. di rif: 4057
E-mail: g.spadaro1@inwind.it
Oggetto: Collar pins - al Sig. M. Mocchia di Coggiola
Commenti:
Illustre Signor di Coggiola,
da semplice visitatore del Castello, sono comunque sensibile all'esigenza che questo Luogo, destinato alla ricerca, non sia inutilmente affollato da sterili convenevoli.
Tuttavia, non posso esimermi dal manifestarLe pubblicamente la mia gratitudine per le tanto puntuali note da Lei vergate sui Taccuini in risposta ai miei incerti quesiti.
Cordialità,
GS

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Nome: Giuseppe Spadaro
Data: 29-05-2009
Cod. di rif: 4075
E-mail: g.spadaro1@inwind.it
Oggetto: Ministri e cravatte - Rif. gesso n. 4071
Commenti:
Egregio Cavalier Borrello,
mi permetto di interloquire con Lei sul tema delle recenti esternazioni dell’attuale Ministro della funzione pubblica in merito alla tenuta che dovrebbe essere costantemente adottata dai pubblici dipendenti.
Si tratta di affermazioni che – valutate in astratto, con riferimento ad un ipotetico mondo ideale - potrebbero forse meritare adesione.
(Scrivo “potrebbero”, giacché in vero non si può ignorare che l’intento che scopertamente ispira questa come altre prese di posizione del Ministro è quello di segnare un ulteriore punto nel suo personalissimo rodeo contro una categoria sociale il cui prestigio e la cui efficienza sono stati minati da decenni di gestione politica ispirata a finalità di bassa manovra elettorale e che oggi agli stessi fini viene cinicamente additata come capro espiatorio contro cui aizzare le plebi. Personalmente, trovo che accanirsi contro il debole sia segno di viltà. E alle manifestazioni di viltà credo non si possa indirizzare altro che un tassativo e inderogabile disprezzo.)
Valutate in concreto – e cioè con riferimento al mondo reale ed ai rapporti di forza in esso esistenti – le parole del Ministro mi appaiono sotto tutt’altra luce.
Il dimesso travet che porta in giro il suo abituccio d’ordinanza perché così gli è stato imposto dal Ministro-che-finalmente-le-dà-di-santa-ragione-agli-odiati-burocrati è un perdente (volendosi ispirare al lessico sempre controllato e “istituzionale” del Ministro, si potrebbe dire “uno sfigato”). Giacca e cravatta indossate per timore del ministeriale castigo da un remissivo “impiegato di concetto” costituiscono segno esteriore della sua sottomissione e della sua irrilevanza sociale. I vincenti sono altri. Caracollano trascinandosi con la grazia di un pitecantropo all’interno di caricaturali corazze doppiopetto color “monnezza” (elettivamente accostate ad un maglione in tinta, secondo un’estetica in voga fra i buttafuori di certi locali equivoci), così come fa, d’abitudine, l’attuale Presidente del Consiglio (si, proprio il Presidente del Ministro). Oppure sono capitani di industria così indaffarati a costruire combinazioni societarie da non riuscire a trovare il tempo, o la voglia, per cavarsi di dosso l’adorato, eterno maglione blu neppure in giugno.
No, in definitiva non credo che la sparata del Ministro abbia qualcosa a che spartire col modo di sentire di chi a tutt’oggi si prefigge il compito di testimoniare “la permanenza del classico”. Quelle parole mi sembrano anzi celare un subdolo attacco alle fondamenta stesse dell’edificio del classico, che da cifra espressiva di una civiltà basata sul rispetto e sulla reciproca tolleranza fra eguali viene degradato a “livrea”, a divisa obbligata da lacchè, a contrassegno forzato di coloro che non hanno saputo spingersi tanto in alto nella scala dei valori sociali da guadagnarsi il diritto di ostentare la propria libertà dal “giogo” di seta della cravatta.
Capisco l’ansia di trovare alleati nella battaglia a difesa del mondo di valori di cui il vestire classico è silenzioso messaggero. Ma credo che avviarsi a combattere marciando a fianco di simili infidi compagni d’arme significhi quasi certamente avviarsi verso la sconfitta. E temo che si tratterebbe di un ben meritato rovescio.
Con i saluti più cordiali,
Giuseppe Spadaro


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Nome: Giuseppe Spadaro
Data: 29-05-2009
Cod. di rif: 4081
E-mail: g.spadaro1@inwind.it
Oggetto: Ministri e cravatte. Una nota a margine.
Commenti:
Egregio Cavalier Borrello,
lungi da me l’idea di aprire una discussione di scienza dell’amministrazione. Semplicemente, quella era la fonte da Lei citata e quelli i pensieri che detta fonte mi ispirava. Pensieri – devo dire – non scalfiti dalla Sua cortese replica. Sono anch’io sensibile al richiamo al decoro. E tuttavia il richiamo non può andare disgiunto dall’esempio. E il decoro in sé stesso vuol dire poco se non sottende l’adesione ad un sistema di valori: non si possono confondere mera esteriorità ed estetica.
Sotto questi decisivi profili, ho trovato che la nota presente nello spartito eseguito pochi giorni or sono dal Ministro suonasse falsa. Una sparata, per l’appunto.
Un’ultima notazione: l’espressione “tartassati travet”, che Lei pone fra virgolette, non è mia e non può essermi imputata. Per i miei gusti, suona troppo allitterante e si pronuncia con fastidio.
Cordialità,
GS


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Nome: Giuseppe Spadaro
Data: 30-07-2009
Cod. di rif: 4136
E-mail: g.spadaro1@inwind.it
Oggetto: Pantalone bianco e giacca blu.
Commenti:
Gentili Cavalieri,
traggo indiretto spunto dalla bella immagine proposta dal valente Professor Pugliatti nel Taccuino n. 4794 per rivolgere a chi rispetto a me tanto più sa una domanda circa l'abbinamento fra pantalone bianco e giacca blu.
Quali le fogge ed i materiali da preferire se si volesse tentare personalmente l'esperimento? Quali le occasioni ed i momenti del giorno per un appropriato utilizzo?
Le mie limitate doti di esperienza ed immaginazione non mi sanno suggerire altro che un intuitivo rimando a contesti ed ambienti in qualche misura legati al mare ed alle attività nautiche (esemplarmente: un club nautico) ed una preferenza per la luce diurna. Mi sfugge qualcosa? Ed inoltre: sarebbe possibile declinare l'abbinamento in questione in versione giacca da cocktail, intesa quest'ultima nell'accezione limpidamente teorizzata dal G.M. nel Gesso n. 4111? Mi pare vi fosse una realizzazione del Cavalier Lucchetti (Taccuino n. 4655) - a me parsa senz'altro degna di nota - che andava in questa direzione.
Grato a quanti vorranno contribuire, porgo i miei migliori saluti.
Giuseppe Spadaro

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Nome: Giuseppe Spadaro
Data: 26-02-2010
Cod. di rif: 4286
E-mail: g.spadaro1@inwind.it
Oggetto:
Commenti:
Nelle sale del Castello si è sparso in questi giorni un insolito silenzio. Aggirarsi fra le stanze immerse nel silenzio mette di solito a disagio chi di una dimora è solo ospite, per quanto - sin qui - sempre ben accolto e con franca cortesia. Non così al Castello. Qui il silenzio invita a ripercorrere le sale e a contemplare i vasti depositi di saggezza (e anche le piccole, meravigliose Wunderkammer che una mano sapiente ha disposto qua e là per ingentilire, senza indebolirlo, il disegno del Castello).
Non è poco tutto questo. E forse il temporaneo sopirsi degli animati conversari aiuta anche a ricordarsene.
Un saluto ai Cavalieri.
Una parola di sincero apprezzamento al Gran Maestro, architetto ed artefice di queste venerate mura, ed al valoroso Rettore, fiero difensore dell'autentico spirito di questo luogo.
Giuseppe Spadaro

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Nome: Giuseppe Spadaro
Data: 13-08-2010
Cod. di rif: 4395
E-mail: g.spadaro1@inwind.it
Oggetto: Teoria Stagionale
Commenti:
Mi inserisco sommessamente nella discussione aperta dall'inarrivabile Gran Maestro con l'esposizione, al Gesso n. 4386, della Teoria Stagionale.
Credo che le osservazioni del GM avessero come obiettivo quello di sottolineare un dato, a me assai caro. L'idea dell'uomo classico germina da un ideale di armonia, e non di contrapposizione, con la natura. Per il fedele del classico, le variazioni stagionali del clima e della luce non costituiscono un ostacolo da superare, ma una preziosa occasione di esperienza, attiva e contemplativa. L'uomo classico - figlio in questo della Civiltà Classica, storicamente intesa - non desidera vincere o addirittura annientare la natura, ma al massimo governarla razionalmente, il che equivale a dire scoprire la chiave dell'armonia con essa.
Per questo, io credo, un tale uomo non teme di ammettere che, in estate, "avere qualcosa sopra la camicia si rende utile solo la sera e nemmeno sempre". Questo è un dato di fatto e non c'è nulla di male ad ammetterlo.
Il fatto che la scelta finale nostro elegans sia sovente diversa da quella di rimanere in maniche di camicia dipende da un'altra motivazione. L'uomo elegans fa un uso comunicativo dei codici vestimentari e, quindi, ricorre alla giacca ed alla cravatta come precisi strumenti di comunicazione in relazione ai diversi contesti, non solo ambientali ma anche sociali. Anche sotto la peggiore canicola, l'elegans si sottometterà (ma è questo il verbo giusto per quello che rimane prima di tutto un piacere?) ben volentieri alla disciplina della giacca, con ciò volendo di volta in volta silenziosamente comunicare, serietà, impegno, dignità, rispetto (per gli altri ma, come necessaria premessa a quest'ultimo sentimento, prima di tutto per se stesso) e via enumerando.
Porterà dunque la giacca l'elegans, senza negare la non stretta necessità di questo indumento, che non è un capo 'tecnico' da portare alla bisogna, né un vessillo da esibire (nei confronti di chi, poi?) come simbolo fine a se stesso, ma è un muto segnale dell'adesione a dei codici, estetici e sociali (nelle parole dense ed asciutte del GM, io credo che questo concetto corrisponda, grosso modo, alla constatazione secondo cui l'estate è quella stagione in cui si starebbe volentieri in maniche di camicia "a prescindere dal fatto che lo si faccia o meno").
Ho da poco riportato a casa dalle alte quote i miei scarponcini, i miei fustagni e i miei valluti; non il vecchio e caro bastone col puntale, sacrificato per una giusta causa, di cui non mette qui conto di parlare.
Nel corso degli ultimi decenni, il popolo delle montagne si è trasformato in un popolo di trekker. Camminare alle alte quote non è più un modo di rinnovare il secolare patto con la natura, ma è diventato una disciplina ginnica. I praticanti questo sport sono pieni di attrezzature e capi 'tecnici'. Essi però soffrono, perché inconsciamente desiderano una montagna che sia piana, a temperatura e vento controllati e costanti (sarebbe così facile decidere se metter su uno wind stopper o un rain stopper...), dove siano bandite le nuvole, disciplinati i pendii e resi impossibili i sudori.
L'uomo classico credo sia tale perché si tiene a distanza da questi deliri. E di fronte ad essi si limita normalmente a scrollare le spalle, di solito ben protette da un'amica giacca.
Con i migliori saluti,
Giuseppe Spadaro

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Nome: Giuseppe Spadaro
Data: 11-10-2010
Cod. di rif: 4420
E-mail: g.spadaro1@inwind.it
Oggetto: Tweed e fodere Taccuini 5388 e 5389
Commenti:
Illustre Gran Maestro,

giacché in questo momento al Castello si parla di tweed (ed ognuno può vedere come sia cosa buona e giusta), ne approfitto per porre un breve quesito, legato peraltro alle immagini da Lei recentemente allegate nel Taccuini cui fa riferimento questa mia.
Ambedue le foto, infatti, riproducono giacche sfodere. Personalmente - confortato anche da un Suo parere che mi pare andasse in questo senso, ma che una ricerca frettolosa non mi ha fatto ritrovare - ho sempre pensato che una fodera il più possibile raffinata, e direi persino, opulenta rappresentasse il giusto contraltare all'esteriore ispidezza dei tessuti con dichiarata vocazione da esterno. Ciò sia per - frivole? - ragioni di piacevolezza del contrasto, sia per un più serio motivo di fondo: che, cioè, un "cavaliere" (posso per un istante appropriarmi del termine?) - per quanto si misuri su terreni sempre diversi - rimane, al fondo, sempre se stesso, ciò che suggerisce l'opportunità che anche l'armatura riceva solo quei ritocchi che siano di volta in volta strettamente necessari per partecipare all'impegno che si intende onorare. Se, dunque, il richiamo di attività "esterne" e dinamiche mi spinge verso la fascinosa ruvidità del tweed, non ho però motivo di cambiare il mio contegno "interno" e posso continuare a lasciarmi blandire dalle sete (se ne ho l'abitudine). Sbaglio?
Con i migliori saluti,
Giuseppe Spadaro

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Nome: Giuseppe Spadaro
Data: 05-07-2013
Cod. di rif: 4764
E-mail: g.spadaro1@inwind.it
Oggetto: Una piccola nota lieta
Commenti:
Potenti Cavalieri,

se è consentito farlo, vorrei richiamare la Vostra vigile attenzione su un articolo di stampa (riporto l'indirizzo internet: http://www.ilgiornale.it/news/interni/933141.html ), che mi pare apra uno spiraglio di speranza sulla possibilità che certi gesti e certi linguaggi vengano ancora, se non praticati, quanto meno compresi. E, visti i tempi, non mi pare poco.

Con i migliori saluti,

Giuseppe Spadaro

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