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Nome: Marcello Zaccaro Data: 30-12-2004 Cod. di rif: 1855 E-mail: marcello340@interfree.it Oggetto: Calzature Commenti: Egregio Gran Maestro e Nobili Cavalieri, innanzitutto mi presento: sono Marcello Zaccaro e scrivo da Milano. Ho avuto modo di conoscere, e di apprezzare, questo sito in seguito ad una ricerca in internet sulle scarpe cucite a "Goodyear". Premetto che il mio interesse sulle tipologie costruttive delle calzature nasce dal fatto che, nel 2000, ho scoperto di avere il piede "cavo" e che questo ha determinato la "caduta" del metatarso. Il tecnico ortopedico di fiducia, oltre a farmi dei plantari "su misura", mi ha suggerito di calzare solo scarpe stringate, Oxford o Derby non importa, con suola tanto flessibile da consentire la naturale "rullata" del piede e con un tacco di altezza "netta" (detratto lo spessore della suola) di cm. 2,5 o 3. Le scarpe che possedevo e, in parte, tuttora possiedo, sono, nella migliore delle ipotesi, cucite a Blake (si scrive così?) e, nella peggiore, con la suola incollata. Così ho acquistato una francesina, con la punta tagliata e color cognac, cucita a "Goodyear" (della Row For, che non mi sembra un marchio noto) e nella quale mi trovo a mio agio. Poi, per le giornate di pioggia, ho acquistato una Derby liscia, marrone medio, con la suola in cuoio doppia cucita a "Goodyear"(della Florsheim, marchio americano forse più noto). A parte il fatto che esisteva solo nella calzata "EEE", mi hanno assicurato che la suola doppia sarebbe diventata più flessibile con l'uso. Ora è qualche mese che le indosso, ma la suola non è così flessibile da favorire la naturale "rullata" del piede che, per di più, "naviga" nella scarpa, soprattutto nella parte posteriore ed al collo. Faccio appello alla scienza ed esperienza del Gran Maestro, o di chiunque abbia problemi analoghi ai miei, per chiedere consiglio in merito a tipologia costruttiva (cucitura "a guardolo" o a "Goodyear"?), marca (mi hanno detto che le scarpe americane hanno la suola più flessibile di quelle inglesi) e modello delle calzature più adatte alle mie esigenze, soprattutto per le giornate di pioggia (Dainite, vibram o che altro?). Nel ringraziare per qualunque contributo alla soluzione del problema, colgo l'occasione per augurare a tutti un sereno e proficuo Anno Nuovo. Marcello Zaccaro ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Marcello Zaccaro Data: 10-01-2005 Cod. di rif: 1862 E-mail: marcello340@interfree.it Oggetto: Calzature Commenti: Egregio Gran Maestro, intanto vorrei ringraziarLa, insieme al Maestro Peron (che contatterò quanto prima), per avermi chiarito le idee. Dal momento che la soluzione "su misura" suggerita sembra essere la migliore per me, e non disponendo di risorse infinite, faccio appello alla Sua scienza ed esperienza per fugare alcuni dubbi sulla programmazione di una "dotazione" di base. Premesso che sarebbe meglio non indossare lo stesso paio di scarpe per due giorni di seguito e che, in caso si bagnino, sarebbe meglio attendere almeno 48 ore (per esperienza personale ritengo preferibile attendere almeno 72 ore) prima di indossarle, se, nel fine settimana o in viaggio, si indossa due giorni di seguito lo stesso paio di scarpe, si corre il rischio di pregiudicarne o diminuirne la durata? La stessa precauzione è consigliabile anche per le scarpe con il fondo in gomma? Per le (rare) occasioni formali credo di non poter fare a meno di un paio di Oxford nere con la punta tagliata. Le domando: sarebbe fuori luogo, o si correrebbe il rischio di sembrare over-dressed, indossarle per andare in ufficio, sia pure con un abito completo? Ci sono alcuni tipi di pellame, come il cordovano o il suede, che mi sembrano esteticamente più indicati ad accompagnarsi a tessuti invernali o, quanto meno, di un certo peso: sarebbe improprio un utilizzo con abiti in tessuti estivi o pantaloni leggeri? Anche le tipologie full brogue, demi brogue o, comunque, con i "buchetti", mi sembrano esteticamente più indicate ad accompagnarsi a tessuti invernali piuttosto sportivi: sarebbe un errore di "linguaggio" utilizzarle, in città, con abiti in tessuti estivi? Chiedo scusa per la banalità dei miei dubbi ma, di fronte alla scelta di calzare "su misura", ogni errore comporta perdite significative. RingraziandoLa per l'attenzione a me dedicata, Le invio cordiali saluti. Marcello Zaccaro ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Marcello Zaccaro Data: 14-02-2005 Cod. di rif: 1896 E-mail: marcello340@interfree.it Oggetto: Laboratorio del 9 Febbraio 2005. Commenti: Egregio Gran Maestro ed egregio Rettore, vorrei esprimerVi la mia gratitudine per l'esperienza vissuta, insieme all'ospitalità offerta, in occasione del Laboratorio ultimo scorso. Il Maestro Pirozzi ha fornito un primo esempio illuminante di quello che dovrebbe essere un capo di sartoria. Ma acora più potente è stato l'esempio di tutti coloro che sono intervenuti: infatti un conto è leggere i contributi di ognuno sulla Lavagna, sia pure con l'ausilio iconografico del Taccuino, altro è vedere, come sul set cinematografico di un film d'antan, una tale concentrazione di eleganza al di fuori della moda. Il che mi da la percezione prospettica di quanta strada devo ancora percorrere per giungere ad una soddisfazione meno immediata e più duratura. Grazie di cuore per lo sforzo che state compiendo. Spero, prima o poi, di riuscire a portare anche un minimo contributo. Vostro affezionato visitatore Marcello Zaccaro ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Marcello Zaccaro Data: 16-05-2005 Cod. di rif: 1970 E-mail: marcello340@interfree.it Oggetto: Triplo ritorto. Commenti: Egregio Gran Maestro, La ringrazio per il benvenuto ed inizio il mio "percorso" con una domanda: mi è capitato di vedere, recentemente, delle camicie in cotone "triplo ritorto". A dire il vero, mi ero fatto il convincimento che i tessuti in cotone potessero essere ritorti nel senso dell'ordito (ritorto), ovvero nel senso dell'ordito e della trama (doppio ritorto). Vedendo, però, un tessuto di cotone "triplo ritorto", sono stato costretto a prendere in considerazione l'ipotesi che il "doppio ritorto" sia un tessuto di cotone ritorto a due capi, ed il "triplo ritorto" sia un tessuto di cotone ritorto a tre capi, mentre il ritorto "semplice" potrebbe essere un tessuto di cotone ad un capo solo, ovviamente ritorto. Al di là dei bisticci di parole, potrebbe sgombrare il campo da una certa mia confusione in proposito e, magari, pronunciarsi sulla qualità di un simile tessuto? In attesa di un suo magistrale chiarimento, Le invio cavallereschi saluti. Marcello Zaccaro ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Marcello Zaccaro Data: 18-05-2005 Cod. di rif: 1974 E-mail: marcello340@interfree.it Oggetto: Triplo ritorto. Commenti: Egregio Gran Maestro, vorrei ringraziarLa, insieme al Rettore De Paz ed al Signor Colombo, per la chiarezza ispirata. Non dubiti che approfitterò della prima occasione per conoscere il Signor Colombo, la Ditta Crovetto e, certo non guasterà, toccare con mano le differenze. Una volta apprezzate le differenze, però, è difficile farne a meno e, quindi, auguro lunga vita commerciale alle Ditte Crovetto, De Paz, Peron ed a tutte le altre che avrò modo di conoscere. Cavallereschi saluti. Marcello Zaccaro ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Marcello Zaccaro Data: 01-08-2005 Cod. di rif: 2065 E-mail: marcello340@interfree.it Oggetto: Gentiluomo in montagna e/campagna. Commenti: Egregio Gran Maestro, reduce dalle ferie, in una Milano dalla temperatura in discesa (forse...), avrei un quesito da porLe: come veste il gentiluomo in montagna e/o campagna? La domanda è generica, così come le mie idee al riguardo, per cui cercherò di circoscriverne i confini. Premesso che sono un po' orso e, quindi, le mie "occasioni mondane" sono limitate ad accompagnare mia figlia ai giardinetti di giorno ed all'arena la sera, i miei dubbi sono: il lino è compatibile con la montagna (altitudine 900 m. circa)? La sera, quando rinfresca, è meglio un pull-over di cotone o lana, oppure si può osare un giubbotto da golf (splendido sarebbe un Barracuta che ho adocchiato dal nostro Rettore)? Una chukka boot in camoscio miele (o tabacco, o castagna) con fondo in gomma per le passeggiate sarebbe una bestemmia? Colori quali blu e bianco sono da riservare al mare? Infine, nel tempo libero non cittadino, come soddisfare l'esigenza di ricoverare tutti quegli oggetti che, di solito, trovano posto o nella cartella o nelle tasche della giacca? Visto che non amo zaini, marsupi et similia, sarebbe una soluzione accettabile ricorrere ad un gilet multitasche, magari evitando quelli con troppe tasche? Non volendo abusare del Suo tempo La ringrazio per la Sua proverbiale pazienza e Le auguro buone vacanze, insieme alla sua famiglia. Marcello Zaccaro ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Marcello Zaccaro Data: 05-08-2005 Cod. di rif: 2070 E-mail: marcello340@interfree.it Oggetto: Gentiluomo in montagna e/o campagna. Commenti: Egregio Gran Maestro, ottimi Cavalieri, intanto vorrei ringraziare per i Vostri generosi contributi. Lungi da me l'idea che l'eleganza si riduca ad una somma di regole, ma avere dei buoni principi da seguire impedisce di perdere l'orientamento. Vorrei chiedere al Gran Maestro conferma del fatto che, per pantaloni classici, intendesse pantaloni con due coppie di pinces e, ovviamente, patta con bottoni e tasche a filo delle cuciture; con riguardo alla camicia con due tasche, che immagino con le maniche lunghe, le tasche possono essere chiuse con pattina, con bottone o senza. Dal punto di vista pratico la tasca chiusa presenta il vantaggio di non rovesciare il contenuto quando ci si china; ci sono, invece, differenze rilevanti dal punto di vista estetico? Al Cavalier Forni assicuro che ho smesso di portare jeans e scarpe da ginnastica da almeno vent'anni; avendo chiesto consiglio, e avendone ricevuti di ottimi, va da sé che ne farò tesoro: spero che non avrà motivo, quindi, di spararmi per avermi incontrato in montagna vestito di lino in bianco e blu. Ho molto apprezzato i Suoi dettagli relativi a fogge, materiali e colori, insieme al Suo consueto rigore. Il fatto, poi, che i Suoi suggerimenti possano dare l'idea di un'uniforme non mi spaventa, anzi. Al Cavalier Villa, al quale va tutta la mia simpatia, vorrei chiedere se, per giacca alla "cacciatora", intendeva una "safari jacket" (sahariana) oppure una giacca alla "maremmana". Cavallereschi saluti. Marcello Zaccaro ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Marcello Zaccaro Data: 15-06-2006 Cod. di rif: 2491 E-mail: marcello340@interfree.it Oggetto: Panama Commenti: Eccellente Gran Maestro, Le scrivo in riferimento al Gesso n° 2482 del Cavalier Villa, stimolante come al solito. Studiando il Suo Taccuino n° 2485, sulle differenze qualitative tra Montecristi e Brisa, a partire dalla manifattura, mi è sembrato di riconoscere nella "tessitura" del Montecristi l'armatura a saia. Questa differenza, di non poco rilievo, potrebbe spiegare la sensazione di freschezza conferita dal Brisa, dal momento che è armato a tela? Cavallereschi saluti da una Milano ancora ventilata. Marcello Zaccaro ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Marcello Zaccaro Data: 15-06-2006 Cod. di rif: 2494 E-mail: marcello340@interfree.it Oggetto: Al Signor Mattioli Commenti: Egregio Signor Mattioli, da come si esprime si ricava l'impressione che Lei, invece che da Milano, scriva dalla provincia. Forse Lei sa che, nella Città di Milano, i provinciali vengono liquidati, in modo sbrigativo, come "falchetti". Con riguardo al sesso a pagamento Le ricordo che è stato detto: "Tutte le donne si fanno pagare, in un modo o nell'altro"; ebbene, credo che Lei paghi le donne nel modo più subdolo: l'illusione. Crede veramente di essere riuscito a conquistare, almeno una volta nella vita, le grazie di una Donna? No, non alludo ad una bella donna, intendo una Donna vera; una Donna che, della Sua "apparenza" non sa che farsene; una Donna che desidera essere "sedotta", nel senso etimologico del termine. Certo che, se così non fosse, nonostante tutto Lei sarebbe un poverino... Non c'è bisogno che mi risponda, basta e avanza il Suo "foro interno". Cordiali saluti. Marcello Zaccaro ----------------------------------------------------------------------------------------------------- |
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