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Nome: Marino Poerio
Data: 29-09-2003
Cod. di rif: 556
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Matrimonio
Commenti:
Gentile Cavaliere,
sono stato invitato ad un matrimonio ed ho, sull'abbigliamento consono a tale occasione, alcuni dubbi che desidererei sottoporLe.
E' la prima cerimonia nuziale a cui ho l' occasione di partecipare.
E' corretto pensare che un abito blu scuro sia più adatto di uno grigio? Le scarpe debbono essere nere, o un testa di moro è ugualmente indicato?
Il bianco è di rigore per la camicia?
La pochette, che ho notato spesso svettare bianca dai taschini dei gentiluomini, non è piuttosto da coordinare in ripresa ai colori della cravatta? O è meglio non portarla?
Infine, trattandosi di un matrimonio medio borghese di trentenni (come il sottoscritto), Lei ritiene che indossare una camicia da gemelli (e, pertanto, i gemelli) sia un' esagerazione o, al contrario, un sintomo di buongusto? In questo secondo caso, posso indossare un paio di gemelli d'oro lasciatimi da mio nonno, o risulterebbero esagerati e meglio sarebbe ripiegare su altri materiali?
Preciso che mi piacerebbe vestire, in questa occasione importante, nella maniera più classica ed elegante possibile, senza però sembrare un pesce fuor d'acqua (indossando, ad esempio, un tihgt).
La ringrazio cortesemente per l'attenzione,e mi scuso per il numero forse eccessivo di domande che Le ho sottoposto.
Distinti saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 29-10-2003
Cod. di rif: 677
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Sarti a Genova
Commenti:
Gentile Gran Maestro,
ho appena terminato una full immersion fra le varie lavagne del castello. Sono estasiato.
Dopo aver letto per ore di sarti, scuole napoletane, inglesi ed internazionali, Le vorrei chiedere qualche lume sullo status quaestionis della sartoria nella mia città, Genova.
Vi è qualche sarto di vaglia? Su internet, ho trovato un sito a prima vista suggestivo e ben curato: WWW.danielearcaio.it, della sartoria Arcaio di via XXV aprile. Il sito, ancorchè abbastanza succinto nelle descrizioni, mi pare elaborato con dovizia; tuttavia, non sono riuscito a capire se si possa parlare davvero di abiti su misura (come dichiarato sul sito), o su ordinazione. Sicuramente a me sfuggono particolari che da Lei non passeranno inosservati.
Inoltre, confezionando Arcaio anche camicie e cravatte, gradirei un Suo commento anche su queste.
Dalle foto, io non sono in grado di riconoscere la famigerata asola cucita a mano (dire che io sia alle prime armi è dire poco), e questo particolare non viene chiarito (debbo temere?).
Un 'ultima domanda: Arcaio fa riferimento ad una scuola sartoriale genovese, di cui nelle lavagne non mi par di aver sentito parlare. E' realmente esistente?
Nel ringraziarLa anticipatamente, faccio a Lei e a tutti i cavalieri e visitatori del Castello i miei più sinceri complimenti.
Distinti saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 29-10-2003
Cod. di rif: 680
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: ringraziamenti
Commenti:
Gentilissimo Gran Maestro,
grazie per la Sua solerte e precisa risposta.
Le confesso tutta la mia delusione, nell'apprendere che quello del signor Arcaio è un ottimo negozio, ma per l'appunto solo un negozio.
Dal sito, precisamente nella sezione "attività", alcune frasi mi avevano lasciato ben sperare.
La locuzione "su misura" compare più volte. In particolare, si parla espressamente di rilevamenti di misure e di singole imperfezioni del cliente, di un clima di collaborazione fra quest'ultimo e il proprietario nell' approntare un abito, e soprattutto di un apprendistato del signor Arcaio dai sarti della vecchia scuola.
Inoltre, l'aver espressamente affermato di essersi voluto concentrare solamente su tessuti ed abiti, tralasciando un' esposizione polimorfa di merce in vetrina, mi pareva essere sintomo di una certa serietà.
Ma è chiaro come sia tutto fuor che serio, affermare -o lasciar surrettiziamente intendere- di gestire un laboratorio artigiano di sartoria su misura, quando invece si tratta di un'attività commerciale "classica".
Egregio Gran Maestro, non crede sia possibile, prima o poi, arrivare ad una d.o.c. su termini quali "su misura", "sartoria", "Napoli"?
La situazione odierna mi pare rispettare quella, confusionaria, dell'enogastronomia di qualche anno fa. Quanto dovremo ancora attendere perchè, anche nel settore dell' abbigliamento, vengano tutelati saperi e tradizioni? Dobbiamo sperare in un caso metanolo anche qui?
Distinti saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 30-10-2003
Cod. di rif: 683
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: abbigliamento da nozze (altrui)
Commenti:
Gentile Gran Maestro, stimati Cavalieri,
ringrazio tutti per il contributo che avete fornito a chi, come il sottoscritto, cercava, in un gesso di alcune settimane fa, consigli sull' abbigliamento consono ad un matrimonio.
Approfitto ancora della vostra scienza e pazienza, per domandarVi di chiarire i miei ultimi dubbi (in realtà, credo che non finiscano mai le domande di chi ambisce sapere).
Tirando le somme, mi sembra di avere arguito che, con un completo grigio scuro, non si sbagli mai, anzi. (Un mio amico, tuttavia, durante una discussione sull' abbigliamento da nozze, opinava che il testimone dovrebbe sempre vestire di blu. Il cavalier Forni la considera un' autentica eresia, giusto? Che cosa potrebbe avere indotto il mio amico, avvocato di ottime frequentazioni e buone letture, ad un errore così madornale? C'è una qualche consuetudine cui potrebbe appellarsi? Forse l'amore anglosassone per il blu, sbandierato dall' ottimo Alden?).
Il grigio, dicevamo. Stante che ad esso abbinerò camicia bianca e scarpe nere, mi restano alcuni dubbi.
- Il Gran Maestro mi ha suggerito una pochette bianca leggermente lavorata. Gli chiedo: qual'è il modo migliore (più classico, acconcio alla bisogna, intendo) per sistemarla nel taschino?
- Apprezzo molto le considerazioni che il G.M. ha svolto sull'importanza di indossare un oggetto della propria tradizione familiare, nel mio caso i gemelli d'oro. Che rapporto dovrà legare (se dovrà) questi ultimi con gli altri componenti in metallo del mio abbigliamento? Posto che indosserò di certo una cintura nera come le scarpe (questo lo specifico per prevenire eventuali suggerimenti sulle bretelle, che non mi stanno bene, e su pantaloni senza passanti), una fibbia d'oro si abbinerebbe ai gemelli , ma forse al prezzo di pugnare con il nero della pelle?
-Ho un orologio di pregevole fattura e blasone, con cassa in acciao e cinturino di coccodrillo marrone, ed un' altro, di men nobile lignaggio orologiero, ma in oro giallo e cinturino sempre marrone. Una volta risolto il problema precedente (rapporto gemelli-fibbia della cintura), come coniugarne il risultato con il mio segnatempo? Quale dovrei scegliere? Purtroppo , gentile G.M, non ho orologi da tasca, ed il massimo che posso fare è cambiare cinturino ad uno dei due...
- Un' ultima domanda: per la cravatta, posso osare il bordeaux -magari con microdisegni all' inglese-, o un colore più scuro è maggiormente adatto all'occasione, pur trattandosi di un matrimonio fra trentenni, e dunque non ultra formale? Qualsiasi sia la risposta, come comportarmi di conseguenza con le calze? Debbono riprendere il colore dominante della cravatta?

Ringrazio il Gran Maestro ed il Cavalleresco Ordine per l'attenzione che mi hanno concesso, e vorrei giustificare il profluvio di domande banali cui ho sottoposto tutti Loro. Come risulta dal tenore delle stesse, in fatto di abbigliamento classico sono all' abc.
Ricordo con una certa tenerezza quando, adolescente quasi imberbe, mi veniva chiesto cosa volessi fare da grande, e la mia risposta usciva sicura: "Un lavoro che mi faccia stare in giacca e cravatta!".
Per prepararmi alle poche feste "eleganti" cui avevo l'occasione di partecipare, passavo serate intere di fronte al guardaroba paterno, provando giacche su giacche e sfilando gongolante davanti allo specchio e ai miei genitori, divertiti ed orgogliosi.
Talvolta, compivo le mie prove anche senza il prestesto d'una qualsiasi festa, per il puro piacere di vestire, abbinando quasi voluttuosamente colori e tessuti. Quando finalmente trovavo l'optimum, l'insieme che ai miei occhi rappresentasse il non plus ultra dell' abbigliamento disponibile, mi sentivo il re del mondo.
Avevo poco più di quindici anni, tanta fantasia ed un armadio pieno di cravatte. Su mia insistente richiesta, mi venivano regalate ad ogni ricorrenza. Le conservo ancora, anche se, indossando la maggior parte di esse, oggi arrossirei di vergogna.
Per un' implacabile eterogenesi dei fini, sono arrivato a trent'anni senza trovare il lavoro "che mi faccia stare in giacca e cravatta", anzi, senza ancora aver punto capito cosa farò "da grande".
Quando un mio amico si lamenta dell'abbigliamento formale cui il proprio ambiente lavorativo lo costringe, sorrido.
Lo confesso a denti stretti, ma tuttora, con la stessa spensieratezza di quindici anni fa, qualche sera mi capita di aprire l'armadio e sognare di un mondo di eleganza e bellezza.
Distinti saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 13-04-2004
Cod. di rif: 1086
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Pochette
Commenti:
Egregio gran Maestro,
vorrei chiederLe un parere sull'uso -che mi pare stia prendendo piede- di indossare giacca e camicia senza cravatta, ma con una pochette svettante dal taschino: per Lei è un elegante svolazzo compatibile con l'informalità complessiva della tenuta, oppure rappresenta un'incongruenza stilistica?
Cordiali saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 20-04-2004
Cod. di rif: 1095
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Il manualetto dei tessuti
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
dopo averlo fatto anticipatamente al telefono -al momento della mia richiesta-, vorrei qui apertamente ringraziare Dante de Paz per la cortesia e la solerzia con cui mi ha inviato il suo preziosissimo "Manualetto dei tessuti", che leggerò d'un fiato.
Avevo parlato con lui alla fine della scorsa settimana e già questa mattina il plico si trovava nella mia cassetta postale.
Complimenti a Dante de Paz, gentiluomo d'altra stoffa...
Cordiali saluti
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 30-04-2004
Cod. di rif: 1129
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: La legge dei bottoni
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
da poco ho appreso che un vecchio gentiluomo genovese, ormai deceduto da qualche anno, sosteneva la teoria della corrispondenza tra i bottoni sui polsi della giacca e i bottoni frontali: se questi sono tre, lo stesso numero va rigorosamente applicato ai polsi della giacca; invece nel caso di una giacca a doppio petto dovrebbero essere quattro, così come in una giacca a due bottoni.
Le chiedo cortesemente di farmi sapere cosa ne pensa di questa "legge dei bottoni".
La ringrazio,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 30-04-2004
Cod. di rif: 1131
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Bottoni
Commenti:
Egregio Signor De falco,
purtroppo, se io avessi contezza della "legge" in questione, non avrei scomodato l'autorevole parere del Gran Maestro. E' invece proprio perchè ne sono all'oscuro che domandavo dell'esistenza stessa di una -eventualmente auspicabile- corrispondenza tra bottoni.
Inoltre, se avrà la compiacenza di rileggere la mia lettera, noterà che i quattro bottoni sono riferiti al "doppiopetto", senza alcuna ulteriore specificazione, e quindi sono da ritenere logicamente abbinati anche alla versione a sei bottoni. Ma queste, ripeto, sono regole della cui reale esistenza io per primo dubito e chiedo, non avendole prima d'ora mai udite da alcuno. Relata refero.
Cordiali saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 30-04-2004
Cod. di rif: 1133
E-mail: maro.poerio@tiscali.it
Oggetto: Grazie
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
oltre a rallegrarmi del Suo ritorno, La ringrazio per la Sua bella risposta.
Ho imparato da Lei a non considerare le norme consuetudinarie dell'eleganza alla stregua di rigidi regolamenti da caserma e per questo, nel mio testo, riportavo tra virgolette la parola legge.
Devo però ammettere che talvolta, nei miei interventi sulla lavagna, il metro da sartoria di forniana memoria mi prende la mano, nell'ansia di sapere tipica del neofita, il quale, prima di poter obliare le regole -guardandole col distacco della nonchalance- deve pur venirne a conoscenza.
Un vecchio proverbio zen dice che per chi non ha ancora intrapreso lo studio della Dottrina, le montagne sono solo montagne e i fiumi solo fiumi; chi invece si è avvicinato alla Dottrina vede che le montagne non sono solo montagne, nè i fiumi sono solamente fiumi; ma chi ha studiato la Dottrina sa che le montagne sono montagne e i fiumi sono proprio fiumi.
Se in futuro al Cavalier Forni dovesse giustamente sembrare che i miei quesiti cavillino di quisquilie, me ne scuso in anticipo e Lo prego di averne benevolenza, considerando che per me, in questo momento, le montagne non sembrano più solo montagne.
Cordiali saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 01-05-2004
Cod. di rif: 1137
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Saggezza zen
Commenti:
Gentile Cavalier Carrara,
La ringrazio per la Sua "pulce", che non ho percepito come rimprovero fastidioso, ma quale ulteriore, stimolante viatico ad un percorso già iniziato.
Colgo l'occasione per fare ancora una volta -se mai ce ne fosse ancora bisogno- i miei personali complimenti al Gran Maestro, che ha saputo esplicitare al meglio della sua icastica efficacia il significato del proverbio orientale da me riportato. Egli ha còlto in pieno la ratio del mio motto e ne ha permeato il proprio esempio con chiarissima prosa.
Cicerone suggeriva agli oratori "Rem tene, verba sequentur". Negli scritti del Gran Maestro le due cose vanno sempre di pari passo, e a livelli inusitati.
Cordiali saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 02-07-2004
Cod. di rif: 1410
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Al Cavalier De falco
Commenti:
Gentile Cavalier De Falco,
Le confesso che un poco mi stupisce il Suo precedente gesso.
In effetti, nel considerare la rivista in questione come un mero foglio pubblicitario, Lei fa torto non tanto e non solo al suo direttore -che ormai sarà abituato agli strali dei duri e puri- quanto al Gran Maestro, che più volte, con i distinguo del caso, ne ha lodato il valore.
Inoltre, e questo mi pare ancor più importante, la questione Maresca-Vidali non verteva sui contenuti generici di Monsieur, bensì proprio su di uno specifico scritto del G.M.
Argomentando come Lei fa, se ne deduce che quest' ultimo facesse parte di qualche accordo promozionale.
Io non ancora letto l'articolo in oggetto, nè ho avuto il piacere di conoscere il Gran Maestro di persona, ma per quello che ha scritto e che continua a scrivere non ho dubbi che non sia così.
Cordiali saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 03-07-2004
Cod. di rif: 1416
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Al Cavalier de Falco
Commenti:
Egregio Cavalier de Falco,
in omaggio alle regole del Castello, Le rispondo pacatamente e senza alcuna polemica.
Le mie deduzioni non sono il frutto acerbo dell' albero delle elucubrazioni: io mi sono limitato ad esplicitare un concetto che mi pareva e mi pare evidentemente implicito nelle Sue parole. Lei le ha scritte col chiaro gesso su questa nobile lavagna, e scripta manent.
Parlando di un articolo scritto dal G.M, cui è stato contestato un "sospetto" voltafaccia nei riguardi di un' importante azienda, Lei ha scritto che tale questione la muove al sorriso, visto che la rivista su cui cotanto bouleversement è apparso altro non è che un foglio pubblicitario.
Queste cose sono leggibili da tutti sul Suo gesso, e io non ci posso fare alcunchè.
E' una banale questione di logica: se non ci si deve adontare di un articolo che contraddice -a Suo modo di vedere- il pensiero del Gran Maestro, dal momento che Monsieur non è una rivista "seria", cosa si deve pensare del pezzo in questione, se non che è altrettanto poco serio e che segue i criteri pubblicitari del mensile che lo pubblica?
Cordialmente,
Marino Poerio
P.S.:Lei mi onora di un titolo che non mi appartiene, essendo il sottoscritto un assiduo pellegrino, non un cavaliere del Castello.

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Nome: Marino Poerio
Data: 22-07-2004
Cod. di rif: 1478
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Il panciotto
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
mi rivolgo a Lei ed agli ottimi frequantatori di qusta lavagna, per porre un quesito riguardante il panciotto.
Per il matrimonio di un mio caro amico, di cui sarò testimone, mi piacerebbe aggiungere un panciotto all' abito tre bottoni grigio antracite già in mio possesso.
Purtroppo, quest' ultimo è un abito di confezione, essendo il frutto di un acquisto necessariamente frettoloso (per questione di taglia mutata rapidamente); dunque sarà assai difficile trovare un tessuto uguale.
Mi è stato consigliato di "spezzare" decisamente, con un grigio più chiaro.
Chiedo quindi cortesemente a Lei -e a chi vorrà rispondermi- lumi sull'adeguatezza di una siffatta scelta.
In particolare, l'uso di un panciotto più chiaro è consono ad una cerimonia di nozze?
Sussiste il rischio di una esagerato richiamo dell'attenzione nei confronti del testimone, anzichè verso i legittimi "destinatari" degli sguardi (mi riferisco, ça va sans dire, agli sposi e maxime alla sposa), oppure sarebbe una scelta classica e non criticabile sotto l'aspetto dell' appariscenza?
Nel caso che il parere sia positivo, o in quello, più difficile, ch'io trovi una pezza del medesimo tessuto, quale numero di bottoni rappresenta l'optimum per tale panciotto? E, per ultimo, in che materiale ne andrebbe confezionata la schiena?
Grazie per la cortese attenzione,
distinti saluti
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 26-07-2004
Cod. di rif: 1480
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Matrimonio
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
La ringrazio per la Sua risposta, che va nella direzione verso la quale già mi spingevano i miei dubbi.
Ascolterò il suo prezioso consiglio, concentrandomi sui dettagli.
Cordiali saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 02-08-2004
Cod. di rif: 1489
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Il battesimo dell'abito: consigli
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
non sono passati molti giorni da quando, su queste lavagne, ponevo un quesito sul colore di un eventuale gilet da abbinare ad un vestito grigio di confezione in mio possesso.
Pochi giorni, un mondo intero: tale è la nuova prospettiva che, repentinamente, ha preso piede nei miei pensieri è si è quasi subito tradotta in realtà, nella realtà di un abito su misura.
Il vestito grigio mi era largo, e nel dilemma se comprarmene un altro già pronto o rivolgermi ad un sarto, non ho avuto dubbi.
La frequentazione del sito del Cavalleresco Ordine, che tanti pensieri ha seminato nella mia mente, ha dato i suo primi frutti tangibili.
I miei primi passi nell' universo dell'eleganza maschile sono cominciati due giorni fa, con la presa delle misure e la scelta del tessuto.
Già privatamente Lei è stato così cortese da fornirmi qualce prezioso ragguaglio. In particolare, mi ha esortato a richiedere al sarto delle fodere in bemberg per la mia giacca (e con lo stesso tessuto già mi invitava a farmi confezionare il retro di quell' ormai fantomatico gilet, con un recente gesso).
Dal momento che poco so di questo materiale -e che su queste lavagne se ne fa breve cenno solo per consigli analoghi-, Le scrivo per domandargliene qualche informazione in più, sui suoi pregi ed i suoi usi.
La ringrazio anticipatamente,
cordiali saluti
Marino Poerio


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Nome: Marino Poerio
Data: 03-08-2004
Cod. di rif: 1494
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Dubbi sulle scorciatoie
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
la Sua dissertazione sul bemberg è stata, come al solito, esauriente e assai gradita.
Un dubbio però mi hanno suscitato le Sue parole sulle possibili scorciatoie alla qualità da parte del sarto. In che cosa potrebbero consistere?
C'è qualche domanda che posso porgergli per sincerarmi della strada che il suo lavoro sta prendendo?
Distinti saluti
Marino Poerio


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Nome: Marino Poerio
Data: 03-08-2004
Cod. di rif: 1496
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Appuntamento alla prima prova
Commenti:
Gentilissimo Gran Maestro,
farò tesoro di queste preziosissime considerazioni.
Come dice Lei, cosa fatta capo ha, e la strada che ho intrapreso andrà in ogni modo percorsa fino in fondo; ma sulla scorta delle sue parole controllerò i piccoli e tuttavia importanti dettagli di cui ho preso buona nota, e vi riferirò appena potrò: le misure son state prese, ma la prima prova avverrà verso la fine del mese di agosto.
Grazie ancora.
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 08-08-2004
Cod. di rif: 1506
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Articoli di Langone
Commenti:
Egregio Cavalier De Falco,
nell'attesa che Lei riceva da chi è assai più qualificato di me una risposta in merito al sarto di cui domanda, non posso che sottoscrivere il Suo giudizio sulla prosa di Camillo Langone, che oltretutto sullo stesso quotidiano tiene una gustosissima (è il caso di dirlo) rubrica sui generis a proposito di vini e ristoranti, dal titolo di "Maccheronica".
Più volte, leggendola, ho pensato che quest'ottimo giornalista abbia un idem sentire con il Cavalleresco Ordine, e colgo l'occasione per raccomandarne la lettura a chi non lo conoscesse.
Distinti saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 12-08-2004
Cod. di rif: 1518
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Paletot Ulster - al Maestro De Paz
Commenti:
Egregio Cavalier De Paz,
mi ha molto interessato l'argomento da lei testè trattato in risposta alla disquisizione del signor Longo.
Nella fattispecie, mi interesserebbe molto vedere, nel taccuino, foto dell'autentico paletot Ulster.
Secondo lei confezionarne uno in velluto verdone a coste risulterebbe eccessivo?
Grazie per l'attenzione,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 13-08-2004
Cod. di rif: 1523
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Al cavalier De Paz
Commenti:
Egregio Cavalier De Paz,
La ringrazio per la Sua risposta, ed attendo impaziente di veder presto sul taccuino le immagini di veri Ulster, per meglio comprendere in cosa si differenzino dai classici cappotti doppio petto.
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 09-09-2004
Cod. di rif: 1591
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: La prova dal sarto: due dilemmi
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
purtroppo il mio pc mi ha tradito nel momento del bisogno.
Il guasto che da alcuni giorni lo tormentava, infatti, non mi ha consentito di relazionarvi sulla prima prova del sarto, nè su alcuni quesiti che ne sono seguiti.
Innannzitutto, pur nella mia poca o punta esperienza, dico subito che mi posso dire ben contento di ciò che ho visto ed indossato:non possedendo la perizia tecnica per altre valutazioni, mi limito a constatare che il tessuto che ho scelto (un fresco di lana blu scuro) e la foggia che il sarto ha saputo dare alla linea dell'abito, asciutta e impeccabile, mi soddisfano appieno. I pantaloni avranno i bottoni al posto della cerniera.
Come maodifiche concordate, ho fatto allungare leggermente la gamba, poichè porterò i pantaloni leggermente più alti rispetto a quelli di tutti i giorni, e nel contempo abbiamo deciso di aumentareleggermente il risvolto, che avendo il sottoscritto gambe assai lunghe tendeva a perdersi.
Il sarto mi ha chiesto se preferissi avere una o più tasche all'nterno della giacca, e se ne desiderassi una piccola all'interno della tasca dei pantaloni, per l'orologio.
Purtroppo, come dicevo, ho avuto difficoltà a collegarmi via internet, e solo ora possa porgere a Lei e a chi vorrà le seguenti domande, conscio ahimè che già questo pomeriggio, verso le 18.00, il sarto mi aspetta per la seconda prova e per avere le mie risposte.
Quindi Le chiedo se le tasche interne alla giacca possano condizionarne la linea opppure no, ma soprattutto Le domando di chiarire il mio dubbio sui pantaloni. Infatti, indossando per la cerimonia la camicia con polsini da gemelli, mi sono deciso di non portare l'orologio da polso, ma una cipolla. In assenza di panciotto, dove va collocata: nella normale tasca dei calzoni oppure nel taschino di cui mi parla il sarto? In ogni caso, essendo io destrimane, va posta a sininstra o destra? Il sarto mi ha detto che nella produzione di confezione si tende a metterla a destra, mentre nel su misura la scelta di solito cade sul lato opposto. Cosa ne pensa?
La catena dell'orologio, poi, come va portata in lunghezza e dove va agganciata?
La ringrazio per l'attenzione e le porgo i miei
cordiali saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 09-09-2004
Cod. di rif: 1596
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Seconda prova, primi dubbi
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
come Lei immaginava, la Sua cortese risposta compariva sulla lavagna mentre io ero già per strada, peraltro prima del tempo per un fortuito impegno che mi ha fatto anticipare di mezz'ora l'uscita. Peccato davvero. La ringrazio comunque, e passo a confrontare le Sue sagge parole con i miei pasticci sul campo.
Per quanto riguarda la fodera, di cui non ho avuto tempo di parlare nell'altro gesso, mi sono assicurato il bemberg, blu.
Non essendo un amante delle bretelle, ho optato per i passanti, mentre aspetterò di vedere i pantaloni completi per capire se ci saranno delle piccole tasche interne oppure frontali: ammetto di non aver capito bene, e non avendo io stesso in testa le idee chiare, ho lasciato fare al sarto per vedere l'effetto finale alla consegna dell' abito.
Il risvolto, per il quale ovviamente non conoscevo le Sue indicazioni, l'ho chiesto di quattro centimetri, ma vedo ora che ne consigliava cinque. Come mai lo ha ritenuto un consiglio valido solo per me e solo questa volta? Esistono dei parametri cangianti?
Infine, purtroppo, le confesso che tanto ero soddisfatto alla prima prova, quanto perplesso a questa, che oltrettutto è quella definitiva.
La giacca, che alla prima mi pareva cascare assai bene, a parte una leggere cortezza frontale (riscontrata dal drappiere e dal sarto, ma da me non avvertita), alla prova di oggi, pur avendo dovuto subire dall'altra volta l'unica ulteriore modifica nel leggero affiancamento del punto vita, mi ha dato l'impressione di essere presa a prestito dal guardaroba di un ipotetico fratello pallanuotista. Larga di spalle, di vita e di petto. Per di più, l'attacco del terzo bottone in alto mi sembrava da abbassare leggermente (alla prima prova no), cosa che ho richiesto con il pieno consenso del sarto (così come per gli altri difetti appena descritti); ma nel complesso l'impressione che ho avuto è di aver compiuto la prova zero virgola cinque, e non la seconda. Insomma, un inspiegabile passo indietro. Quasi un drappo buttato sulle mie spalle. Per darLe l'idea del mio stato d'animo tragicomico, ora sono sicuro che da una prova all'altra il mio abito si sia financo stinto...
Le chiedo: è possibile che con l'inserimento degli interni e con le modifiche richieste le cose si raddrizzino d'un colpo, oppure sarebbe stato d'uopo richiedere una terza prova ravvicinatissima (considerando che il matrimonio è la settimana prossima) per evitare di presentarmi alle nozze con una sorta di mantello di Zorro?
O forse queste sono le paturnie da novllino al primo abito?
Cordialmente
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 22-09-2004
Cod. di rif: 1623
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: L'abito finito: commenti ed eventuali modifiche
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
scrivo per tracciare un bilancio provvisorio della mia prima tappa nel mondo del vestirsi "su misura".
I risultati finali sono stati, nel complesso, soddisfacenti, e di ciò rendo merito anche ai Suoi consigli (e colgo l'occasione per ringraziare il cavalier Carnà e il signor Granata per i cortesi pareri), ma soprattutto alla spinta emotiva che le sue parole hanno saputo infondere alla mia scelta fin dall'inizio.
I risultati, dicevo.
L'abito uscito dalle forbici del sarto mi sembra possedere una buona linea frontale (spalle imbottite ma non eccessivamente, figura morbida seppur piacevolmente asciutta, con leggera avvitatura intorno ai fianchi). I punti su cui "lavorerei" volentieri, nel prossimo vestito, sono improntati ad una leggerezza calvinina, lavorando per sottrazione: una minor circonferenza di vita e delle maniche e un leggero accorciamento delle stesse.
Quello che invece attualmente non mi convince è qualche piccolo difetto sulla schiena: dopo pochi istanti che l'indosso, la giacca tende a fare una piccola ma ostinata pieghetta appena sotto il retro del bavero, in corrispondenza della base posteriore del collo.
In più, noto che il tessuto sulle scapole forma due leggere pieghe, come se si trattasse di un eccesso di stoffa o dell' "onda lunga" dell' imbottitura.
Non so se mi sono riuscito a spiegare, nel qual caso chiedo cortesemente consiglio alla Sua sapienza magistrale: ho già preavvisato il sarto della necesità di qualche ritocco: i difetti sopra descritti sono facilmente rimediabili o rischio, facendogli rimetter mano al capo, di rovinarne la linea?
Grazie per la cortese attenzione,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 22-09-2004
Cod. di rif: 1627
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Il piacere di correggersi
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
La ringrazio per i Suoi consigli; in effetti, nel notare la lunghezza delle maniche, ad abito finito, mi era subito tornato in mente il suo consiglio, e ho sorriso della mia ritrosia a contraddire la lunghezza opinata dal sarto sul momento.
In realtà si tratta davvero di pochi millimetri, e non mi dispiace avere delle piccole insoddisfazioni da trasformare in altrettanti memento per il prossimo abito; essi sottineeranno le tappe di un percorso in fieri, prima di tutto umano.
Per quanto riguarda le pieghe dalle scapole, invece, non ho ben capito se la loro presenza sia da addebitarsi alla manualità della lavorazione, atteso che la mia precedente giacca su confezione non ne faceva; e a tal proposito Le chiedo: anche un abito fatto su misura da un sarto blasonato presenterebbe dunque pieghe verticali sulle spalle? Nella mia ignoranza lo consideravo un inestetismo, è invece un sintomo pregiato di artigianalità? E dunque i vestiti che non presentano pieghe hanno forse qualche sorta di controindicazione nel movimento delle braccia?

La ringrazio, e mi scuso per il tempo che Le faccio perdere per spiegazioni da Scuola Elementare dell'Abbigliamento, ma è a tale livello che io per ora mi trovo, peraltro in stato di felice eccitazione da primo giorno di scuola. E le confesso che, in fondo, mi sto assaporando di gusto questi piccoli problemi...
Cordiali saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 24-09-2004
Cod. di rif: 1635
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Il solaro
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
dalla mia ultima visita al sarto porto con me il bel ricordo delle stoffe esposte negli scaffali, accarezzate con somma voluttà dal sottoscritto.
Anche se le mie preferenze sono da sempre rivolte decisamente al tweed (credo che la prossima tappa del mio itinerarium mentis in lanam sarà proprio una giacca in tweed), tuttavia un particolare fascino ai miei occhi (ed alle mie mani) ha il tessuto denominato solaro, con il quale mi piacerebbe un giorno non lontano far confezionare un vestito completo.
Gradirei sapere qualcosa di più su tale materiale: un abito in solaro è da considerarsi formale, oppure meno impegnativo rispetto ad altri? Che tipo di eleganza esprime? Quale sarebbe il suo "uso" più appropriato?
Cordiali saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 24-09-2004
Cod. di rif: 1637
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Del solaro, ringraziamenti
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
La ringrazio per l'esaustiva risposta sul solaro, che completa ciò che a riguardo avevo già trovato su queste lavagne digitandone il nome.
Quello che scrive aumenta vieppiù la mia attrazione per questo tessuto, e spero di leggere al più presto anche una chiosa in merito del Cavalier De paz.
Cordialità,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 26-09-2004
Cod. di rif: 1639
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Al Cavalier De Paz
Commenti:
Egregio Cavalier De Paz,
plaudo al Suo magistrale intervento, che chiosando quello del Gran Maestro risponde più che esaurientemente almio interesse per il Solaro.
La ringrazio per la dotta disamina storica, essa non può che accrescere il mio personale interesse per questo tessuto, con il quale spero un giorno di potermi fare confezionare un abito.
La ringrazio di cuore e Le porgo i miei
cordiali saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 30-09-2004
Cod. di rif: 1641
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Al Cavalier Carnà
Commenti:
Egregio Cavalier Carnà,
La ringrazio per le Sue cortesi parole e tengo a rassicurarLa.
Il viaggio che ho intrapreso è stato per adesso condotto secondo le regole del sarto, cui non ho vouto forzare la mano, proprio per i motivi cui Lei accenna.
Le uniche correzioni che ho richiesto, ma su suggerimento e concordia del sarto stesso, riguardavano una maggior lunghezza della giacca, una leggera affiancatura, ed il numero dei bottoni ai polsi. Tutti accorgimenti che non snaturavano l'impostazione del maestro artigiano. La prossima volta richiederò una manica leggermente più stretta.
Come ho avuto modo di scrivere, in realtà sono soddisfatto, ed ora mi rendo conto che più passa il tempo e più la mia sensazione di appagamento cresce, pur non avendo più avuto modo di indossare "ufficialmente" il mio abito.
Le parole del Gran Maestro mi hanno confortato, e Le Sue odierne sfondano, per così dire, una porta aperta.
Io non intendo il mio abito come il prodotto finito di un'esigenza contingente, ma proprio come il primo tassello di una costruzione complessiva che avrà luogo, spero, nei prossimi anni.
Scegliere un tessuto, toccarne con mano mille altri, parlare con il sarto dei propri intendimenti, discuterne e apprendere da chi ha un'esperienza infinitamente superiore alla propria e persino accorgersi di piccoli difetti dell'abito: mi accorgo che tutto ciò rappresenta un arricchimento indicibile del registro espressivo della personalità di un uomo.
Gli errori di oggi -se tali possono essere considerati- sono il necessario e piacevole dazio per un viaggio il cui incanto non risiede nella meta, ma nel percorso stesso.
Ringrazio di cuore il Gran Maestro, Lei e tutti coloro che hanno saputo e sapranno consigliarmi ad ogni bivio che questa strada comporterà, fino al momento -se mai verrà- che l'ansia di conoscere lascerà spazio al piacere di sapere e anche di sbagliare, e non richiederò più consigli per scelte in fieri, ma commenti per decisioni già prese.
Distinti saluti
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 10-10-2004
Cod. di rif: 1669
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Breve "Critica della ragion vestiaria"
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
a mio modo di vedere l'abito rivela il costume morale di un individuo; perchè questa epifanìa abbia luogo, l'Uomo dev'essere il soggetto assoluto dell'azione-vestizione; la Tradizione il percorso dal quale partire; la Foggia lo strumento pratico di cui servirsi; lo Stile personale una sorta di filtro epistemologico per approcciarsi alla Foggia ed alla Tradizione e poterne "esperire toute la lyre"; la tensione verso l'Eleganza il fine stesso -in continuo divenire- dell' Azione.
Cordialità
Marino Poerio


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Nome: Marino Poerio
Data: 14-10-2004
Cod. di rif: 1683
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: La camicia su misura
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
ho in animo di farmi confezionare, tra pochi giorni, una camicia azzurra. Sarà la mia prima su misura.
La vorrei semplice: un collo dalle linee pulite, senza i famigerati bottoncini alle punte, non troppo aperto.
Polsini classici, arrotondati.
C'è qualcosa di importante che dovrei richiedere alla camiciaia, asole a parte?
Un' ultima curiosità: spesso, nelle camicie mi è capitato di riscontrate un fastidioso inconveniente, che cioè chiudendone l'ultimo bottone, il colletto non si componesse serrandosi in alto perfettamente, ma lasciando a dividerne le due parti anteriori il piccolo spazio di stoffa soprai il bottone, in modo tale che, una volta indossata la cravatta, dietro di essa si vedessse uno pezzo di camicia.
Per tale ragione, ho sempre cercato camicie che non avessero questa peculiarità, che proprio non mi garba.
Se sono riuscito a spiegarmi (in colpevole mancanza di un vocabolario più tecnico), Lei ritiene questa mia una fisima o una giustificata preoccupazione?
Le porgo i miei saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 15-10-2004
Cod. di rif: 1687
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Due punti oscuri
Commenti:
Gentilissimo Gran Maestro,
grazie per i preziosi consigli. Ho riletto con piacere il gesso da Lei consigliatomi, e l'ho trovato molto pertinente. Assai interessanti e per me assolutamente nuove, poi, le Sue considerazioni sulla distanza tra le due vele.

Purtroppo, fra i punti indicati non tutti mi sono stati chiari a causa della mia ignoranza in materia.
Nello specifico, che si intende per collo libero o incollato? In altri gessi ne ho letto senza trovarne specifica spiegazione.
Inoltre, non so che cosa si indichi con il termine "cannolo anteriore".
La ringrazio per la pazienza.
Cordiali saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 15-10-2004
Cod. di rif: 1691
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Adesso è chiaro
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
nel ringraziarLa per le Sua esaurienti spiegazioni, unisco alla mia gratitudine anche l'ottimo cavalier Carnà.
Attendo di vedere le immagini sul taccuino, anche se grazie ai vostri gessi mi è tutto più chiaro.

Amo molto i contrasti concettuali, ed ho bene in mente, in ogni caso, la camicia che vorrei: essa farà da contraltare ad una personalità complessa, scostante ed intellettualmente ondìvaga, e vorrei che ne mediasse impeti ed estri con una compostezza formale assoluta, ai limiti della rigidità.
Codiali saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 16-10-2004
Cod. di rif: 1694
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Al Cavalier Carnà - Il cannolo
Commenti:
Gentilissimo Cavalier Carnà,
La ringrazio ancora una volta. Le Sue foto rendono chiara la corrispondenza tra un nome che ignoravo ad una tipologia che conoscevo. Benissimo. Adesso posso dirlo con i termini appropriati, ed alla camiciaia chiederò senza dubbio una camicia senza cannolo, poiché la trovo assai più composta.
La saluto cordialmente,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 18-10-2004
Cod. di rif: 1702
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: La mia ignoranza e l'anima dei colli di camicia
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
molto spesso mi trovo a godere della mia ignoranza in vari campi.
Non si tratta di compiacimento -sentimento che esclude ogni tensione in avanti- ma proprio di un estremo piacere nell'avvertire che tutti i vuoti di cui si percepisca l'esistenza creano un intenso desiderio di riempirli al più presto.
Meno so, più sono felice di poter apprendere. Nessuna disperazione, quindi, nell'ammirare la sua meravigliosa e didascalica (nel senso migliore del termine) carrellata tra i colli di camicia e personaggi carismatici con vele aperte.
In realtà, io non ho mai disprezzato lo spazio fra le vele di una camicia, ma ciò che, nella mia ignoranza, ritenevo esserne uno sgradevole corollario, ovvero la vista di un pezzo di camicia dietro il nodo.
Non mi ero ancora mai soffermato con sufficiente attenzione a guardare tale particolare (il che, tra l'altro, dimostra come avesse ragione Popper quando affermava che l'osservazione pura, scevra da una teoria-guida che ne indirizzi l'indagine, non esiste).
Che le cose non stessero come credevo, l'avevo appreso e dato per certo non appena Lei, su queste lavagne, mi aveva cortesemnte spiegato i veri motivi di tale fenomeno.
Ora, questa serie di fotografie mi rende ancor più chiaro il concetto.
Mi rallegro di esser stato il motivo scatenante per un'operazione di così grande interesse.
Lei ha poi colto nel segno, quando tra i miei quesiti circostanziati rinveniva più domande e più lacune di quante ne palesassi espressamente.

Dopo avere meditato sulle foto da lei poste nei taccuini, confermo la mia preferenza per le vele chiuse perfettamente, ma adesso posso cercare di capirne il motivo reale.
In un film ambientato nel mondo del biliardo, il protagonista teorizzava la differenza tra stecca di legno e stecca di metallo. La stecca di legno, diceva, ha un'anima sua, e si offre salda e sicura sia al professionista che al neofita. Quella di metallo, apparentemente frigida, ha invece la capacità di lasciare al giocatore il modo di metterci dentro la propria abilità, amplificandone gli effetti.
Così, mi pare che per chi come me non ha ancora guadagnato una certa disinvoltura nel vestirsi formalmente (per l'età e per l'inabitudine), la camicia con vele chiuse e collo a lastra possa aiutare a sopperire alla mancata o insufficiente confidenza con un mondo, tutto sommato, ancora nuovo.
Mentre un collo morbido ed un certo spazio cravatta, permettono - a chi ci si sa giostrare, sentendosi pienamente conscius sui - di sfumare con più padronanza e varietà i propri registri espressivi.
Poi, può anche darsi che la mia preferenza rimanga inalterata per tutta la vita, e serva - come ho già scritto su una precedente lavagna - a dare compostezza formale alla mia irrequietezza intellettuale.
Ma, di questo, saprò dirLe solo tra qualche decennio.
Nel frattempo, la prego di accettare i miei più sentiti ringraziamenti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 27-10-2004
Cod. di rif: 1718
E-mail: mar,.poerio@tiscali.it
Oggetto: Gli orologi: l'affaire Hamilton - Al cavalier Villa
Commenti:
Egregio Cavaliere Villa,
ho letto con molto interesse la Sua lavagna sugli orologi Hamilton, poichè introduce un tema a me assai caro, quello dell'orologeria.
Anche in questo settore, ricco di storia e di tradizione, è però d'uopo far chiarezza su alcuni concetti chiave, la cui mancata considerazione ci porterebbe a commettere errori non dissimili a quelli in cui potremmo incorrere nel mondo dell'abbigliamento scambiando, ad esempio, prodotti di confezione per abiti su ordinazione o su misura.

Prima di tutto urgono una premessa ed un excursus che potrà apparire fuori tema.
La premessa attiene al fatto che quando si parla di Orologeria, e maxime di Storia dell'Orologeria, i movimenti al quarzo non hanno possibilità di essere presi in considerazione.
Occorre poi far luce su di un termine molto usato dalle case orologiere: quello di "manifattura".
E' una divagazione necessaria.
A differenza che nel mondo tessile, questo termine, se predicato di una casa di orologi, non indica assolutamente che il prodotto è stato manufatto, ma che l'orologio che esce dalla maison è stato interamente (o quasi, lo vedremo tra poco) prodotto "in house", naturalmente non a mano, visto che in questo settore la meccanica pesante per la costruzione dei pezzi non può essere sostituita dal lavoro dell'uomo, se non in minima parte.
Un orologio di manifattura è il punto più alto di arrivo (o di contemplazione) per un vero appassionato.
In linea di massima, i puristi concedono che si chiami manifattura una casa che produce almeno il movimento in casa. E' il calibro di un orologio, infatti, la sua vera anima. Ma produrre un movimento proprio non è né mai è stato alla portata di tutti: occorrrono tradizione, capacità progettuali, risorse. E' così che oggi la maggior parte delle case orologiere si limita ad incassare movimenti comprati "fuori" -magari rielaborandoli un poco- nei propri orologi.
Il risultato non è di per ciò stesso un orologio economico, anzi i prezzi cui si può arrivare sono astronomici, ma dal punto di vista del prestigio sicuramente non siamo "al top".
Tuttavia, anche alcune case blasonate e di rilevanza storica puntano tutto sull'eleganza dei quadranti o sul perfezionamento tecnico ed estetico di calibri acquistati da altri ma di gran pregio (si pensi a Vacheron, Breguet etc.), e con ottimi risultati.
Alcuni piccoli, meritevoli artigiani (soprattutto in Germania) comprano calibri medi per poterli modificare a mano con un lavoro certosino, e la tiratura necessariamente limitata dei loro orologi li rende -anche agli occhi di molti intransigenti puristi (quorum ego)- appettibili quasi quanto orologi di manifattura.
Naturalmente, il massimo sarebbe un orologio di manifattura prodotto da un piccolo orologiaio, ma a memoria mi vengono in mente al massimo due tre nomi, e i prezzi sono adeguati all' esclusività del pezzo.
Ma se l'elaborazione dei movimenti altrui è prassi consolidata (si pensi che le manifatture reali sono davvero poche: circa una decina), va detto che non tutti i calibri sono uguali.
Se Breguet compra e monta i bellissimi calibri Lemania, la maggior parte delle case compra movimenti più ordinari ed economici, della fabbrica Eta-Valjoux. Questa fabbrica produce una quantità impressionante di movimenti di qualità media, che vanno ad animare i più svariati orologi. Il problema sorge quando un orologio di fascia di mercato altissima monta un calibro medio come quelli summenzionati (dal valore, al massimo, di poche decine di euro), e mette il prodotto finito parecchia migliaia di euro, quando non decine di migliaia.
In questo caso, non si paga più la tradizione orologiera, ma solo un nome svuotato di storia, come se una grande sarto facesse fare in fabbrica i propri vestiti spacciandoli per su misura.
In realtà le case, proprio per questo motivo, quasi mai dichiarano il calibro che montano i propri orologi, a meno che esso non sia "autoctono".
E non di rado, ciò che è peggio, si arrogano il diritto di chiamarsi manifatture senza che ciò sia minimamente vero.
Non si tratta di condannare nesuno, ma solo di conoscere davvero ciò che si sta comprando per poter decidere meglio.

Ebbene, queste considerazioni forse stucchevoli servono per mettere in guardia dalla mitizzazione di marchi con una storia gloriosa, quali Hamilton (bellissimi i suoi pezzi da tasca degli anni venti, più di una volta sono stato tentato di comprarli), che -ahimé- oggi sono una realtà fatta esclusivamente di marketing e nessuna sostanza, e che si fregiano di un blasone che non appartiene più loro.
Dal 1969 Hamilton non è più davvero Hamilton, ed è passata di proprietà ed ora fa parte del gruppo Swatch, che con il gruppo Richemont si divide in un regime di quasi duopolio il novanta percento dell'alta orologeria.
Gli stessi orologi Panerai, che vanterebbero tradizioni militari simili alla Hamilton (come non ricordare il commando italiano di audaci sommozzatori che lo impiegò nella seconda guerra mondiale?), son divenuti svizzeri da tempo immemore, e nel suo cuore battono ormai quasi solamente banali movimenti Eta.

Il modello Kahki da Lei citato ha in effetti una linea sobria ed affascinante, ma il nostro giudizio in merito non può non tener conto che questo design non è il frutto di alcuna ricerca, bensì di un' evidente, smaccata "ispirazione" ad un orologio assai più blasonato (et pour cause), quale lo Jaeger Le Coultre Master Compressor.
I movimenti montati dagli Hamilton, poi, sono nel loro complesso solo Eta Valjoux, oppure -addirittura- quarzi.

Naturalemente, scrivo queste righe nello spirito euristico proprio di questa Fortezza, e le mie parole sono scevre da ogni intento polemico. Anzi, spero di aver potuto apportare qualche nuovo elemento di riflessione sopra un argomento così affascinante come il mondo degli orologi.

Distinti saluti,
Marino Poerio


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Nome: Marino Poerio
Data: 28-10-2004
Cod. di rif: 1719
E-mail: mar.poeri@tiscali.it
Oggetto: Della precedente lettera
Commenti:
La stanchezza mi ha indotto a due evidenti sviste, figlie di cancellature frettolose: all'inizio, "non dissimili al..." e, alla fine, "gli orologi...monta". Me ne scuso, sperando di essermi limitato a ciò.
Distinti saluti
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 28-10-2004
Cod. di rif: 1721
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Al Cavalier Villa su Hamilton
Commenti:
Egregio cavalier Villa,
mi rammarico per la confusione tra i due modelli, che per fortuna non cambia la sostanza del mio intervento.
Sono assai lieto di condividere con Lei questa passione, e il mio excursus era volto a chi potesse farsi soggiogare dalla forza di un nome più che dai contenuti di un orologio.
Quello orologiero è un universo estremamente affascinante, nel quale purtroppo non è infrequente che la forza storica di un marchio sia solo la facciata di un'operazione di marketing puro. Ripeto: nulla di male, basto saperlo. E molti, a differenza sua, purtroppo lo ignorano.
D'altra parte, prendevo le mosse dal suo intervento solo come "scusa", per poter fare un discorso più generale sugli orologi moderni, che da tempo meditavo.
Grazie per l'occasione.
Cordiali saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 28-10-2004
Cod. di rif: 1722
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: I calibri nei taccuini
Commenti:
Egregi cavalieri,
a corredo del mio gesso n 1718, inserirò a breve nei taccuini due distinte immagini.
La prima rappresenta un calibro a carica manuale Unitas 6498, affascinante ma semplice. così come esce dalla fabbrica.
Nella seconda, rendo merito all'artigiano orologiaio Dornblueth, che lo trasforma in una piccola opera d'arte, senza farne un esercizio di stile barocco come alcuni incisori.
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 14-12-2004
Cod. di rif: 1836
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Loro Piana
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
l'azienda per la quale lavoro ha un rapporto di fornitura per gli abiti dei propri dipendenti con Loro Piana.
Quando, per problemi di misura, mi sono fatto dare una pezza acconcia ad un vestito per il sottoscritto, il mio sarto mi ha detto essere la stessa tutta fallata.
Ad uno sguardo attento, anche gli altri abiti già fatti in precedenza per gli altri dipendenti hanno simili problemi: righe trasversali disseminate per tutta la stoffa con effetto liso.
Il mio drappiere mi ha detto che ha smesso di tenere i tessuti Loro Piana proprio per questo motivo, cioè che a fronte di qualche tessuto con i controfiocchi, spesso diverse partite di lana risultano fallate.
Questo, a suo dire, perchè da qualche anno l'azienda citata ha smesso di fare solo il proprio mestiere per dedicarsi ad altro (impermeabili, abiti etc), consolidando il proprio fatturato più grazie ad un'accorta opera promozionale che per la qualità, ed affidando a terzi buona parte della realizzazione dei propri filati.
Il mio drappiere ormai si affida a pochi produttori italiani (Barbera, Barberis Canonico) e a molti inglesi.
Mi è venuto in mente un suo brano, di molto tempo fa, in cui s'adombravano commenti non lusinghieri su Loro Piana.
Mi farebbe piacere, adesso, riprendere i fili (di lana) di quel discorso interrrotto, chiedendoLe un esplicito parere in merito a questa blasonata azienda.
La ringrazio per l'attenzione,
cordialità
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 29-12-2004
Cod. di rif: 1854
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Una risposta al signor Bellucci
Commenti:
Egregio Signor Bellucci,
la Sua pacata lettera mi è piaciuta e ho trovato per certi versi assennate alcune dichiarazioni contenutevi, soprattutto considerando la Sua giovane età.
Le faccio i miei complimenti, ma mi permetto di insinuare qualche piccolo dubbio sulla fondatezza di alcuni Suoi presupposti.

Sul fatto che chi frequenta questo Castello rifugga dalla felicità ha già argomentato da par suo il Gran Maestro ed io non posso che ribadirle che la felicità è un luogo bellissimo e ristoratore quanto più è stato impervio il percorso che abbiamo intrapreso per arrivarci.
Il sommo Montanelli raccontava che suo padre gli consigliò, qualora avesse avuto talvolta un dubbio sulla strada più giusta da percorrere, di imboccare sempre quella più ardua: così non avrebbe potuto sbagliare.

Ciò su cui La invito garbatamente a riflettere è che Lei afferma di volersi sentire a proprio agio con con le sue abituali compagnie, e per tale ragione ha deciso di non vestirsi su misura.
Poi, però, elenca gli abiti che si è comprato: scelte classiche e condivisibili, ma tutto fuorché tipiche di un abbigliamento da teen ager. Questo La denota comunque come una persona al di fuori dagli schemi generazionali dell'abbigliamento, che ahimè vedono una ragazzo non ancora ventenne sistematicamente destinato a felpe multicolori e jeans (fors'anche sdruciti, o a cavallo basso, quasi pony).
Dunque Lei ha già compiuto una scelta forte.
Adesso si tratta di capire se un abito su misura La allontanerebbe, agli occhi delle persone che la guardano abitualmente, dall'immagine che hanno di Lei.
Io non lo credo, così come penso che sia assai difficile anche solo che la differenza sia percepita da chi non sia un più che acuto osservatore.
Lo stile degli abiti su misura non si dà a priori, ma risulta dalla scelta del cliente mediata dall'esperienza e dall'abilità del sarto: non esiste un canone rigido a cui Lei avrebbe il dovere di conformarsi, una volta varcata la bottega di un maestro. Al quale maestro Lei sarà, ad esempio, sempre libero di richiedere pantaloni acconci ad un paio di bretelle o alla cintura.
Ci sono tanti piccoli particolari che saranno sempre lasciati a Lei, alla Sua passione e ad una compentenza via via più grande, mi creda.
E questi particolari arricchiranno il Suo registro espressivo e la Sua personale soddisfazione, senza per questo essere percepiti da terzi come evidenti stonature, anzi, per lo più senza essere percepiti tout court.

Non Le parlo da vecchio frequentatore di sartorie, tut'altro.
Il mio amato bottino si riduce, per ora, ad un abito completo e una giacca, oltre a quattro camicie.
Una terza giacca è in lavorazione.
Tra la prima e la seconda giacca è gia cresciuto il bavero.
La terza avrà ancora qualcosa di diverso, e sarà un poco più lunga (ma tenga presente che un prodotto tagliato e cucito a mano sarà sempre e comunque differente dal precedente, anche ad uguale commissione).

Lei potrà creare uno stile che riterrà consono al Suo ambiente, senza apparire un estroso esibizionista, esigenza peraltro assai condivisibile.
Per quanto riguarda il prezzo, poiché mi sembra apparentemente l'unica questione che La possa realmente tenere lontano dal mondo del su misura, voglio dirle che prima di commissionare il mio vestito facevo considerazioni analoghe.
Poi ho pensato che, paradossalmente, non avevo abbastanza denaro per potermi permettere un abito di confezione.
Infatti, se la spesa iniziale di un sarto è più alta rispetto ad un abito già pronto, assai migliori sono i materiali di prima scelta che un drappiere di vaglia Le offrirà (e qui non dico altro se non che il Rettore De Paz offre una scelta sensazionale in tal senso), e di conseguenza maggiore è la durata.
Questo fattore della durata non è da sottovalutare, e altri motivi che rendono l'abito artigianale più longevo li potrà agevolmente trovare su queste lavagne, tra gli scritti mirabili del Gran Maestro.

Infine, un abito su misura offre una gamma ampia di possibili interventi nel caso di modifiche da apportare in un secondo momento, cosa che un abito pronto non può offrire.

Poi, per quanto riguarda la confortevolezza e la vestibilità, Le assicuro che il mio abito blu su misura, fatto due mesi dopo un abito grigio comprato, dopo mezzo anno ha migliorato la propria linea aderendo al mio corpo. Lo stesso non posso dire di quello grigio. Muovendomi nel primo non mi sento ingabbiato come nel secondo.

Naturalmente non Le scrivo queste parole per convincerla di alcunchè, ma solo per portarle la mia esperienza, con la stessa cortesia che Lei ci ha usato nel parlare della Sua.
Le auguro un anno buono.
Cordialmente,
Marino Poerio


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Nome: Marino Poerio
Data: 11-01-2005
Cod. di rif: 1863
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Una giacca in tweed
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
ho in lavorazione una giacca in tweed verde spigata con un ampio reticolo di sottili linee mattone, e vorrei cortesemente sapere se, vista la countricità della stoffa inglese che ho scelto, Lei mi consiglia una foggia particolare per le tasche della giacca o per altri particolari.
La ringrazio e la saluto.
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 18-01-2005
Cod. di rif: 1867
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Ancora della giacca
Commenti:
Egregio Gran Maestro,
La ringrazio per i consigli preziosi, che seguirò più che volentieri (nonostante io abbia già fatto precedentemente confezionare una giacca in lana spigata blu scura dal sarto, pertanto la prossima sarà la seconda del genere).
Poichè il suo uso era ed è piuttosto formale, non ho fatto per quella prima giacca in tweed applicare il secondo taschino. Spero di non aver fatto male.
Per questa giacca invece ne ero tentato, forse perchè, con il tempo e con il crescere del guardaroba, aumenta anche la mia disinvoltura nell'indossare un capo. L'idea del ticket pocket mi garba molto e la metterò in pratica.
Avrei poi in animo, con la stessa foggia, di farmi confezionare anche un'altra giacca in tweed a quadrettoni, con i colori autunnali ravvivati da note di crema e verde.
Ho un dubbio sui baveri: rispetto a quelli del mio primo abito estivo, avevo chiesto e ottenuto per la giacca blu dei baveri un po' più ampi, e tuttavia mi rendo conto che, forse, neppure ora mi soddisfano. Noto che non lambiscono neppure il taschino. Un bavero ampio si può addire a un tweed , oppure è più consono ad altri materiali? Sì, mi ricordo il suo "bavero grande quanto la Senna", ma, si sa, quod liceet Iovi...
In attesa del suo illuminato parere La saluto cordialmente,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 19-01-2005
Cod. di rif: 1868
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Errata corrige
Commenti:
Rileggo solo ora: naturalmente la seconda "e" di "licet" è frutto di una doppia, involontaria battitura.

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Nome: Marino Poerio
Data: 25-01-2005
Cod. di rif: 1878
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Loro Piana
Commenti:
Egregi Cacalieri,
colgo l'occasione della discussione su Loro Piana per riportare in breve la mia personale esperienza, già citata in altro gesso.
La mia azienda mi fornisce tre metri di pezza Loro Piana per farmi confezionare un abito.
La pezza risulta fallata: il mio drappiere mi conferma che lui non tiene più da anni tali tessuti per la loro scarsa affidabilità: molti metri venivano restituiti al mittente, massimamente da quando il gruppo, che si è lanciato in mille iniziative, ha cominciato a commissionare a terzi magna pars dei propri prodotti.
Da una piccola indagine è venuto fuori che diverse altre volte analoghe disavventure sono accadute, alla mia azienda, con i tessuti Loro Piana.
Cordialmente,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 01-11-2005
Cod. di rif: 2194
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Un aiuto iconografico
Commenti:
Egregi Gran Maestro e Rettore, esimi cavalieri e visitatori,
scrivo questo gesso per richiedere un aiuto a quanti mi leggano.
Ho deciso di farmi confezionare un due bottoni monopetto con revers a lancia, e gradirei trovare fotografie o disegni (escludendo figurini che dichiarino troppo apertamente la propria età) che mi aiutino a formulare più chiaramente la mia richiesta al sarto (nonchè a chiarirmi le idee sulle esatte proporzioni dell'insieme).
Vi ringrazio per l'attenzione.
Cavallereschi saluti,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 19-01-2006
Cod. di rif: 2314
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Differenze
Commenti:
Egregi Cavalieri,
mi scuso per l'esiguità e la prosaicità del mio contributo sul tema testè aulicamente trattato.
Personalmente, la vedo così.
Se chiedo in prestito gli abiti di un uomo ben vestito e li indosso, sarò anche io ben vestito.
Se chiedo in prestito quelli di un uomo elegante, non è affatto detto che io risulti elegante, né tantomeno ben vestito.
Cavallerescamente,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 14-06-2006
Cod. di rif: 2488
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: L'eccellenza
Commenti:
Egregio Signor Mattioli,
la ringrazio per la sua divertente lettera.
La leggo, e mi immagino alla tastiera un Vittorio Gassman, non quale era nell'intimo della sua tormentata personalità, bensì come appariva interpretando alcuni strepitosi personaggi della commedia italiana del periodo d'oro.
E' singolare la teoria espressa dalle sue righe: ciò che è massimamente costoso sarebbe di per se stesso e per ciò stesso da lodare, e la sola eccellenza possibile consisterebbe nel poterselo permettere, nel comprarlo.
Da questo percorso lei lascia provocatoriamente fuori la comprensione, senza la quale però mi risulta arduo capire come, secondo quanto da lei scritto, si possa - acquisto dopo acquisto - riuscire ad arrivare al "meglio".
Seguendo la sua impostazione, eccellente è colui che in casa possiede un quadro di Lucio Fontana poiché consigliatogli da un gallerista; quasi penoso invece un critico d'arte che è penetrato nei segreti della Cappella Sistina, ma, tapino, non può proprio permettersi di comprarla.
La saluto cordialmente e le faccio i complimenti per il suo bolide nero, nei confronti del quale spero non valga la sua teoria, per il suo bene: un' automobile così potente sarebbe assai pericolosa nelle mani di un pilota facoltoso ma inesperto.
Marino Poerio


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Nome: Marino Poerio
Data: 20-10-2006
Cod. di rif: 2641
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: La nuova Inghilterra
Commenti:
Molto interessante l'analisi del cavalier Nocera.
La sua teoria spiegherebbe in effetti come il nuovo Impero, quello americano, pur così giovane di tradizioni nel campo dell'abbigliamento, abbia tuttavia saputo talora imporre - nel bene e nel male - le proprie foggie nel vestire (per tacer d'altro) alla vecchia Europa.
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 19-06-2007
Cod. di rif: 3222
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: La pésca di camicie
Commenti:
Gentile signor Occhielli,
sfrutto l'allegoria ittica del Cavaliere Villa e la invito ad una riflessione.
Ammettiamo che lei senta nascere dentro di sé il desiderio di pescare.
Una domenica si recherà presso un'allevamento ittico. Le daranno una canna pronta, una polpetta per le esche, un secchio.
Un poco di pazienza, poi uno, due e più pesci pescati con le sue mani entreranno nel suo secchio. Tornerà a casa e mangerà quei pesci con una soddisfazione incomparabile a quella prodotta dal miglior branzino comprato al mercato.
Bene. Quando però avrà un poco più di tempo, proverà a recarsi da un negozio di articoli per la pésca, domanderà, rimdomanderà e poi infine domanderà ancora. Si farà consigliare sulla giusta attrezzatura: la canna acconcia, la lenza, gli ami, le esche vive.
Poi, il giorno prestabilito, si alzerà all'alba, cercherà e troverà uno scoglio o un'insenatura propizia. Sistemerà tutto il suo armamentario, si sporcherà le mani, il barattolo di vermi cadrà nel cestino del pranzo, l'amo le si conficcherà qualche volta nel pollice, perderà una dozzina di esche. La lenza, male annodata, al primo strappo sfilerà via con la sua preda.
Tornerà con il cesto vuoto e si domanderà: ne valeva la pena?
Se dopo una settimana tornerà alla riserva, o peggio al mercato, no.
Ma se la domenica successiva sarà sempre lì, su quello scoglio, ad aspettare, senza dubbio sì.
Dipende solo da lei.
Cavallerescamente,
Marino Poerio

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Nome: Marino Poerio
Data: 31-05-2008
Cod. di rif: 3814
E-mail: mar.poerio@tiscali.it
Oggetto: Talarico
Commenti:
Spettabile Cancelleria dell' Ordine,
segnalo che nella sezione "fornitori" il link che rimanda a Talarico conduce invece ad un sito solo omonimo.
MP

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