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Nome: Paolo Tarulli Data: 21-04-2004 Cod. di rif: 1099 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Domenico Rea Commenti: Illustrissimo GM Mi permetto di disturbarVi ancora per esporre una mia curiosità. Non molto tempo fa’ ho ottenuto, non senza difficoltà, il volumetto intitolato “L’ultimo fantasma della moda” (Leonardo editore). Come Voi sicuramente saprete il libricino e’ scritto dal grande scrittore Napoletano Domenico Rea. L’esimio scrittore disserta di come si vestiva una volta (e come, nel Vostro caso e quello di pochi altri maestri, si veste tuttora), del problema del caldo e della comodità, eccetera. La mai curiosità non e’ per il testo ma per lo scrittore. Non sono riuscito a trovare foto che possano far capire come il sommo autore in realtà vestisse. Perdonate il tono civettuolo, ma volevo solo constatare come una persona così erudita in materia di eleganza e portamento metta in pratica quanto faticosamente appreso. Così mi chiedevo se Voi aveste mai conosciuto Rea. Quale e’il Vostro pensiero sullo stile del maestro? RingraziandoVi, Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 24-04-2004 Cod. di rif: 1114 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Domenico Rea Commenti: Inarrivabile Signor Pugliatti, non posso che ringraziarLa per la sua delucidazione e per le agogniate (almeno da me!) immagini del maestro Rea. Inorgoglito dal leggere una Sua risposta dedicata ad un mio quesito, ho subitamente esaminato le foto sul taccuino. Io non sono nella maniera più assoluta nella posizione di argomentare sullo stile di Rea, ma devo dire( anche nella mia abissale ignoranza)avevo intuito che la tenuta descritta dal grande scrittore nel finale de “L’ultimo…” era un po’ troppo. Ancora La ringrazio per il Suo illuminante intervento. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 27-04-2004 Cod. di rif: 1123 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Negoziante Milanese Commenti: Illuminato GM e Signori Cavalieri tutti. La questione posta dal Signor Bondi nel gesso #1120 mi ha fatto molto pensare. Il servizio apparso su “monsieur” a cui fa riferimento il Signor Bondi, mi ha colpito molto. Il personaggio appare vestito in maniera quanto mai appariscente e peculiare. Lasciando da parte le “originalità” mostrate dal detto commerciante (scarpe a fibbia slacciata, catene varie, etc.)la selezione degli abiti e’ perlomeno opinabile. Tuttavia il signore appare nel complesso elegante, almeno ai miei occhi. Da qui nasce la mia domanda. Io sono convinto che il signore sia elegante di perse’, indipendentemente dal fatto che i suoi abiti non siano combinati in maniera corretta. Dopo tutto Agnelli in molte foto appare quanto meno molto originale (non oso scrivere malvestito)nelle sue scelte, tuttavia il mai dimenticato tycoon e’ da sempre ammirato quale elegantissimo trend-setter. Io sono dell’idea che esista una sorta d’eleganza innata che fa la differenza tra una persona immediatamente elegante ed una che non appare mai ben vestita. E’ indubbio che gli studi e l’esperienza portino ad essere sempre eleganti (o in ogni modo mai malvestiti). Sono tuttavia convinto che una persona innatamente elegante risulti sempre un po’ meglio di una persona non naturalmente dotata. Non credo che quest’effimera dote a cui mi riferisco sia da identificare nella bellezza, o nella prestanza della persona (per quanto io credo che una fisico longilineo aiuti molto l’aspetto generale). L’inarrivabile Duke, Churchill non erano certo belli, ma possedevano la dote dell’eleganza innata.Credo che il carisma personale possa influire sul quadro generale dell’aspetto di una persona, il caso di Churchill e’ in questo contesto plateale. Ma allora come giustificare personaggi dal gran carisma che appaiono cronicamente vestiti malissimo (Trapattoni, Bill Gates, etc.). Vorrei sapere la Vostra opinione in merito. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 19-05-2004 Cod. di rif: 1235 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Le camicie di Agnelli Commenti: Illustrissimo GM e Cavalieri tutti. Nel taccuino numero 505, l’egregio Signor Granata mostra una foto del compianto Agnelli. In questa foto e’ possibile notare il particolare della camicia “button down” con le punte del colletto sbottonate. Questo dettaglio mi ha sempre affascinato ed incuriosito. Essendo da sempre un amante dello stile Agnelli (non che mi azzardi ad imitarlo), ho da sempre cercato di capire quali fossero le preferenze dell’Avvocato in merito all’abbigliamento. Grazie alla lettura di tutti i gessi relativi ad Agnelli ho appurato quasi tutto. Un punto oscuro sono le camicie. La leggenda metropolitana vuole che il grande industriale acquistasse le sue camicie dai fratelli Brook di New York. Io mi chiedo sarà vero? Sarà mai possibile che un genio dello stile quale Agnelli possa aver ignorato I nostri artigiani a favore di un commerciante Americano? Cosi ho preso a pensare che Agnelli si facesse fare le camicie da qualche artigiano ad immagine del modello Americano. Però ho notato una cosa, avendo acquistato dozzine delle camicie dei fratelli Brook, i bottoncini fermacollo. Quelli presenti sulle mie camicie industriali appaiono totalmente identici a quelli cuciti sulla camicia che Agnelli indossa nella foto di Granata. Questo particolare mi ha di nuovo portato a credere che Agnelli davvero acquistasse le sue camicie a New York. Dopo tutto Agnelli sfoggiava di sovente comunissimi Levi’s 501. Può qualcuno svelare l’arcano? RingraziandoVi tutti, Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 20-05-2004 Cod. di rif: 1244 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Fior di camicia Commenti: Illustrissimo Dott. Pugliatti. Volevo ringraziarLa per la Sua pronta ed utilissima risposta, grazie! Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 23-05-2004 Cod. di rif: 1264 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Taccuino 550 Commenti: Illuminato GM e Cavalieri tutti Il testo del taccuino N. 550, dovrebbe leggersi "Master of style". Le mie scuse per l'errore dovuto all'emozione! Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 16-11-2004 Cod. di rif: 1776 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Field Jacket...flight jacket! Commenti: Solo un velocissimo dettaglio. L'attuale Field Jacket (uguale a quella mostrata sul taccuino) e' fornita all'esercito Americano dalla ditta Atlanco. Come per tutte le forniture i contractors sono innumerevoli, ma la Atlanco e' il fornitore con il contratto piu' consistente. In Italia e' quanto mai facile procurarsi una Field Jacket autentica (ci sono molti distributori su Internet, eg Mercatino Americano etc.). Una domanda all'inarrivabile prof. De Paz. La Flight Jacket (A2) in pelle di cavallo ,cara al Generale Patton, rientra tra i classici dell'abbigliamento internazionale? Grazie! ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 17-11-2004 Cod. di rif: 1779 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Ringraziamenti! Commenti: Gentilissimi signori Rizzoli e De Paz. Vorrei ringraziarVi per le utilissime nozioni sulla flight jacket. Mi volevo oltremodo scusare con l'illustrissimo GM e i Cavalieri tutti, per aver riproposto una questione gia' trattata in passato. Ringraziando ancora i sopra menzionati Signori, Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 28-11-2004 Cod. di rif: 1786 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Ringraziamenti Commenti: Illustrissimo GM, cavalieri tutti. Solo un breve messaggio di ringraziamento all'illuminato GM per la Sua spettacolare analisi dll' abito del dott. Elkan. Sfortunatamente sono stato lontano dalla civiltà per alcuni giorni e ho potuto fare ritorno al castello solo ora. Questo il motivo del ritardo nel formulare il ringraziamento al GM per il Suo pezzo. Grazie ancora! ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 02-12-2004 Cod. di rif: 1807 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: L'orologio e il Lapo Commenti: Ancora una volta sono lontano dal castello, quando invece dovrei esserci! Lusingato dalla riposta del GM, mi sono cimentato nella risoluzione del quesito. Vedo che un cavaliere dotato di vista aguzza mi ha preceduto. In tutta onesta' devo dire che la mia ignoranza mi aveva comunque portato fuori strada! Ringrazio il grande GM per la Sua gentile risposta. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 13-04-2005 Cod. di rif: 1931 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Maniche, panciotti... Commenti: Venerabile GM, cavalieri illustrissimi Dopo molto mi ritrovo nelle sale dell’amato castello. Ho letto con interesse i gessi relativi alle maniche stirate delle giacche del Principe Carlo. Nella mia smisurata ignoranza mi permetto di essere d’accordo con il nostro immenso GM sui perché di una scelta simile. Io vorrei però chiedere se qualcuno ha notato che l’esimio HRH ha cominciato a farsi stirare le maniche solo di recente. Da sempre osservatore del principe, ho cominciato a notare la stiratura solo in anni recenti. Prima le giacche dell’erede al trono erano come quelle dei comuni mortali, fatta eccezione per alcuni abiti estivi. Mi chiedo quindi il perché di un tale cambiamento. Mi chiedo anche perché le maniche siano stirare solo in talune occasioni, mentre in altre sono normalmente “tubolari”. Un altro quesito da grande ignorante, perché Carlo portava due panciotti al suo matrimonio? Tra l’altro il panciotto interno ,di colore più chiaro, presentava una strana “lentezza”. In alcune foto il gilet interno si piega in avanti, come per un “difetto”. Vorrei terminare con un mio pensiero che spero non risuoni come una bestemmia nelle auguste sale del castello. Forse accecato dall’ignoranza, oso formulare il seguente pensiero: io Carlo non lo trovo particolarmente elegante! I pantaloni sono sempre troppo corti e larghi, i revert del doppio petto troppo stretti e con la punta delle lance troppo bassa, nodo della cravatta troppo piccolo. Scarpe mai all’altezza di sua Altezza! Ecco l’ho scritto. Perdonatemi, ma e’ da sempre che trovo il Principe abbigliato in maniera opinabile. A me basta guardare un foto dell’avvocato per vedere cio’ che io considero l’eleganza al suo massimo, con le dovute eccezioni occasionali! Delucidazioni e comprensione per l’ignoranza saranno grandemente gradite! RingrazinadoVi, Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 15-04-2005 Cod. di rif: 1934 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Principe del Galles Commenti: Magnifico GM, illuminati cavalieri Ancora una volta mi trovo a ringraziare l'immenso GM per una sua delucidazione. Ringrazio anche il Signor Villa per lo stesso motivo. Sono rimasto molto colpito dal gesso del nostro inarrivabile GM. Quanto ho da capire ed imparare! Ringraziando ancora l'augusto GM ed il Signor Villa, Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 15-04-2005 Cod. di rif: 1936 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Valentino Commenti: Incommensurabile GM, cavalieri illustrissimi. Ancora stordito dalla lettura del gesso N. 1933, sono andato a ciccare sul taccuino, per riprendermi. Sono invece più confuso che mai. Negli anni ho sempre ammirato Valentino per il suo eccellente stile. Non parlo certamente dei suoi abiti di produzione, ma degli ottimi completi che lo stilista indossa da sempre. Chiaramente gli abiti “civili” indossati da Valentino sono di provenienza sartoriale, cosi come le camice sono ovviamente artigianali. Io ho sempre trovato il “sarto” Garavani molto elegante ed, infatti, ho ammirato il suo abito alla cerimonia del Principe Carlo. E’ proprio questo che mi confonde. Mentre Carlo ai miei occhi di ignorante appare di difficile comprensione, Valentino e’ l’immagine stessa della mia privatissima e poverissima concezione di eleganza. Non cerco risposte, ma solo la comprensione di chi può capire. Volevo anche chiedere al GM se fosse possibile una sua analisi sugli abiti di Valentino, provenienza, tessuti, giudizio estetico. RingraziandoLa, anche per i preziosi taccuini, Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 19-04-2005 Cod. di rif: 1938 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Ringraziamenti Commenti: Magnifico GM, volevo solo ringraziarLa ancora una volta per la Sua puntuale ed eccezionale risposta. Ho letto e riletto il Suo gesso, e credo di cominciare a capire alcuni concetti. Ancora grazie! Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 17-05-2005 Cod. di rif: 1971 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Mitologico osso! Commenti: Potente GM, cavalieri ammirati. Oggi, dopo anni di inutili ricerche, ho trovato la soluzione ad un mistero che mi intrigava da anni. Il mitologico Osso! Alcuni di voi avranno letto un libretto intitolato "signori, le scarpe". Il volumetto descrive la storia della calzatura dalla preistoria agli anni 80. Io ho sempre trovato il libro superficiale e vago, ma la prefazione e'spettacolare. Il redattore di cotanto pezzo e' il conte Giovanni Nuvoletti. Questi si lancia in una descrizione dei suoi rapporti con le scarpe. Una vera delizia. Il punto cruciale pero' e' quello relativo alla lustratura delle calzature. Lo Zerbinotto descrive antiche tecniche, e fra queste nomina il mitologico Osso. Ora per uno che non ha la piu' pallida idea di come un osso possa lucidare un scarpa, tale affermazione risulta quantomeno astrusa. Cosi per anni ho pensato che la lustratura ad osso fosse un mito. Un po' come la spedizione delle camice a Londra,per l'esposizione alla bruma dei Lawns britannici ante stiratura, che alcuni Italiani avrebbero effettuato in passato. Ed invece e' realta'. L'immenso GM ha colpito ancora! Ecco il nobile Nuvoletti restaurato ad inarrivabile conoscitore di antichi segreti. Mi chiedo se Giovanni Agnelli conversasse col conte di questi argomenti... ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 18-05-2005 Cod. di rif: 1975 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Ringraziamenti Commenti: Magnifico GM, dotto Rettore, cavalieri tutti. Poche volte nella vita sono stato tanto colpito dalla parola scritta come lo sono appena stato da quella del nostro GM. Posso solo scrivere una parola, Grazie! Grazie per le dotte nozioni, per le auguste parole e per l'evocazione dell'immagine del mio mito, Giovanni Agnelli, intento a bruciare la candela da ambo i lati. Consegnerei felicemente la mia sdrucita anima al solfureo Mefistofele in cambio della possibilita' di ascoltare una coversazione tra Giovanni Agnelli ed il conte Nuvoletti! Grazie ancora. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 19-05-2005 Cod. di rif: 1978 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: The Last King Commenti: Venerabile GM, Cavalieri tutti. Deliziato dalle squisite parole del nostro sublime GM, sono felicissimo. Felice perché intravedo la possibilità, esclusivissima, di poter esaminare uno dei miei miti assoluti, Giovanni Agnelli, con il genio del GM e la competenza di Voi tutti. A proposito di Agnelli io mi sono sempre chiesto una cosa, l’origine della sua voglia di sperimentare e ricercare nell’abbigliamento. Mi spiego. GA nasce in un ambiente particolarissimo, che tutti noi più o meno conosciamo e possiamo immaginare. Egli fu educato ad altissimo livello, fu a contatto sin dall’infanzia con personaggi eccezionali e con guardaroba esclusivi. Sicuramente gli fu spiegato (imposto?) come vestire e da chi ottenere i vari capi. Tutto gia’ predisposto. Ma allora perché andare a ricercare? Dopotutto bastava lasciare che il cameriere preparasse la mise del giorno e mettersela. Ed invece No. GA ricerca, sperimenta, elabora e colpisce. La mia domanda e’, da dove nasce il desiderio di ricercare, la voglia del difetto voluto, della stravaganza. Lo sgarbo notabile non solo ai dottissimi, che scovano il massaggio subliminale nascosto in dettaglio infinitesimale, ma anche alle moltitudini che lo osservano ed imitano. Dopo tutto il fratello e i parenti sono sì eleganti e ben vestiti, ma mai sfiorano le vette impervie toccate dal genio di Giovanni. Il suo stile e’ sempre quasi “sportivo”. Anche nel più serioso dei completi, ecco che appare il guizzo, il lampo che smonta il tutto e lo eleva al sublime. Da dove nasce tutto questo? Dalla frequentazione di grandi virtuosi quali il Nuvoletti? Dal voler evadere da un ruolo impostogli per diritto di nascita ma forse intimamente vessato? O semplicemente da una voglia di goliardia interpretata in maniera così particolare? Ho la presunzione di attendere opinioni da Voi! Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 21-05-2005 Cod. di rif: 1981 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Agnelli Commenti: Illustrissimo GM, Cavalieri tutti. Avendo avuto umilissimi natali il mio Italiano e' quello che e'. Non mi sono espresso bene nella didascalia alla foto di GA con il nipotino. Lungi da me il voler confrontare i due stili. Volevo solo evidenziare la differenza tra un imberbe studente ed il genio assoluto. Ho altresi' precisato di essere un ignorante e che la mia "critica" al giovine Elkan era puramente rivolta a lui, mai in confronto al nonno. Io sogno di poter leggere un'analisi su GA scritta dal sommo GM e corroborata dai Vostri interventi. Forse il desiderio di velocizzare i tempi di avvio di una tale conversazione mi ha portato a forzare un po' le cose. Mi scuso con quanti abbiano trovato i miei interventi inopportuni o prematuri. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 14-06-2005 Cod. di rif: 2013 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Le scarpe del re Commenti: Venerabile GM, illuminato Rettore, Cavalieri ammirati. Volevo porre un piccolo quesito a Voi tutti. Ho con sommo piacere rivisto foto dell'inarrivabile Gianni Agnelli nel taccuino. Io nella mia abbissale ignoranza, da sempre analizzo le immagini del nostro, alla ricerca dei dettagli piu' invisibili. Negli anni e grazie anche alla frequentazione del castello, sono riuscito a scoprire la provenienza di quasi tutti i capi usati da GA. Ma uno degli elementi piu' importanti, le scarpe, mi elude da sempre. Tutte le fonti da me consultate danno come fornitore di scarpe la famigerata (io la trovo famigerata, prezzi da artigiano e qualita' da becera industria) Tod's. Ebbene un'analisi approfondita di centinaia di foto non lascia dubbi. GA non ha mai calzato scarpe Tod's. I famosi scarponcini di camoscio esaltati dalle cronache degli anni ottanta, non sono Tod's. Le differenze tra quelli dell'avvocato e le versioni acquistabili sono abbissali. Sarebbe tedioso esporle qui, ma sono a disposizione per eventuali approfondimenti. Anche le foto di GA sulla neve, mostrano il re con ai piedi degli stivaletti da montagna. Ebbene la Tod's non ha mai prodotto scarpe di quella foggia. Io vorrei chiedere a Voi tutti, chi veramente faceva le scarpe al re? Perdonate la trivialita' del tutto, ma io venero GA e vorrei veramente scoprire dove egli ordinava le sue scarpe. Rispettosamente, Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 03-11-2005 Cod. di rif: 2196 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Blazer&Jeans Commenti: Glorioso GM, Cavalieri tutti. Mi permetto di esporre la mia visione sul tema proposto dall'esimio Cavaliere Villa. Io la vedo cosi. La cosa si puo' fare purche' la persona che intende indossare la famigerata combinazione risponda ai seguenti requisiti: Abbia meno di trent'anni, sia alto e sopratutto magro. La giacca io la vedrei solo blu, con i bottoni d'osso normali, non di metallo. Tre bottoni stirata a due e mezzo. Segnatissima in vita. Spalla Napoletana, spacchi profondissimi. I Jeans li vedrei MOLTO attillati, magari solo 19 centimetri in fondo. Dovranno avere le famose "doubble busted side seams", cosi da avere quella bella striscia ai lati. Mai l'orlo classico, solo quello della casa e' accettabile. Il tessuto un bel denim Giapponese tessuto su telai originali Americani anni 50, cosi da avere il bell'effeto "ring". Solo appena liso. Le scarpe direi molto classiche, duilio punta quadra, solo marroni, con suola doppia, lucidissime. Camicia azzurra, collo cut away aperto. Ma ripeto solo per giovani, snelli e alti. Solo alcune idee pescate nella nebbia della mia ignoranza! ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 30-11-2005 Cod. di rif: 2238 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: La camicia Commenti: Nobile GM, Cavalieri tutti. Il libro "La camicia. Storia, mito, moda", del Villarosa, introvabile nuovo, e' tuttavia disponibile usato al seguente indirizzo. http://www.abebooks.co.uk/servlet/BookDetailsPL?bi=298468640&searchurl=sts%253Dt%2526ph%253D2%2526tn%253DLa%252BCamicia Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 13-12-2005 Cod. di rif: 2254 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Consolazione Commenti: Illuminante GM, Cavalieri ammirati. Scrivo per dire che mi “ricorsolo”. Scusate il termine Romanesco poco ortodosso, ma e’ l’unico che renda bene il mio pensiero. Dovete sapere che Io quando leggo la lavagna ed il taccuino, non riesco a non sentirmi inadeguato, in imbarazzo. Io leggo i vari testi, guardo le foto e mi intristisco. Il mio povero guardaroba e’cosi lontano da quello dei vari personaggi che via, via si avvicendano nelle finestrelle del taccuino. Io mi rimiro nello specchio e vedo che sono lontanissimo da coloro che considero i miei ideali di eleganza. Oggi però gioisco, uno dei miei invidiati, seppure ammirati, modelli appare in un paio di pantaloni agghiaccianti. Per non parlare delle scarpe. Il Luchino dell’appunto 2194/94 e’ per il mio ego un toccasana. Egli che Io ho ammirato in molte occasioni, appare ora in un pantalone che dire ridicolo e’ poco. Corto, largo, stazzonato, non stirato e con un orlo da far accapponare la pelle. Ma come si fa’ con quella fortuna ad indossare un pantalone cosi. E le scarpe! Un mocassino sicuramente prodotto dall’amico Della Valle, ed in quanto tale una ciofeca. Magari esagero, ma oggi a guardarmi nello specchio ho sofferto meno. Anzi nel mio vestitino del sartino locale, e nelle mie Derby dell’umile Brugnoli, mi sento quasi elegante! Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 07-01-2006 Cod. di rif: 2296 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Sciamat Commenti: Generoso GM, Cavalieri tutti. Mi permetto di chiedere al Signor Ricci una cosuccia. Prima una precisazione, i tronisti sono dei buffoni (non intendo in maniera derogatoria, sono solo dei tizi pagati per intrattenere)che lavorano in TV. Io, invece, le volevo porre una domanda che forse risuonera' blasfema nelle auguste volte del Castello. Avendo trovato le giacche di Sciamat corrispondenti al mio ideale di doppio petto, la domanda e': ma quanto costa farsene fare una? Mi si perdoni la trivialita' ed ineleganza di un simile quesito, ma essendo, mi pare, il visitatore piu' "terra-terra" del Castello mi concedo una simile bassezza. Signor Ricci so' che il prezzo dipende dal tessuto, ma diciamo che il tessuto ce lo metta io, quanto mi costerebbe un doppio petto come quello, spettacolare, che si vede nelle Sue foto? RinraziandoLa anticipatamente, Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 09-01-2006 Cod. di rif: 2303 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Sciamat e gli altri Commenti: Venerabile GM, Cavalieri ammirati. Volevo ringraziare l’avvocato Ricci per la Sua bella risposta. Altro mio desiderio e’ di commentare i giudizi dell’esimio Pugliatti su Sciamat. Lungi da me il voler criticare il grande Pugliatti, che io invece ammiro in maniera svergognata per i Suoi spettacolari taccuini. Io volevo solo dire che mi sembra sterile il criticare lo stile di una bottega che proprio per esso emerge dalla mischia. Il voler cambiare tale stile per riportarlo nella connotazione di un ideale personale mi pare inutile. Io credo che uno scelga il sarto in base a cio’ che questi puo’ fare in termini di abilita’ personale e di stile proprio. La ricerca e’ per me proprio questo. Il mio ideale di doppio petto si avvicina moltissimo allo stile Sciamat, per cui mi rivolgero’ a loro per avere la mia idea confermata nella realta’. Non andro’ di certo da un Pirozzi, che certo potrebbe essere diretto dal mio gusto, ma difficilmente arriverebbe a stravolgere il suo stile personale al punto di assomigliare a Sciamat. Sarebbe innaturale e sbagliato. Per concludere, la mia idea e’ che uno ricerca il sarto che produce lo stile piu’ simile al suo ideale di eleganza. Rimane il fatto che un committente all’altezza può dirigere il sarto dove vuole, ma certe tendenze “intrinseche” del sarto sono pressoché inalterabili. Io credo che una delle qualità del committente di livello sia quella di saper scegliere il sarto con lo stile “di base” più in sintonia con il proprio. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 17-01-2006 Cod. di rif: 2312 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Eleganza e ben vestire Commenti: Nostro glorioso GM, Cavalieri tutti. Io volevo per primo esporre un mio pensiero sul dilemma posto dal Signor Starace. Per anni ho inseguito il mito dell’eleganza, senza un risultato apprezzabile. Perché? Ignoranza senz’altro, mancanza di mezzi economici sicuramente, falsi maestri di certo. Poi i mezzi sono arrivati, l’ignoranza si e’ ridotta (anche grazie alla frequentazione del castello), i falsi maestri sono stati sostituiti dai luminari incontrati nelle auguste sale del nostro maniero. Ma l’eleganza, quella di Agnelli, quella del Duca, quella di David Niven, non c’e’. Il vero motivo e’ solo uno. L’eleganza e’ innata. Ci si può abbigliare dei migliori indumenti disponibili, imparare le “regole”, acquisire la capacità di discernere il corretto dall’incorretto. Una volta alla fine del percorso si diviene ben vestiti. Certo la massa addita il benvestito come un elegantone, un lord. Ma dentro chi sa’ veramente capisce che quell’aura impalpabile che avvolge i miti di sempre rimane irraggiungibile. Dopo tutto gli indumenti sono solo una parte minima dell’insieme del vero elegante. Un industriale molto noto ebbe a dire che Agnelli era elegante anche in canottiera e mutande, non gli serviva di certo il fido Caraceni per abbagliare i suoi contemporanei. Il conte Nuvoletti scrive che il Duca si ostinava a portare le amate Clark, i desert boots, ma rimaneva comunque l’uomo più elegante del mondo. Io credo che si possa ambire ad essere ben vestiti, questo si e’ raggiungibile, ma l’eleganza pura e’ una dote. Una dote come può esserlo l’intelligenza o la bellezza. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 02-02-2006 Cod. di rif: 2333 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Snobberia Commenti: Esimio sig. Villa, frequentatori tutti. Caro Villa, Le vorrei far presente che la sua ultima non mi rappresenta. Lei dice di interpretare il pensiero di tutti i frequentatori della lavagna, io non mi sento rappresentato. Indubbiamente il sig. Segattini ha sbagliato nella forma in cui ha esposto alcuni dubbi. Ritengo anche che il messaggio successivo a quello, splendido ed illuminate, del GM sulla storia di Attolini sia un pochino distante dalle finalità della lavagna. Qui di solito si discutono cose più “rarefatte” e “alte” di quanto non siano le comparazioni tra marchi commerciali. Sono, però, rimasto colpito dalla veemenza con cui il Segattini e’ stato redarguito. Io ho delle opinioni sui marchi commerciali, e sarebbe interessante portele esprimere sulla lavagna. Mi rendo conto che, come su scritto, la lavagna e’ dedicata ad aspetti più sofisticati, ma un messaggio ogni tanto con un commento su di una casa commerciale aiuterebbe i fruitori della lavagna. Aiuterebbe gli utilizzatori che per motivi economici e magari di tempo, non possono andare a farsi fare un abito da Gennaro Solito o dal mitico Pirozzi. Io credo che, talvolta, nella lavagna si pecchi di snobberia. Non credo sia giusto che un appassionato debba per forza esprimersi come un principe forense per poter avere i propri dubbi fugati, o avere il piacere di vedere chi ne sa’ di più commentare un fatto che arrovella le meningi da anni. Io ho avuto una scolarizzazione difficile, ed il mio Italiano e’ quanto meno precario, ma non vedo perché cio’ debba impedirmi di provare ad esprimere idee e dubbi anche a persone molto più forbite, nel linguaggio, di me. Spetterebbe anzi a queste persone il voler fare un piccolo sforzo, un piccolo sacrifico e scendere dal cavallo bianco e cercare di aiutare il poveretto che stenta. Una volta un comportamento simile si chiamava cavalleresco. Al sig. Segattini. Mi permetto di risponderLe a riguardo dei marchi da Lei citati. Pur non essendo un esperto al pari di altri, ho negli anni acquisito scarpe di tutti i marchi, compresi quelli coinvolti nella sua ricerca. Io Le darei un parere immediato, si faccia fare le scarpe su misura. Mi spiego. Una volta che uno ha deciso di investire almeno millecinquecento euro su di un paio di scarpe il limite tra confezione e su misura si assottiglia. Un paio di scarpe su misura, fatte da un artigiano serio, costano circa tremila euro. Ma la differenza e’ abissale. Anche Berluti pret-a-porter, che io reputo il marchio più sopravvalutato che esista, non si avvicina alla qualità e comodità ottenibili da un calzolaio degno di tale nome. Se per motivi economici Lei non può orientarsi verso tali soluzioni, io Le consiglierei di rimanere sui grandi nomi Inglesi che rappresentano un miglior rapporto qualità/prezzo rispetto agli Italiani. Inoltre per un paio di scarpe di livello medio (Campanile, Brugnoli pret-a-porter, Church post acquisizione Prada) non paghi cifre superiori ai cinquecento euro, non li valgono. Cordialmente, Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 02-02-2006 Cod. di rif: 2339 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Fine della "mini-polemica" Commenti: Illustre GM, Cavalier Villa, Capisco e mi adeguo. Vorrei solo esprimere il mio dispiacere nel vedermi rinfacciati alcuni aiuti che avevo chiesto, e che avevo ricevuto. Sono proprio questi aiuti ed il virile e caloroso benvenuto a me riservati due anni or sono, che mi fanno rammaricare per la maniera in cui la lavagna sembra andare. Rispetto e comprendo la necessità di mantenere una ferrea disciplina per evitare una deriva populista che inficerebbe la vera natura della lavagna. Resto tuttavia dell’idea che una sezione riservata al commerciale sia oramai indispensabile. Mi scuso con i visitatori costretti a leggere le mie esternazioni su di una lavagna destinata a ben altri argomenti. Non avvera' piu'. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 25-02-2006 Cod. di rif: 2365 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Commenti: Cari cavalieri. Prima o poi doveva succedere. Il conte Robert di Montesquiou e’ arrivato nelle sale del castello. Io appresi dell’esistenza del nobile Dandy dalle pagine di un librettino simpatico. Molti di Voi sapranno che nell’augusta Albione esiste una pubblicazione che va’ sotto il nome di “The Chap”. Tale rivista e’ una piccola gemma, almeno secondo il mio parere. The Chap prende in giro, molto amichevolmente, le riviste di stile Inglesi degli anni cinquanta. Una cosa che io ho trovato sempre interessante e’ che gli autori della rivista riescano ad infilare una miriade di fatti serissimi nelle pagine di prosa umoristica. Infatti, tra una presa in giro e l’altra gli autori portano avanti, in maniera semiseria, la loro crociata per un mondo dove cortesia e stile estetico la faranno da padrone. Addirittura da una lettura attenta degli scritti, si evince che e’ convinzione degli autori che bellezza estetica e buone maniere siano la migliore risposta ai problemi che assillano la società d’oggi. Raccomando a tutti una lettura di The Chap. Tornando al conte Robert di Montesquiou, nel libro “The Chap Manifesto: Revolutionary Etiquette for the Modern Gentleman“ scritto da Gustav Temple e Vic Darkwood, se ne parla profusamente. I due signori immaginano di incontrare il conte, o magari parafrasano la cronaca di un incontro avvenuto davvero, nella di lui magione a Parigi. Il risultante racconto e’ una perla d’umorismo Inglese ed uno sfoggio di conoscenze in materia d’abbigliamento ed arte degna di un intervento del Nostro GM. Inoltre i nostri si esprimono in una prosa davvero simpatica, sovraccarica di sinonimi desueti e parole bizzarre. Naturalmente mi vergogno a dire che ho appreso dell’esistenza del Conte dalle pagine di una pubblicazione umoristica, ma e’ cosi. The Chap e’una miniera da dove il lettore attento può estrarre ispirazione infinita. Io vi ho scoperto il sapone da barba Turco Arko (da comprare nell’enclave Turca di Green Lanes, a Londra) che nulla ha da invidiare ai pluridecorati di St.James street. Le sciarpe Tootal Scarves, bellissime e con quel pizzico d’eccentricità che oramai manca alle famose English Eccentrics. La brillantina Morgans e tante altre cosine che rallegrano il cuore di chi ama una certa idea dell’Inghilterra. The Chap e’ anche pieno di foto e disegni provenienti dalle riviste di moda maschile degli anni cinquanta, fonte d’ispirazione senza fine. Consiglio agli “anglofili” fra noi di dare un’occhiata a questa singolarissima pubblicazione. Il libro “The Best of the chap”, comprendente le parti più interessanti della produzione degli ultimi cinque anni, e’ disponibile da amazon. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 07-05-2006 Cod. di rif: 2431 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Primavera Romana Commenti: Comprensivo GM, cavalieri tutti. Volevo condividere con Voi alcuni pensieri che formulavo in questi giorni. Con l’arrivo della bella stagione, almeno qui a Roma, sono tornate a fiorire alcune combinazioni di capi che trovo curiose, combinazioni che mi sono sempre chiesto da dove vengano, chi le abbia inventate per primo e perché ottengano popolarità vasta ed ingiustificata. Vorrei esaminare la combinazione giacchino di camoscio marrone, camicia azzurra, pantalone grigio e scarpe marroni. Il tutto non e’ che stia male, anzi, ma chi fu il primo a creare il tutto e quali sono le basi storiche? Il giacchino e’ significativo. Nella versione classica e’ un A1 dei reparti volanti dell’esercito Americano (reparti volanti in quanto l’A1 era usato negli anni 30 prima della formazione dell’Us Air Force, che avvenne solo nel 1947). La giacca in questione e’ un giubbotto senza collo con due tasche applicate sul davanti, chiuse da un bottone, era fatto di pelle di cavallo lucida e quasi sempre conciata con metodi vegetali e colorata con l’anilina. Non vi tedierò con altri dettagli. Io mi chiedo chi ha trasformato l’A1 facendolo con il camoscio e chi ne ha cominciato l’uso nell’abbinamento di cui sopra? Questo tipo d’abbinamento si vede in altre citta’ a parte Roma? Credo che a Napoli vi sia una certa diffusione del giubbino in esame. La mise e’ popolarissima e si può vedere declinata nelle maniere piu’ varie. Dalla versione ricchissima dotata di giacca confezionata con un solo pezzo di pelle per il dietro, da pantaloni sartoriali e scarpe artigianali, a quella composta da giacca in “cartone” , calzoni di risulta e scarpe cinesi. Per questo mi chiedo l’origine di tanta popolarità. Un po’ come la giacca blu con i calzoni grigi, la combinazione giubbetto marrone e calzoni grigi e’ trasversale ed interclassista. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 08-05-2006 Cod. di rif: 2443 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Ringraziamenti Commenti: Potente GM, La volevo ringraziare per La sua squisita risposta. Come sempre Lei illumina una parte oscura delle mia ristrettissime conoscenze. Il gesso e' da me particolarmente apprezzato, specialmente dopo la mia infelicissima performance nel Suo studio. RingraziandoLa ancora, Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 27-06-2006 Cod. di rif: 2507 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: La Barba Commenti: Illuminato GM, Egregio Signor Borio, Le vorrei velocemente illustrare le mie povere conoscenze in materia di barba. Le consiglio di leggere la sezione dedicata al florilegio, dove troverà una riproduzione integrale dell’articolo apparso su Monsieur di qualche tempo fa’, interamente dedicato alla toletta maschile. Io le posso consigliare alcuni prodotti che ritengo il massimo per la barba. Primo il sapone, da evitare tutto quanto reperibile in bombolette ad aria compressa e le robe tipo “professionale per barbieri”. I prodotti Inglesi sono di gran lunga i migliori, per cui io le consiglio di orientarsi verso le delizie della perfida Albione. Visto che si irrita facilmente io le suggerirei di evitare i saponi duri e di privilegiare le creme, da preferire quelle alla mandorla più lenitive. I produttori migliori sono i soliti mostri sacri Londinesi. Io per una scelta personale che applico anche nella vita, scelgo sempre chi fa’ una cosa sola e bene invece che molte cosi, cosi, per cui io prediligo i prodotti dei barbieri e questi sono: Geo Trumper, Truefitt&Hill. Vi sono anche le creme prodotti dai farmacisti, i migliori sono: Taylor’s of Bond Street, Crabtree&Evelyn, Dr Harris & Co.. Vi sono anche i profumieri, ma io per esperienza li sconsiglio, creme troppo odorose e poco valide dal punto di vista tecnico, comunque validi i prodotti dei soliti Floris e Penhaligon’s. Io le suggerirei di provare le creme alla mandorle o alle rose di Trumper reperibili molto convenientemente al seguente indirizzo: http://www.theenglishshavingcompany.com/cgi-bin/psProdDet.cgi/G-SCA||@c@Geo f Trumper|0|user||42| . Volesse provare i piu’ ruvidi prodotti di Truefitt&Hill le consiglio di provare il mitico Lorenzi (http://www.o-lorenzi.it/prodotti/sottoc.asp?cat=Toeletta&sottoc=Saponi+da+barba), ha in magazzino moltissimo del celebre barbiere. Gli altri hanno tutti shops nei rispettivi siti rintracciabili con una semplice operazione di ricerca sul fedele Google. Veniamo ora al pennello, da non sottovalutare. Io le consiglio ancora di evitare tutta la paccottiglia reperibile al supermercato e dalle profumerie di catena. Prediliga ancora gli Inglesi, nei siti che le ho segnalato troverà tutto cio’ che le occorre. Naturalmente il pennello sara’ di Tasso naturale, i prodotti di Trumper sono ottimi. Voglia poi Lei andare sul massimo, esiste una casa Francese che produce il massimo dei pennelli da barba, Plisson. Costano una fortuna, ma sono gli unici fatti interamente a mano e durano anche venti anni, li trova qui: http://www.lalamadicollini.it/?gclid=COiqnr705oUCFSJeMAod1Vzhvg Il dopobarba sara’ naturalmente delicato, ancora da ricercare tra i produttori Inglesi di cui sopra. Una scuola di pensiero predilige i dopo barba alcolici, io sono tra questi. Il nostro sommo GM confida in una Sua, rileggibile sulla scrivania, di usare la colonia direttamente sulla pelle appena rasata. Questa ultima soluzione nel suo caso e’ impensabile, provi prima le lozioni cremose dei fidi barbieri di Londra, analcoliche e lenitive. Sembrerà una bestemmia, ma anche gli Americani producono discreti articoli da barberia. The Art of Shaving, reperibile dal Lorenzi, ditta Americana di chiara ispirazione Britannica, produce delle buone lozioni pre e post barba che potrebbero fare al caso suo. Io le ho provate e le ho trovate un po’ blande, ma le qualita’ puramente lenitive sono ottime. Il rasoio che lei nomina, il Mach3 e’ secondo me il massimo, va’ pero molto in profondità. Io le consiglierei di partire con un semplice monolama, che sostituira’ con il Mach3 una volta che la Sua pelle si sara’ abituata alla lama fissa. Cerchi nel Castello le innumerevoli pergamene che parlano della tecnica di taglio, l’uso della temperatura dell’acqua per preparare e lenire la barba, il verso da seguire per evitare dolorose bruciature. Io le posso consigliare la lettura di questo prezioso vademecum: http://www.truefittandhill.com/shaving_tips.shtml. Scusandomi per la lunghezza del gesso e per la sua incompatibilità con i temi della lavagna, Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 08-09-2006 Cod. di rif: 2568 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Gusto e lusso, pubblico e privato - Al sig. Leonardi Commenti: Egregio sig. Leonardi, venerabile GM, cavalieri tutti. Mi permetto di intervenire nella questione della marca e del lusso, pubblico e privato. Nei lunghi anni in cui cercavo disperatamente di dimostrare a tutti che, partendo da umilissime origini, era divenuto ricco e soddisfatto, ho usato capi firmati a iosa. In Italia il capo firmato e' cruciale, identifica l'utilizzatore, lo classifica immediatamente. Ricco, ricchissimo, smanioso di apparire tale, disperato "fashion victim", e cosi via. Io, desideroso di appartenere, di essere catalogato nella classifica dei ricchi, mi dotavo di tutto il necessario. Naturalmente anche nella scelta della griffe si seguono due strade. La moda e basta, si cerca cosa va' e cosa non va', non curandosi se la tale cosa e' ben fatta o se ci dona. Chi segue questa filosofia finisce inevitabilmente per apparire un poveraccio, magari affluente ma sempre un poveraccio, privo di qualunque senso del ridicolo. La seconda via e' quella della ricerca. Si rimane nel campo delle griffe mostrabili, ma si ricerca il meglio, non curandosi se sia particolarmente di moda. Si spera si essere notati da chi, affluente, sa' capire la qualita' della scelta, la sua esclusivita', cosi da apparire ricchi e con la cultura necessaria a selezionare le griffe "giuste". Io ho militato nella seconda categoria per anni. Poi sono andato a Londra. Cambiamento epocale. Nella capitale del gusto, ho avuto la folgorazione, ho visto la luce. La mia ricerca delle griffe giusta per apparire come membro della casta "alta", resa completamente vana dallo stile imperiale ed eterno dell'upper class Inglese. Nessuna scritta, nessun logo, solo la qualita' estrema e lo stile innato. Anni e milioni gettati nella spazzatura, ma ne valeva la pena. Io con il mio completo di gran marca, la cravatta con logo ben in vista, le scarpe con marchio evidenziato, la camicia decorata da cifre roccoco' mi sentivo un ignorante provincialotto al cospetto di signori vestiti in maniera del tutto "anonima". Da allora una lenta e lunghissima strada, irta di difficolta' mi sta' portando verso la luca. Il castello mi e' stato di fondamentale aiuto. Io credo che la griffe sia per chi vuole apparire. Il gusto e lo studio per chi vuole essere. Inoltre la vera maniera per scegliere e' la qualita' intrinseca delle cose. Nel 99,9 percento dei casi le griffe sono di qualita' infima, confezionate da schiavi con materiali di risulta in laboratori siti in paesi lontani. Anche e sopratutto i nostri stilisti confezionano ciofeche, vero vituperio del made in italy. Quanti vestiti di uno stilista milanese oramai canuto, ho sfoggiato con incosciente ignoranza! Quante fodere infustate, quanti pantaloni storti, quanti milioni persi. La qualita' vera e' nell'artigianato, guidato da mano ferma e consapevole. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 11-09-2006 Cod. di rif: 2572 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Griffe Commenti: Agoniato GM, Cavalieri tutti. Torno a parlare dei capi di griffe e della loro applicazione, stimolato dalle potenti parole del luminoso Villa e dal riferimento a Fay del Sign. Zanin. Il marchio Fay e’ il tipico esempio di come una griffe possa essere in origine di qualita’ per poi degenerare miseramente, vittima delle logiche commerciali, vero dramma delle ditte nostrane. Io, nella mia fase di piu’ acuta di “educated fashion victim” (ovvero un babbeo che segue la moda come un disperato ma che e’ corroborato da una certa ricerca ed una minima cultura), acquistai una delle primissime giacche Fay, quella coi famosi gancioni da pompiere. Il giaccone in questione era veramente ben fatto, al limite dell’artigianato industriale, infinitamente migliore degli originali a cui si ispirava. Orbene, felicissimo del mio acquisto sono divenuto un fan del marchio. Negli anni ho acquisito moltissimi capi di Fay, potendo notare una continua e costante degradazione della qualita’ dei materiali, delle rifinuture persino dei modelli. Inoltre Fay costa particamente come un buon sarto. Il mitico GM ci ricordava che una “cappottella” del maestro Solito, costa sui 1600 scudi, un cappotto di quelli “doppi” di Fay non costa molto meno, ma la differenza e’ abbissale. Io oramai sono divenuto un fondamentalista per quanto riguarda l’artigianato. Ho preso troppe fregature dai nostri balsonati stilisti, con i loro laboratori in Romania ed in Cina. L’artigiano e’ piu’ difficile, bisogna convincerlo a mollare idee vetuste, bisogna aspettare, fare la coda, fargli le coccole, ma il risultato finale e’ la gioia. La gioia di vestire una cosa che e’ solo tua, la vera esclusivita’. La gioia della qualita’. Naturalmente alcune marche sono ancora buone, alcune ottime. E’ anche vero che per talune esigenze il ricorso all’artigianato e’ veramente impegnativo. La valigeria per esempio e’ un campo dove anche l’appassionato di qualita’ assoluta deve rivolgersi all’industria. Certo vi sono artigiani anche in quel campo, ma i costi ed i tempi sono da Fortune 100! Io sono rimasto legato ad alcuni marchi che reputo di qualita’ eccelsa, ma sono davvero pochissimi. Vi sono case che producono scarpe a livello semi-industriale che rivaleggiano con i migliori artigiani (i soliti Inglesi e Santoni, oramai unico industriale-artigiano Italiano degno di nota). Per taluni capi destinati esclusivamente allo sport attivo, Lacoste e Ralph Lauren sono ancora accettabili, per quanto orrendamente costosi per la qualita’ offerta. Hermes produce ottime “scarpe da ginnastica” davvero durevoli e, smacco ulteriore per i Francesi, fatte in Italia. Mi fermo per non inficiare la lavagna ulteriormente, anche se di marchi prima o poi si doveva parlare! Io mi permetto di chiedere la creazione di una sezioncina del castello riservata ai marchi, cosi da lasciare la lavagna ai massimi sistemi, cui da sempre e’ dedicata. Paolo Tarulli PS – Chiedo venia per il mio penultimo gesso, orribilmente formattato, ma scrivevo dal telefono! ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 24-11-2006 Cod. di rif: 2722 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Scarpe nere e regole varie Commenti: Venerabile GM, magnifico Rettore, illuminati Cavalieri. Mi permetto di esprimere la mia idea ed esperienza in riferimento alla discussione sulle scarpe nere. Devo dire che in questo caso l'eleganza e l'estro personale c'entrano poco. Le scarpe nere il taluni ambienti sono non solo consigliate, ma obbligatorie. Nella città di Londra, nel famoso "square mile", le scarpe nere sono le sole scarpe accetate. Lo sfoggio di scarpe non nere, di qualunque fattura, risulterà nella perdita del rispetto degli indigeni. Ad onor del vero devo dire che i signori che frequentano la city calzano spesso zatteroni informi, ma il colore e' rigorosamente nero. Il marrone e' come il piede caprino che emerge da sotto il saio del frate. Le scarpe non nere evidenziano, agli occhi degli indigeni, una poca affidabilita', una tendenza al frivolo ed al poco serio. Tendeza quest'ultima, cosiderata letale ai fini affaristici. Tristemente, col marrone, sono associati gli Italiani ed i sudamericani, etnie purtroppo viste come amabili e gaie, ma molto poco idonee agli affari seri. Percui le scarpe nere saranno pure "sbagliate" prima delle 18, ma sono indispensabili in taluni ambienti, sono un uniforme. Si potrebbe dire che chi basa la propia idea di una persona sul colore delle scarpe sia un cretino, ma spesso la prima impressione e' quella che conta per cui meglio seguire le "regole", concludere l'affaruccio ed infilarsi le scarpe marroni al week-end. Altro ambiente dove le scarpe nere sono molto apprezzate e' quello ecclesiastico. In questo caso on scendero' in particolari, ma ogni volta che mi sono trovato a contatto con gli ambienti della Chiesa, le scarpe nere mi hanno fatto sentire parte del tutto, sensazione confermata dalle occhiate dei miei interlocutori, sempre attentissimi alla sostanza ma anche alla forma. Quanto detto e' solo la mia opinione, frutto di esperienze personali. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 28-11-2006 Cod. di rif: 2747 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Safari Jacket Commenti: Sommo GM, Cavalieri tutti. La bellisima foto di Lord Snowdown mi ha fatto ricordare di una ditta di New York che produce sahariane di ottimo livello. Certo i piu' avvezzi al sarto preferiranno tale soluzione, ma io ho trovato le giacche di Lostworld, questo il nome della ditta, ottime. Tessuto selezionabile tra molti, incluso l'eccezionale cotone militare, for lack of a better word, utilizzato un tempo dai fornitori dell'esercito americano. Io conobbi lostword perche' fanno ottime riproduzioni di giacche da volo della seconda guerra mondiale, tra i pochissimi che le fanno in pelle di cavallo, come gli originali. Il sito e' pessimo, ma le foto sono tante e grandi e taluni prodotti davvero superlativi, tipo la giacca da volo B3 in sheepskin di livello mondiale. http://lostworldsinc.com/HuntingSafariBushJacket.htm Vi saluto! Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 29-11-2006 Cod. di rif: 2751 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Sahariana Commenti: Venerabile GM, sono, come sempre, lusingato da un Suo messaggio a me riferito. Capisco benissimo il senso del Suo ultimo, la ricerca infinita del sublime. Rimanendo in argomento, mi permetto di chiederLe due cosette sulla sahariana. Lei in quale materiale se la farebbe, o se l’e’ già fatta, confezionare? Esclusi i luoghi di utilizzo ovvi, in quali luoghi o circostanze la sahariana e’ utilizzabile? Quali bottoni sono consigliabili, quelli di corno? Sotto la sahariana ci va’ la camicia, o si porta a pelle? Io, quando ero nell’esercito, ne ricevetti una che andava a pelle, tipo camicia, che aveva una “pattina” che copriva lo spazio aperto sul petto. Perdoni le tante domande! Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 30-11-2006 Cod. di rif: 2756 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Sahariana Commenti: Potente GM, La volevo ringraziare per il gesso Suo ultimo, come sempre utilissimo ed illuminante. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 18-12-2006 Cod. di rif: 2790 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Sartoria Inglese Commenti: Egregio GM, ammirati cavalieri, mi permetto di dire la mia sulla questione della sartoria Inglese. Io ho frequentato molto i vari templi della sartoria Inglese, giammai come cliente s'intende, ma come accompagnatore di amici Inglesi. La cosa che mi ha sempre fatto pensare e' il problema della cultura del commisionante. Nelle sartorie Italiane i sarti sono molto fermi sui loro punti di vista. Ci vuole un cliente davvero espertissimo e sicuro delle sue idee per convincere un sarto a fare un vestito come lo si vuole. Anche il miglior sarto se lasciato fare produce un qualcosa che riflette la SUA idea di vestito e chi il vestito lo paga deve prenderselo cosi come e'. Certo se il sarto e' un genio, allora il risultato puo' piacere comunque, ma e' rarissimo. Gli Inglesi sono molto piu' recettivi alle richieste dei loro clienti. Il problema e' che questi clienti le richieste non le fanno! Io ho visto con i miei occhi persone di altissimo lignaggio ordinare i vestiti per telefono(!), dando come unica indicazione il tipo di tessuto ed il numero di bottoni. E' questo il punto, i nostri sarti arrivano da decenni di clienti esigentissimi che si lamentano profusamente per la minima imprecisione, clienti che si piantano i pungni in tasca e tirano per vedere che succede alle spalle (cito un articolo del GM). I sarti Inglesi hanno da sempre un numero sparutissimo di clienti esigenti, ed infatti taluni abiti sono sublimi, ma la gran parte non e' interessata al vestito in quanto opera d'arte. Sono interessati a coprirsi e lo fanno solo perche' devono rispettare talune regole di societa'. Infatti questi sono i signori che al week-end si mettono le camice fucsia ed i calzini bianchi a mezzasta. Il sarto Italiano e' il frutto di una selezione naturale operata da clienti ferocissimi e numerosi, ed infatti oggi che il numero di questi clienti dimuisce, cosi cala l'abilita' dei nostri sarti. Bisogna pero' dire che un sarto di livello, tipo Huntsman, che riceve la commessa per un abito da un cliente esperto, cattivo, che gli fa' sputare il sangue, allora il risultato e' celestiale, spesso superiore al migliore Italiano. Ma serve davvero un virtuoso, esempi posso essere SAR il principe di Galles. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 18-12-2006 Cod. di rif: 2797 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Sartoria Inglese Commenti: Venerabile GM, Cavalieri ammirati, proseguendo nel discorso sulla sartoria Inglese, Io credo che un punto cruciale che garantirà a noi Italiani una sartoria di livello e' questo: in Italia vi sono moltissimi esteti, cultori del bel vestire. Il desiderio di appararire in una certa forma e' troppo forte, per cui si cercheranno sempre dei sarti abili, delle camiciaie di qualità. Il vero dramma e' che nelle isole Britanniche, ed ancor peggio in America, nessuno capisce nulla del buon vestire. Nessuno davvero. Per cui che senso ha andare a studiare, perdere settimane a pungolare un sarto reticente, arrovellarsi le meningi per ricercare il rarissimo, quando l'unico a sapere che tutto cio' e' avvenuto siamo noi? Certo il piacere personale, il massimo dello snobismo, il sapere solo noi che tale abito e' "perfetto", ma per la quasi totalità degli Inglesi di oggi cio' non ha senso, e' follia. Per cui la necessità dello sfoggio del marchio e' cruciale, il resto non conta. Io vengo da una simile forma mentis, i miei armadi pieni di abiti col marchio, di camicie col logo. Io ho da poco visto la luce ed ho cambiato rotta, ma molti non lo fanno ed alle sartorie servono i soldi non i clienti ropiscatole, per cui ben vengano i russi che ordinano a dozzine invece che a pezzo singolo. E poi un cliente come può essere un Cavaliere e' una sciagura, ha le idee chiarissime, vuole solo il difficilissimo, quello che solo uno tra i mille dipendenti sà fare. Meglio il russo che paga, si prende tutto quello che gli si rifila purche' abbia il marchietto, e saluta felice. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 10-01-2007 Cod. di rif: 2831 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Uomo Vogue Commenti: Radioso GM, Cavalieri ammirati. Nel taccuino ribolle la discussione sul famigerato Lapo. Esce in edicola la rivista "Uomo Vogue", e chi appare in copertina? Lapo, ovviamente. Non e' la prima volta che noto una certa concomitanza tra gli argomenti trattati qui al castello, e vari articoli di giornali e riviste. Che tra le auguste sale del castello si celi qualche giornalista? Che il nostro lavoro sia segretamente spiato? Una burla, si capisce, ma talune coincidenze sono sospette... Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 18-04-2007 Cod. di rif: 3063 E-mail: paolo@eliterent.com Oggetto: Vestiario vintage Commenti: Da qualche tempo sulla lavagna e’ possibile vedere le foto di alcuni appassionati di abbigliamento vintage originale. La domanda che ci si pone spesso di fronte a questi appassionati che si abbigliano in maniera improbabile, e’ perché farlo e soprattutto non sarebbe meglio investire in abiti moderni, decenti? Il bravissimo e paurosamente colto Pugliatti, ci spiega che il risultato ricercato da questi signori, non e’ il bello estetico, l’apparire ben vestiti e magari eleganti. Il fine ultimo e’ l’avere, il possedere un originale d’epoca, che poi conferisca al portatore un aspetto orribile, non conta nulla. Io devo dire di comprendere appieno questi signori, e vorrei far capire quanta passione e studio ci sono dietro questi abiti particolari. Io da molti anni sono un appassionato di giacche da volo americane. Grazie ad Internet ho scoperto che come me ce ne sono a migliaia e che la passione per la ricerca delle giacche originali, delle riproduzioni più fedeli, nulla ha da invidiare alla passione di molti di noi per gli abiti di qualità. La comunità degli appassionati di giacche da volo e’ composta da “religiosi” che vanno alla ricerca di capi originali e quando li trovano, dopo mille peripezie, sono pronti a sborsare una cifra folle, spesso per una giacca che non si indosserà mai! La ricerca parte dai libri, dall’analisi maniacale delle fotografie d’epoca, da cui estrapolare i dettagli più minuti che serviranno poi ad identificare una giacca da un’altra, andando per mercatini, fiere, raduni e spesso aste. Il capo finalmente acquistato e’ spesso in uno stato di tale fragilità (le giacche più ambite, il modello A2, erano confezionate in pelle di cavallo conciata con il metodo vegetale, per cui la pelle dopo 60 anni e’ molto delicata. I modelli con pelli conciate al cromo sono più resistenti ma molto meno desiderabili) che la giacca verrà posta in una teca e ammirata da lontano. Anche il restauro e’ spesso ferocemente dibattuto dagli appassionati, molti preferiscono non restaurare le giacche. Vi e’ poi il mercato delle riproduzioni. Il fatto che gli originali costino molte migliaia di dollari, ha spinto vari piccoli artigiani a creare delle repliche degli originali, cosi che gli appassionati possano usare le giacche che tanto amano senza preoccuparsi di rovinare un raro e prezioso originale. Il problema e’ che l’attenzione al dettaglio ed ai materiali che gli appassionati richiedono e’ tale che spesso una riproduzione di qualità massima costa quanto un originale. La defunta Real Mcoi’s, ditta Giapponese specializzata in riproduzioni di giacche da volo americane dal 1938 agli anni settanta, produceva repliche di livello sublime. Nylon d’epoca per le giacche degli anni 50, pellami conciati con la caseina (metodo usato nella creazione di mobili di prestigio), con il metodo vegetale, etichette riprodotte al millimetro. Una giacca in cavallo mustang a tiratura limitata poteva costare anche 4000 dollari. Ed ecco che torniamo a concetti piu’ vicini a noi. Queste ditte (eastman leather, aero leather, Buzz Rickson, Mobil Armer) si sforzano di ricercare I metodi di fabbricazione più rari e conformi all’originale spendendo moltissimo in ricerca e sviluppo, per un motivo solo: i clienti sono esperti che sanno quello che vogliono e sono in grado di indirizzare l’artigiano nel fare il suo lavoro. Questo e’ esattamente quello che il GM ci ha sempre indicato come la via per ottenere dal sarto il massimo. Dunque questi signori che sfoggiano giacche da volo di 60 anni fa, o i buffi ragazzotti che ci mostra il Pugliatti, sono spesso degli appassionati di livello assoluto, con bagaglio culturale di tutto rispetto. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 02-06-2007 Cod. di rif: 3171 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: In riferimento al gesso 3169 Commenti: Egregio signor Occhelli, in attesa che ben più illuminate menti le rispondano, mi permetto io di darLe qualche estratto della mia esperienza in merito. Anche io ho cominciato la lunga ed infinita strada verso il sentirsi vestiti bene come Lei. Ho comperato abiti di plastica da notissimi nomi, camicie di cartone da illustrissimi vati dello stile, scarpe di camoscio cinese da alfieri del “made in Italy”. Poi ho visto la luce, proprio come Lei, avventurandomi nelle auguste sale del Castello. Dopo aver letto, riletto e riletto ancora tutto quello che c’e’ da leggere, mi sono fatto una mia ideuzza della cosa. La prima cosa da capire e’ che lo “stile”, l’eleganza non viene MAI dagli stilisti, dai look creators, dai commessi dei negozi, dalle mamme, dalle amiche, dalle fidanzate, dagli amici esperti. Viene solo dallo studio e dalla cultura, niente altro. Occorre leggere i libri, spulciare la rete, guardarsi le fotografie, leggere il GM, il Forni, il Pugliatti, insomma farsi il culo, mi si perdoni il francesismo. Non vi e’ via facile verso la gloria ed il lato oscuro e’ sempre in agguato. Io stesso dopo anni di studi, sono a volte tentato. La pubblicità ingannatrice a volte mi ammalia ed ipnotizza e ci vuole tutta la mia razionalità per riportarmi sulla retta via. La camicia “fatta tutta a mano” da una blasonata ditta milanese, mi attira, nella pubblicità sembra perfetta. Tuttavia il costo e’ folle, nell’ordine di 250 Euro, con tale somma la mia camiciaia me ne confeziona due su misura, con tutte le cosine al posto loro, le cifre a mano. La camicia artigiana mi starà sicuramente meglio, mi darà più soddisfazione nell’uso quotidiano. La differenza e’ che la camiceria me la sono dovuta andare a cercare nelle budella orribili della capitale, dopo sforzi notevoli, sia logistici che economici. E’ questo il punto, il vero artigianato non costa tanto di più di uno stilista, con la differenza che il sarto, la camiciaia, se indirizzati a dovere, producono piccoli capolavori, che si ripagano nel tempo. Altro punto cruciale, il cliente deve sapere imporre la propria idea all’artigiano. Ma per avere una simile forza ci vuole lo studio e la passione. Io Le consiglio, mentre comincia ad accumulare un po’ di bagaglio personale, di evitare le marche famose come la peste. Si cerchi un sarto locale, che dovrà guidare passo-passo verso la Sua idea di eleganza. Una camiceria con lavoranti comprensive e capaci di capirLa, molto spesso bastano pochi cenni sicuri per ottenere un prodotto di livello. Le scarpe di Crisci le lasci agli arabi, Lei si cerchi la foggia che più le aggrada studiando sui libri e sul sito e poi si rivolga a dei produttori di confezione di buon livello, il su misura verrà dopo. Una scarpa di buona fattura non deve costare più di 500 Euro (Green costa molto di più, ma per il momento aspetterei), se ben intrattenuta (come diceva Domenico Rea) la scarpa risulterà comunque bellissima e molto meglio della mondezza che vendono tanti scarpari blasonati. Le forme di Cedro le lasci per quando comprerà Green o Peron&Peron, per il momento un bel tendi scarpe di plastica sarà più che sufficiente (il sommo GM, in una foto presente sul taccuino, mostra le Sue scarpe tese da tendi scarpe ordinari). Io, di tanto in tanto, guardo la mia collezione di abiti “firmati” e piango. Piango pensando alle migliaia e migliaia di Euro spesi per un pattume immondo, ma mi consolo pensando che solo da un grande sofferenza nasce la consapevolezza del bello, del meglio, del personale. La saluto. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 02-12-2007 Cod. di rif: 3586 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Denim Commenti: Ill.mo GM, cavalieri tutti. In una recente risposta apparsa sulla posta del Venerabile, si parlava dell'impossibilità di reperire denim che non fosse già trattato cosi da apparire usato. In Giappone la mania per l'abbigliamento americano del periodo anni 50/60 e' tale da aver spinto alcuni produttori a creare repliche dei capi storici della tradizione statunitense. Detti capi sono repliche al millimetro di abiti che erano usati per il lavoro dei campi, venduti a poco prezzo. Le repliche costano care, ma sono davvero splendide. L'attenzione per i dettagli tipica dei Giapponesi, abbinata alla loro idiosincrasia per la filosofia del "cutting corners", ha prodotto pantaloni in denim virtualmente indistinguibili dagli originali. Il denim usato per la produzione e' tessuto su telai d'epoca, in peso mai inferiore alle 11 once, e rigorosamente non lavato. Infatti l'acquirente deve provvedere a lavare i calzoni prima di poterli utilizzare. Infinite le discussioni degli appassionati relative alle misure da comprare in relazione alla percentuali di "shrinkage" che il denim "artigianale" subisce. L’uso di questo tipo di capi cosi carichi di ricerca e passione, e’ aimè limitato ad un numero di appassionati limitatissimo, non solo perché la produzione e’ davvero artigianale e dunque esigua, ma anche perché le taglie sono calibrate per il mercato nipponico e quindi piccolissime. Per chi fosse interessato all’approfondimento segnalo un sito eccellente, seppure rozzissimo in quanto a realizzazione tecnica, mantenuto da una ditta scozzese che importa capi in denim non trattato. Detta azienda produce anche repliche di giacche da volo americane, ma ne abbiamo già parlato tempo addietro. Il sito si trova all’indirizzo: http://www.aeroleatherclothing.com/webapp/aeroleather/servlet/AeroViewPage?category=DENIM%20-%20LEE&page=displaysubcats&catid=83 Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 17-12-2007 Cod. di rif: 3605 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Libro Gianni Agnelli Commenti: Ill.mo GM, cavalieri ammirati. In questi giorni esce per i tipi della Rizzoli un libro che definire eccellente e’ un insulto. Il libro in questione parla, o meglio mostra, quello che per me rimane l’esempio più fulgido di come ci si debba vestire, Gianni Agnelli. Il libro e’ un insieme di fotografie dal valore inestimabile in quanto dette immagini provengono dagli archivi privati degli Agnelli, ed infatti sono per la quasi totalità inedite, e quindi mai viste. Nella lettura del libro ho ritrovato quell’amore per lo stile di Agnelli che ultimamente avevo un po’ perso. Le immagini sono bellissime, di dimensioni decenti, molte a colori, talune eccezionali. Non vi tedierò con la descrizione di ogni scatto, ma credo veramente che un appassionato di abbigliamento non possa esimersi dall’analizzare questo libro nei minimi dettagli, anche se odia lo stile Agnelli, forse in questo ultimo caso di più. Il libro segue minuziosamente la cronologia, per cui e’ possibile esaminare l’incredibile evoluzione dello stile Agnelli. La lettura di questo libro mi ha convinto ulteriormente della futilità dei miei sciocchi tentavi di emulazione del grande Avvocato. Non dipende dagli abiti, dalle scarpe, e’ tutto dovuto allo stile interno, innato. Il glorioso GM ha espresso questo concetto mille volte in passato, ma io ho voluto resistere, ancora credere che l’Avvocato fosse emulabile, magari solo a livello di ispirazione, mi sbagliavo. Il GM ha sempre avuto ragione. Dopotutto l’esempio di Lapo, che attinge a piene mani dal guardaroba sterminato del nonno, doveva farmi capire. Lapo ha un aspetto ridicolo, da macchietta. Ma l’Avvocato e’ stato il mio primo amore, il faro che mi ha guidato fuori dal pantano degli abiti firmati e delle scarpe di plastica. Lo stesso faro che mi ha portato ai portali del castello. Questo libro davvero apre gli occhi su di un esempio di genio, ma di un genio talmente assoluto che non può essere nemmeno fonte di ispirazione ma solo di infinita, per quanto sterile, ammirazione. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 21-12-2007 Cod. di rif: 3609 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Ringraziamento Commenti: Volevo ringraziare il cavaliere Massimiliano Mocchia di Coggiola per le preziose indicazione del suo ultimo gesso, e per avermi indicato una parte del castello che non avevo mai visitato correttamente. Grazie! Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 22-12-2007 Cod. di rif: 3612 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Ricerca Commenti: Potente GM, innanzitutto La volevo ringraziare per le sempre preziose indicazioni sul gilet binacoguarnito (la definizione e’ perfetta). Lungi da me il voler dubitare di SAR il principe Carlo! La mia curiosità e’ legata all’evoluzione della cultura personale in ambito estetico. Quello che mi affascina e’ il capire come l’interesse di un individuo in materia di abbigliamento si evolva e sviluppi. Durante la mia ricerca ho notato che moltissime teste coronate, o da incoronare, vestono in maniera sciatta, palesemente con fastidio, spinti solo dal protocollo. Alla prima occasione si denudano di ogni decenza e si abbigliano come spaventapasseri. Quindi non sono i natali nobili ad indirizzare una persona nella giusta direzione. Non basta aver avuto avi eccellentissimi che vestivano di conseguenza, abitare in palazzi aviti dove sono già presenti guardaroba da sogno. Basta guardare la nostra casa reale per capire tutto ciò. Anche in ambito borghese gli esempi di eredi degeneri sono innumerevoli. Allora io mi chiedo cosa ha spinto SAR il principe Carlo a ricercare, a fare in pratica quello che facciamo noi comuni mortali? Dopo tutto gli altri membri della casa reale Inglese, a parte il leggendario vegliardo, non sono certo dei ricercatori, vestono si bene, ma palesemente senza i guizzi a cui ci ha abituato Carlo. Pertanto anche Carlo avrebbe potuto uniformarsi agli altri membri della sua famiglia, ed agli altri nobili Europei. Allora cosa l’ha spinto alla ricerca? Ho pensato ad un dotto famiglio che magari si occupi del suo guardaroba, gli scelga le cravatte, ma allora perché gli atri membri della casa non usufruiscono di un simile servizio? E poi la cosa non regge, troppo personali le scelte del Principe, troppo palese la costante ricerca intima di dettagli oramai riservati ai soli esegeti dello stile Inglese. La mia affermazione “ma come e’ venuto in mente a SAR il principe Carlo di farsi confezionare un gilet simile per il suo matrimonio”, nasce da questa curiosità, giammai da mancanza di fede. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 22-12-2007 Cod. di rif: 3613 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: 3612 Commenti: In riferimento al gesso N. 3612. Detto gesso da me scritto, manca dei saluti finali. Me ne scuso col Venerabile, cui il gesso era rivolto, e con chi lo avesseto letto. Pertanto formulo qui i miei saluti al GM ed a voi tutti. Colgo l'occasione per fare anche gli auguri di buone feste al nostro glorioso GM ed a tutti gli ammirati Cavalieri! Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 02-01-2008 Cod. di rif: 3621 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Covert Coat Commenti: Magnifico Rettore, La ringrazio per il cortese gesso. Ricordavo le lavagne da Ella citate, ho inserito i due taccuini solo per mostrare un'altra opzione al visitatore che chiedeva numi sul cappotto, e per chiedere qualche ulteriore informazione sulla "cappottella" di Gennaro Solito. Mi perdoni se ho reiterato un argomento già trattato in passato. La ringrazio nuovamente e La saluto. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 29-01-2008 Cod. di rif: 3646 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Cappottella di Solito Commenti: Venrabile GM, ancora una volta ella mi lusinga con una risposta ad un mio quesito. Effettivamente mi riferivo proprio alla cappottella del maestro Solito qui discussa mesi fà. Il fatto e' che non mi e' riuscito di trovare foto di questo capo, che posso solo immaginare, piu' facilmente ora che ho la Sua preziosa descrizione. Ancora ringraziamenti e saluti. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 04-02-2008 Cod. di rif: 3654 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Gesso Cod. rif: 3802 Commenti: Generoso GM, con il petto gonfio di orgoglio per Le Sue generosissime, e largamente immeritate, parole apparse sul gesso in oggetto, mi permetto di ringraziarLa per l'analisi del cappottone Rubinacci. Davvero notevolissima la stoffa utilizzata nel capotto illustrato. La notizia che il capo e' stato cucito quest'anno mi spezza il cuore. Mi rattrista perche' penso al privilegio enorme che il buon Luca ha su tutti noi. Il privilegio immenso di poter andare a recuperare una stoffa tanto preziosa ed avere i mezzi e la cultura per declinarla in un simile risultato. Avrei preferito che il capo fosse vecchio, rinvenuto casulamente in un armadio e messu su per scimmiottare un pò la tradizione di famiglia. Ed invece no, il cappotto rivela una storia piu' complessa. Immagino il ritrovamento della stoffa, le consultazioni con i sarti di famiglia, le discussioni sulla foggia, sulle finiture. Che invidia accecante! Buon per Luca, almeno ha dimostrato di non essere uno di quei figli degeneri che gettano alle ortiche la tradizione per favorire le ultime, abborenti mode. Grazie ancora per la Sua luminosa analisi, sommo GM. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 14-02-2008 Cod. di rif: 3660 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Gesso 3829 Commenti: Generoso GM, ancora una volta La ringrazio per un gesso a me indirizzato. Le officine dell'Ordine, con la biblioteca, stanno producendo risultati sbalorditivi. RingraziandoLa nuovamente, La saluto. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 19-02-2008 Cod. di rif: 3665 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Libro "Il secolo dell'Avocato" Commenti: Scrivo solo per segnalare un libro a quanti, come me, sono sempre alla ricerca di foto dell'immortale Gianni Agnelli. E' appena uscito un libro relativo alla mostra apparsa al Vittoriano di Roma. Il libro e' ottimo, con foto eccellenti. Talune sono davvero spettacolari e permettono un analisi minuziosa del modo di vestire dell'Avvocato. Il libro e' repreribile qui: http://www.skira.net/dettaglio.php?back=home.php&isbn=8861305311 Vi sono foto di un cappotto a doppio spacco che cercherò di inserire in lavagna (sogno un 'analisi del GM su di un capo che trovo curiosissimo), e primipiani delle cifre delle camicie, ancora una volta espressione dello stile unico del grande industriale. Saluti, Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 27-02-2008 Cod. di rif: 3678 E-mail: folgore973@hotmail.com Oggetto: Polacchine camoscio nere Commenti: Egregio Signore, Lei non specifica molto sul tipo di scarpa che le interessano. Io Le posso fornire alcuni indirizzi di negozi di buon livello. Se Le interessa il su misura, Roma e' il posto sbagliato. Un tempo la città eterna era popolata da leggendari artisti, ma oramai nessuno esercita più. Solo Gatto prosegue, ma mi si dice che il tocco non sia più quello di un tempo. I prezzi sono da concessionaria di auto di lusso ed i tempi di attesa elefantiaci. Provi se vuoLe, il divino Gatto (cosi lo ebbe a definire il conte Nuvoletti, vate del mitologico osso), opera in via Antonio Salandra. Io per ragioni meramente di inadeguatezza economica, mi rivolgo al pronto, lasciando il su misura a chi se lo può permettere. Dunque le indicherò alcuni negozi di pret-a-porter. Se Le piacciono le Inglesi ed e’ in “buona salute”, come dicevano i vecchi commessi Ebrei, il negozio da visitare e’ Brugnoli, via Fabio Massimo. Edgware Green e’ tra i marchi rappresentati, prezzi sotto ai mille Euro, di poco però. Roma si può fregiare della presenza di un concessionario Santoni (veramente e’ un monomarca) sito in via Borgognona. Io mi servo li, scarpe ottime, commessi inutili ma con la decenza di tacere, tutti i colori e le misure. Inoltre Santoni ha il pregio che se Lei le lucida con prodotti top (Saphir per capirci, venduto in negozio bellissimo in via della Croce, vicino al negozio di Santoni) sembrano di lignaggio molto superiore a quello effettivo, comunque elevatissimo. Prezzi sul mezzo testone, ottimi per la qualità offerta. Un ottimo emporio e’ il negozio Boccanera, via della Robbia, marchi Inglesi e nazionali di pregio con prezzi simili a Santoni. Qui occorre essere ferrati, perché a marchi seri se ne mischiano di meno validi. Se Le piace Church, si trova a Roma un punto monomarca, in via dei Condotti. Io ho vari pezzi ante Prada, dopo l’acquisizione da parte dei signori Italiani ho l’impressione che la qualità sia decaduta, veda Lei. Davide Cenci, via Campo Marzio, ha un bell’angolo dedicato alle scarpe. Marchi Inglesi e commessi che, incredibilmente, sanno il fatto loro. Prezzi tipo Brugnoli. La lista e’ necessariamente incompleta, ma spero che le sia di aiuto nel trovare le Sue nuove scarpe. La saluto. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 14-03-2008 Cod. di rif: 3694 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Royal warrant Commenti: Nella posta del GM, si parla dei Royal Warrant, ovvero dei fornitori ufficiali della real casa britannica. Il sito: http://www.royalwarrant.org/DirectorySQL.asp spiega tutto, non bene come fa il GM nella Sua posta, sui warrants. Il sito e' onesto ed, in puro stile British, risponde alla domanda "I prodotti insigniti del warrant, sono i migliori?" La risposta: "No. Sono solo quelli preferiti da un determinato membro della Famiglia Reale". Immaginate la stessa domanda fatta in Italia su di un argomento analogo... Saluti. Paolo Tarulli PS- Il sito permette di vedere tutte le ditte insignite del warrant. Si possono vedere anche solo quelle scelte da SAR il principe Carlo. Il data base si può suddividere in categorie merceologiche. Davvero curiosa quella dei "fancy goods". ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 19-03-2008 Cod. di rif: 3701 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Spezzati inusuali Commenti: Potente GM, cavalieri ammirati. Mi introduco maldestramente nel discorso del Cavalier Villa, per chiedere numi sull'uso da parte di molti Maestri dello spezzato composto da giacca chiara e pantalone scuro. Io scrissi un gesso,N. 3806, per chiedere numi su di un insieme sfoggiato dal Montezemolo. Vedo anche in un gesso recente Rubinacci che veste chiaro su scuro. Io sono affezionato alla giacca scura su pantalone più chiaro, e sono incuriosito dall'opposto. Capisco che la mia preferenza e' dettata dall'ignoranza (lo spezzato scuro su chiaro e' più facile del suo opposto) cosi chiedo numi. Saluti e ringraziamenti. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 10-04-2008 Cod. di rif: 3755 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Gesso 3911 Commenti: Venerabile GM, La ringrazio per il gesso 3911, illuminante e confortante, almeno per me. Sono ancora nella fase in cui modelli di stile, quali il Montezemolo può essere, esercitano pressioni subliminali che si traducono in ispirazioni poco felici. La Sua scienza, come un faro nella notte, indica la via verso una maniera di vestire più personale e concreta. Mi permetto di sperare in uno sviluppo dell'analisi sulla combinazione chiaro su scuro. RingraziandoLa nuovamente, porgo cordiali saluti. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 11-04-2008 Cod. di rif: 3760 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Stile Inglese Commenti: Mentre mi diletto nel leggere la storia dello spezzato chiaro su scuro che il fenomenale Nocera stà scrivendo nel taccuino (attendo con trepidazione il gesso del GM), ho letto la missiva del signor Martucci sull’argomento bespoke. Il potente GM risponderà da par Suo quanto prima, Io prendo solo lo spunto per una riflessione. Ogni qualvolta che viene nominato il famigerato, o famoso, “stile Inglese” Io mi sento un pò chiamato in causa. Non perchè io ne sia un esponente od un cultore, ma solo perchè avendo vissuto dieci anni senza mai lasciare Londra, e vivendoci ora per meta dell’anno, ho visto da vicino la realtà della sartoria Inglese. Lungi da me il voler spiegare le intricatezze della maniera britannica di cucire gli abiti e le camicie, vorrei però spiegare un pochino la maniera in cui gli indigeni delle isole di Sua Maestà si pongono nei confronti del vestire. Gli Italiani – fatta eccezione per i pochissimi - sono tutti molto preoccupati del come essi siano categorizzati dagli altri e, consci della potenza dell’immagine nel determinare l’altrui impressione, sono molto attenti al vestire. Non parlo di un attenzione quale puo essere quella di un Cavaliere, ma di un attenzione focalizzata ad ottenre un aspetto finale in linea con l’immagine che si vuole gli altri percepiscano. Non importa se detta preoccupazione dia come risultato finale un aspetto ridicolo e sciatto, conta solo il fatto che i pari grado siano colpiti ed invidiosi. Gli Inglesi di tutto questo se ne fregano. Dato come presupposto che la stragrande maggioranza dei sudditi di Sua Maesta preferisce che sia la personalità a determinare l’impressione generata negli altri, occorre capire che le rigide caste sociali ancora presenti in Inghilterra, regolano la maniera in cui ogni individuo si pone nei confronti dell’abbigliamento. Mentre in Italia ci si veste cerando di apparire come appartenenti ad una classe superiore, nella perfida Albione si cerca di rispettare la propria posizione nella scala sociale, salvo modificare il proprio aspetto quando si scala un gradino. Per tornare al discorso del signor Martucci, la manifattura Inglese da sempre lascia a desiderare dal punto di vista del dettaglio. Dato che in Inghilterra e’ il signore nell’abito che fà la differenza e non l’abito stesso, i dettagli e le finiture sono poco curati. Nel taccuino vi sono molteplici esempi di abiti cuciti a Savile Row che risultano finiti in maniera approssimativa, quasi sciatta. Dopotutto la lezione piu’ forte che si può evincere dallo studio degli scritti del GM e’ quella che spiega come sia il committente a fare l’abito. La cultura e la preparazione del committente, unite alla fermezza che viene solo dalla certezza nelle proprie idee, possono spingere anche un mediocre artigiano a produrre risultati di livello altissimo. Gli Inglesi sono committenti blandi, interessati solo alla forma finale dell’abito, alla sua funzionalità di strumento di lavoro. Tutto questo risulta nell’approssimazione che il signor Martucci ha notato. Il mai compianto a sufficenza conte Nuvoletti racconta un anedotto delizioso a proposito di una visita del Duca di Windsor in Italia. Il grande nobile britannico ebbe modo di ammirare la collezione di scarpe del conte Nuvoletti. L’occhio del Duca notò subito tra i capopezzi esposti, taluni esemplari di John Lobb. Con sorpresa chiese numi al Nuvoletti, sopratutto sul fatto che le scarpe Lobb fossero le piu’ belle che il Duca avesse mai visto. La risposta del conte fu memorabile: “Altezza, qui Lobb lavorava per un Italiano!”. In queste parole la summa di tutto il discorso, il committente Nuvoletti aveva spinto il già eccellentissimo calzolaio Inglese a produrre il suo capolavoro assoluto. Mai un committente Inglese, fatta eccezione per i massimi geni della materia quali SAR il principe Carlo, avrebbe potuto ottenere un simile risultato. Aggiunga a tutto ciò il fatto che per natura gli Inglesi guardano molto alla sostanza e poco alla forma, e che gli Italiani sono l’esatto opposto e capirà benissimo il perche’ di certe scelte da parte dei sarti di Savile Row. Saluti. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 15-04-2008 Cod. di rif: 3763 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Passato e presente Commenti: Egregio Cavalier Villa, ammirati Cavalieri tutti. Questo benedetto stile Inglese e’ davvero difficile da definire e capire. Io credo fermamente nella tesi che la differenza la fanno i committenti. Gli inglesi svilupparono il loro stile per rispondere ad esigenze puramente funzionali, tecniche. Il grande uomo d’affari, il nobile, il Lord, si recavano a Savile Row non per discutere di asole, impunture, fogge e quant’altro, non con il desiderio di spingere un artigiano a produrre il capopezzo che avrebbe soddisfatto un desiderio estroso. Andavano dal sarto e dagli altri artigiani perché sapevano che per frequentare certi ambienti occorreva vestire in una certa maniera, consona all’ambiente e soprattutto agli altri frequentatori. Nella city, dove ho avuto l’onore di lavorare per molto tempo, la parola d’ordine era: gessato scuro, camicia bianca, scarpe nere, cravatta monocolore (nel senso di solo blu o nera). Il fatto che l’abito gessato scuro fosse di fattura pessima non contava nulla. L’abbigliamento ha una funzione tecnica, quale la può avere una tuta blu per il meccanico. Gli Inglesi non cercano l’acuto, cercano la massificazione, l’appartenenza ad una istituzione inequivocabilmente caratterizzata da un certo tipo di scelta cromatica e di forma. Gli avvocati si vesto in una maniera, i traders di borsa in un'altra (famose le camice a righe e le bretelle con le “lingue” che sbucano dalla giacca). La fattura di detta attrezzatura e’ molto meno importante dell’aspetto generale che la medesima offre. Un esempio di come l’abbigliamento in Inghilterra sia importante quanto in Italia, ma in maniera totalmente diversa e’ il seguente aneddoto. In un periodo di mercato in forte rialzo, ma con il botto dietro l’angolo, un senior partner di una grossa società di trading proferì la seguente sentenza “Quando vedo un trader di 24 anni che porta delle bretelle rosse e che fuma un grosso avana, allora so che il mercato sta’ per crollare”. La realtà e’ che molto tempo fa vi furono una serie di grandi appassionati che dettero a Savile Row le linee guida, che si mostrarono in pubblico con abiti unici, abiti che definirono lo stile Inglese. Poi gli altri si sono adeguati, cercando solo il risultato finale, senza soffermarsi sui quei dettagli che invece avrebbero reso cosi unica e bella la grande sartoria Italiana. Il committente Italiano (parliamo di persone a livello di Cavalieri) cerca, invece, l’unicità, l’estro. Non vuole la massificazione, l’oblio della massa, cerca la realizzazione pratica di un sogno, una visione. La funzionalità pratica di un abito e’ secondaria, quante volte abbiamo parlato del problema del caldo. Gli Inglesi, quelli veri non quelli idealizzati da lontano, portano la camicia a maniche corte, anche sotto il gessato fatto nella Row. Portano i calzini a mezz’asta per l’amor del cielo! L’italiano cerca la sfida, spera di incontrare un altro al suo livello e dimostragli che ha avuto più gusto, e’ stato più ricercato nelle soluzioni tecniche, più fermo nella “lotta” col sarto riottoso, con la camicia isterica. L’inglese vuole uno strumento di lavoro che lo faccia sentire parte integrante della classe sociale a cui appartiene. Quando incontra un suo pari non guarda al taglio della giacca, alle asole, alle ribattiture sulle spalle, ma al fatto che l’altro la giacca la porti uguale alla sua. Lo stile Italiano e’ figlio di una serie di gentiluomini che hanno sempre ricercato l’inarrivabile, restando spesso delusi ma anche proprietari di guardaroba unici. Lo stile Inglese è figlio di una serie di regole (che per molti versi hanno delineato la maniera in cui ci si veste formalmente anche oggi) atte a far produrre ai sarti delle uniformi in grado di far sentire gli utilizzatori finali tranquilli e ben protetti dall’altrui ludibrio, massima infamia ricevibile in terra d’Albione. Saluti. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 05-06-2008 Cod. di rif: 3825 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Commenti: Venerabile GM, Cavalieri ammirati. Nei massimi sistemi il castello trova la sua fruizione completa. A volte però io mi trovo a battagliare con la volgarissima tasca, intesa come contenitore dell’ancor più deprecabile denaro e non certo come parte anatomica di un abito. Ero a Milano per affarucci, quando mi sono trovato in via Gesù’. I meno avvezzi alla capitale della Moda (cosi me l’ha descritta il tassista) devono sapere che detta via e’ sede di alcuni negozi di fama. La cosa che mi ha lasciato sgomento, a dire poco, sono i prezzi. Comprendo che in questa sede parlare di soldi e’ quanto meno poco elegante, ma io faccio il commerciante e i soldi sono una parte molto importante della vita. Orbene, i prezzi sono cosi alti che non solo sono totalmente ridicoli ed abbordabili solo per Russi dalla dubbia attività professionale, ma addirittura di molto superiori al sul misura vero, quello che e’ accettato come solo modo di vestire qui al castello. Tale Kiton, che capisco essere di origini Napoletane, presentava nella sua bella vetrina un abito estivo, tre bottoni ,di un tessuto che mi sembrava un tropical, alla cifra di tremila scudi! Ma come si fa a pagare una cifra simile per un pronto che sfoggiava asole chiaramente fatte a macchina? Un buon sarto (non certo Caraceni od i mostri sacri di cui ci narra il GM) confezionerà sicuramente un abito meglio fatto di quello esposto per una cifra simile. Certo occorre accontentarsi sul tessuto, ma l’abito sarà comunque fatto su misura davvero e con le asole e le impunture come si deve. Ma l’apoteosi si deve alle scarpe. Tale Lattanzi proponeva scarpe, in vero stupende, alla modica cifra di quattromila scudi! Ma mi faccia il piacere! Il buon Freccia Bestetti confezione splendide scarpe, su misura, in pellami di rango per tremila scudi, o meno. Sono certo che vi siano innumerevoli altri artigiani del su misura vero , che confezionano belle scarpe per cifre inferiore a quelle sciocche chieste dal Lattanzi per il suo pret-a-porter. Il punto e’ che le ditte con i negozi su via Gesù non sono degli stilisti che, come tristissimamente rivelato da un recente programma televisivo, vendono porcherie fatte in Cina e passate per made in Italy. Sono, invece, quelli che si definiscono “artigiani industriali”, alfieri del made in Italy vero, eredi una tradizione unica al mondo, con prodotti chiaramente destinati a clienti di cultura, consci dell’esistenza di un altro livello di qualità. Consci dell’esistenza del su misura vero. E allora perché vendere il pronto a più del su misura? Diceva bene il, mai compianto a sufficienza, Conte Nuvoletti, parlando della sua collezione di scarpe costruite da Gatto. Il conte si meravigliava dei costi folli delle scarpe pronte, e si complimentava con se stesso della “folle economia” realizzata nel farsi fare le scarpe su misura, capopezzi che poi duravano decenni. Passeggiando per via Gesu’ nel mio umile abito blu fatto dal sartino di paese e nelle mie scarpe fatte fare a Londra oramai quindici anni fa, ho fatto la stessa riflessione del conte. Saluti. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 12-06-2008 Cod. di rif: 3851 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Abbinamenti Commenti: Magnifico Rettore, ammirati Cavalieri. Non vorrei sembrare blasfemo, ma trovo la corrente discussione sul taccuino relativa agli abbinamenti delle varie HRH d'oltre manica, un pochino esagerata. D’accordo SAR il Principe Carlo, vate e faro inarrivabile, ma gli altri membri della Famiglia Reale mi sembrano vestiti tutti molto normalmente. Mi stupirei se vi fossero accostamenti "sbagliati", colori che cozzano, righe su quadri e cose del genere. Ma non capisco la venerazione riservata ad abbinamenti ovvi e "naturali". Chiunque con un minimo di attenzione può ottenere risultati simili a quelli mostrati nei taccuini recenti. In quello che mostra il Principe William scrutare da un periscopio, l'abbinamento mi sembra molto semplice, nulla di speciale. Non vi sono regole nella "nostra" materia, ma io me ne guardo bene da mettere una cravatta a fasce su una camicia a quadri, come quella del Principe William. Di nuovo non voglio sembrare blasfemo o provocatore, ma trovo l'enfasi degli ultimi taccuini incomprensibile. Domenico Rea e' un maestro particolare, che dettava regole che nella nostra materia sono spesso trasgredite con profitto, ma sugli abbinamenti credo abbia ragione. Nel libro "L'ultimo fantasma della moda" scrive alcune “regolette” che trovo preziosissime. Tra queste "mai una cravatta a fasce su una camicia a righe". Mi scuso per il tono di questo gesso, non e' mia intenzione mancare di rispetto ad alcuno, ma a volte non capisco e devo chiedere spiegazioni. Saluti. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 12-06-2008 Cod. di rif: 3852 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Lobb Commenti: Venerabile GM, Cavalieri ammairati, Solo una velocissima indicazione. Sul bellissimo sito The Sartorialist (http://thesartorialist.blogspot.com/) il curatore ha pubblicato delle foto del negozio di Lobb (quello vero, a Londra) molto interessanti. Anche l'articolo e' fonte di notizie sulla grande ditta Inglese. Vi si vede anche l'ultimo discndente del fondatore, vestito malissimo! Ma perche' i sarti ed i calzolai sono quasi sempre vestiti in maniera approssimativa? Non ricordo chi scriveva di non lasciarsi impressionare dall'aspetto del sarto perche' spesso i piu' grandi artisti del taglio vestono male. Non copio le foto di Lobb nel taccuino perche' sono cosi particolari ed uniche che non vorrei il titolare del blog si risentisse nel vederle pubblicate altrove. Saluti. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 13-06-2008 Cod. di rif: 3858 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Abbinamenti Commenti: Magnifico Rettore, La prego di voler perdonare il tono del gesso che Ella cortesemente rintuzza col Suo N. 3857. Lungi da me il volerLa criticare e meno che mai offendere. Capisco la Sua visione del British style, tuttavia rimango della mia idea. Forse i lunghi anni passati a Londra mi hanno dato una visione diversa delle cose. Dopotutto molto del nostro cercare e’ teso verso un’idea quanto mai elusiva di eleganza, idea che varia da persona a persona. Mi scuso di nuovo per il tono troppo diretto e polemico del mio gesso e spero che Ella vorrà continuare ad annoverami fra i Suoi estimatori. Saluti. Paolo Tarulli. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 13-06-2008 Cod. di rif: 3859 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Ringraziamenti Commenti: Generoso GM, folgorato dal Suo gesso in risposta alla mia segnalazione, mi permetto di ringraziarLa per la fenomenale disanima del passato, e del presente, di Lobb. Ancora stordito dal Suo generoso e spettacolare gesso, La ringrazio nuovamente. La saluto. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 06-10-2008 Cod. di rif: 3903 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Lucidatura scarpe Commenti: Inarrivabile GM, Cavalieri ammirati. Il signor Lucchetti ha portato di nuovo sulla lavagna un tema che mi appassiona da sempre, la pulizia e lucidatura delle scarpe. Devo dire di essere molto scettico su quasi tutti i prodotti da pulizia, molto spesso sono solo delle bufale create per gabbare il grande pubblico e vendere qualche scarto dell’industria chimica. A parte qualche sapone da sella di vecchia tradizione, che comunque per le scarpe da città è quanto mai inutile, il resto e’ indirizzato alla pulizia dei scarperotti moderni in simil-pelle. Io ho sempre seguito il vecchio adagio di spazzolare la polvere e quant’altro con una spazzola, per poi lucidare con un buon lucido. Il risultato e’ buono, accettabile, ma lontano da quanto si possa ottenere studiando la materia un pochino di più. Nel Castello ho trovato tante scuole di pensiero, ma devo dire che quella che più’ mi ha dato risultati sbslorditivi e’ quella di un gentiluomo quanto mai lontano dalle auguste volte del Maniero a noi caro, Ivano Comi. Orbene il signore in questione in un suo libriccino, “conversevole…” eccetera, spiega un sistema quanto mai semplice, ma davvero efficacissimo. Comi suggerisce di procedere con la normale spazzolatura di sgrossamento, quindi si procede a nettare la superficie della pelle con un panno intriso di alcol denaturato, lo spirito insomma (la questione di utilizzare prodotti “inusuali” per sgrassare la pelle e’ varia. Il grande Domenico Rea nel suo Fantasma, racconta di come i Signori di un tempo le scarpe le lavassero dentro e fuori, sopra e sotto, e che le lasciassero asciugare per giorni prima di riprenderle in mano e procedere alla lucidatura solo con la crema neutra e non con il lucido colorato, il che avvalorerebbe la tesi del Lucchetti). Devo dire che la prima volta sono stato titubante, anche perché Comi chiaramente spiega che detta procedura si applica alle scarpe ben fatte, quelle super insomma. La mia collezione annovera vari pezzi, ma non sapevo se le mie scarpine fossero della qualità a cui si riferiva Comi. Comunque ho preso un paio di quelle a cui sono meno affezionato ed ho iniziato la procedura descritta da Comi. La scarpa non ha fatto altro che divenire scurissima, e’ marrone cognac, e basta. Il prossimo passo e’ quello di stendere il lucido del colore della scarpa. Qui occorre fare una parentesi in quanto Comi non dice molto sul lucido, Io ho seguito quanto appreso al Castello ed ho usato un Saphir nel vasetto di vetro. Dopo aver steso il lucido ed averlo lucidato, devo dire che il risultato e’ stato strabiliante, mai la scarpa in questione era apparsa cosi lucida e “pastosa”. Prossimo passo la stesura di un velo di crema neutra, anche qui Io ho usato il Saphir, e nuova lucidatura a mezzo di pezza di flanella candeggiata. Nuovo stupore e meraviglia al vedere la scarpa emergere dal panno lucidissima, ma non in maniera cafona, da festa della domenica, ma uno sfavillio contenuto, aristocratico. Devo dire che visti i risultati di questo metodo, non ho provato altro per cui probabilmente vi sono procedure migliori, ma fatico a crederlo. Il Castello e’ pieno di storie bellissime su lucidature allo Champagne ed alla marmellata, ma credo che siano procedure riservate ai più eccentrici ed avventurosi dei Ricercatori. Cordiali saluti. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 31-01-2009 Cod. di rif: 3968 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Cognomi Commenti: Al nobilissimo Nocera, Lei e' cosi gentile e la Sua attività nel Castello e' tale, che essere nominato da Lei, seppur per errore,e' un onore! Cavalleresamente( Per una volta me lo permetto anch'io!), Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 19-03-2009 Cod. di rif: 3998 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Nodi larghi e nodi stretti Commenti: Egregio signor Zanin, non posso che condividere la Sua visione del problema del distacco della cravatta dalla sua sede naturale a quella meno consona che vediamo nel gesso n. 4343. La natura del four-in-hand e la scivolosità di molte sete utilizzate per le cravatte rende inevitabile il fenomeno del rilascio della cravatta. Tuttavia Io credo che esistano tecniche per evitare che l’increscioso fenomeno accada. Un sistema radicale e non molto pratico e’ quello di adottare un nodo “scappino”, molto più teso del nodo semplice, quindi molto meno facile ad allentarsi. Io non uso questo nodo perché lo ritengo poco adatto alla mia figura ed anche, de gustibus, molto brutto. Quindi siamo di nuovo al punto di partenza, in questi casi occorre guardare ai maestri per capire. Io ho osservato due icone che non sono mai apparse con un nodo che non fosse teso e perfettamente posizionato, ovvero altissimo. Il nostro immenso GM in una Sua recente risposta parla proprio della necessità per il nodo di essere il più teso ed alto possibile, ed ecco dunque due fulgidi esempi. Gianni Agnelli e SAR il principe Carlo d’Inghilterra. Il nostro Avvocato portava le cravatte annodate col nodo semplice e sempre bello alto, teso (esistono, tuttavia, immagini che ritraggono Agnelli con nodi non perfettamente tesi,licenza poetiche!). Il nodo era tuttavia non eccessivamente stretto (vedremo dopo come quello di SAR Carlo d’Inghilterra sia, invece, strettissimo), ma rimaneva sempre in tiro grazie ai materiali di cui erano fatte le cravatte. Le cravatte del nostro erano spesso di seta pesante, di maglie spesse, per cui ruvide e dunque non tendenti allo scivolamento. Ho messo dei gessi che illustrano il concetto. Il principe, invece, utilizza una tecnica più diretta: annoda le cravatte strettissime. Nei gessi che ho inserito in lavagna si vede come SAR annodi le cravatte in maniera davvero peculiare. Il nodo e’ quello semplice, ma credo che una volta completato il nodo ed avvicinatolo al collo, Charles tiri fortemente la gamba anteriore della cravatta. Questo gesto ha il risultato di stringere il nodo in maniera incredibile, ottenendo cosi la totale eliminazione del problema in questione. Il nodo risultante e’ piccolissimo, dimensione che conferisce al SAR una delle sue caratteristiche peculiari ed e’ quanto mai coerente con il resto della maniera di vestire del Principe. Personalmente utilizzo cravatte di tutte le pesantezze, per cui mi adeguo nell’annodarle alla consistenza del materiale. Se la cravatta e’ di seta liscia e scivolosa, seguo l’esempio di SAR e una volta completato il nodo ed il suo posizionamento, tiro leggermente la gamba anteriore per tensionare il nodo, che vado dunque a riposizionare. Nel caso di cravatte in seta spessa – vedi tricot – od altri materiali “ruvidi”annodo la cravatta normalmente e confido nella fisica del materiale per mantenere la posizione. Cavallerescamente, Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 10-10-2009 Cod. di rif: 4181 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Toppe ed amore Commenti: Nel Suo ultimo gesso il mio illuminato Prefetto illustra l’origine delle scarpe rattoppate che SAR il Prince Carlo e’ visto sfoggiare in un recente Gesso. Gesso che ha suscitato molte reazioni, cosa non sorprendete vista la peculiarità della cosa. Non nego che quando si parla di cose Inglesi mi sento, probabilmente e’ cosa ridicola, preso in parte per via dei miei lunghi anni londinesi. Anche questa volta ho rimuginato a lungo sul motivo che possa aver spinto SAR il Principe Carlo a vestire un paio di scarpe cosi fruste da necessitare toppe. Ho letto con grandissimo interesse il gesso del Cavaliere Lucchetti (4170) e quello altrettanto illuminante del Cavaliere Nocera (4173) e devo dire che entrambi i punti di vista mi hanno profondamente colpito. Ho cercato di riesumare le mie esperienze Londinesi per cercare di capire il motivo di una scelta cosi radicale ed per certi versi estrema: snobberia? Tirchieria ereditaria? Lungimiranza ecologista? Non ero riuscito a darmi una risposta esaustiva. Oggi, l’illuminazione! Il gesso del Prefetto Borrello mi ha finalmente spinto nella giusta direzione. Il nostro caro Principe e’ semplicemente innamorato delle sue vecchie scarpe. Un amore che lo ha spinto al gesto estremo dello sfoggio del rattoppo. Pur di poter continuare ad indossare quel particolare paio di scarpe ha sfidato il comprensibile sdegno di chi lo circonda, la possibile accusa di una deriva demagogica in tempi di crisi. Questo amore cosi forte mi ha colpito moltissimo, il voler considerare un oggetto alla stregua di un compagno di vita, di avventura, mi ha fatto molto pensare. Spesso ho pensato a come possa essere la vita di un personaggio quale e’ SAR il Principe Carlo. Gli infiniti appuntamenti, le snervanti procedure, le rigidissime etichette da tenere sempre chiare in mente. Mi sono convito - anche grazie al fatto di aver visto molto da vicino la maniera in cui i reali Inglesi lavorano e vivono – che sia una vita durissima. In questo contesto e’ normale che si sviluppino una serie di piccole manie e rituali che aiutano ad affrontare impegni gravosi ed inevitabili. Il voler usare sempre lo stesso paio di scarpe in determinate circostanze, come una sorta di talismano od amuleto, potrebbe aver spinto il Principe al far rattoppare le fruste John Lobb. Dopotutto quante volte abbiamo avuto modo di notare sportivi ed atleti continuare ad usare attrezzi ed indumenti orami semidistrutti? Scaramanzia, certo, ma anche amore ed un conforto psicologico importantissimo. Un esempio mi viene alla mente mentre scrivo, quello del grande campione scozzese di snooker, Stephen Hendry. Questi e’ un grandissimo campione del nobile gioco da biliardo, tanto forte da divenire campione del mondo a soli 17 anni. Orbene, una delle peculiarità del nostro campione era quella di voler giocare sempre e solo con la sua amata stecca, la stessa stecca usata da quando era bambino. Molti osservatori fecero notare che l’immenso talento di Hendry si sarebbe potuto esprimere molto meglio se egli avesse usato una stecca migliore, nuova e non quella rattoppata che amava. Ma Stephen amava troppo la sua stecca, e con essa ha vinto decine di tornei, rattoppo dopo rattoppo, riparazione dopo riparazione. Troppo era l’attaccamento a quell’oggetto che gli ricordava momenti di gloria irripetibili. Un giorno, durante un volo di linea, la sua amata stecca venne irrimediabilmente danneggiate. Il dolore fu fenomenale, il campione quasi perso nella sua incapacità di adattarsi ad una nuova stecca. Certo l’immenso talento gli ha poi permesso di tornare a livelli stellari, ma l’amarezza per la perdita e’ ancora presente. Il nostro Principe Carlo per mestiere deve apparire, mostrarsi per il nobile uomo quale e’, per cui gli abiti, le scarpe diventano come la stecca di Stephen Hendry, uno strumento di lavoro indispensabile e su cui confidare sempre. Le scarpe in questione garantiscono al Principe il conforto morale e psicologico che la Sua difficile esistenza necessita. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 04-11-2009 Cod. di rif: 4193 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Confusione Commenti: Illuminato GM ed amici Cavalieri, un piccolo gesso per esprimere alcune idee e sentimenti che hanno occupato le ultime sere. Nel tempo passato qui al Castello ho imparato moltissimo, tanto quanto non credevo possibile. Quando, nell’oramai lontano 2004, ebbi la grande fortuna di scovare il Castello mai avrei immaginato che nelle sue potenti mura avrei cosi tanto appreso e scoperto. Ultimamente mi sono trovato a pensare moltissimo a quanto visto e sono rimasto colpito dal fatto di avere, quasi inconsciamente, creato nella mia mente un abito ideale, una foggia “perfetta” per il mio – personalissimo – ideale di eleganza. Questa idealizzazione e’ quanto mai peculiare e credo che ogni uno di noi se ne crei una e tenti di realizzarla al meglio. Nell’ammirare i Cavalieri durante le varie occasioni di incontro, ho constatato quanto ogni singolo Cavaliere declini le “regole” dell’eleganza in maniera personale, unica. Spesso ho pensato che talune scelte fossero “sbagliate”, ma forse lo erano solo per me, per la mia ignoranza. Questo preambolo filosofico per introdurre le mie impressioni sui gessi N. 5021 e 5022, dedicati dal nostro augusto GM al signor Hackett. Orbene, devo dire che io ho trovato gli abiti del nostro amico Inglese alquanto al disotto del livello visto su molti Cavalieri e che, anche nell’ambito della confezione di livello nostrana, sono reperibili abiti, a mio parare, migliori. Lungi da me il voler opporre un’opinione a quella del GM, che ragiona su di un piano molto superiore al mio ed ancora per me lontano, vorrei solo cercare di capire perché d’istinto una cosa mi colpisce ed un’altra no. Nel taccuino 5021 il signor Hackett indossa un paio di scarpe che credo siano al disotto di qualunque tipo di commento estetico, sono semplicemente orribili! Mi rendo conto che qui si parla di massimi sistemi e che il giudizio personale, per di più gravato dalla mia ignoranza, sia poco utile al fine comune, ma le scarpe in questione sono abominevoli. Le parole del GM mi hanno gettato nel più cupo sconforto in quanto mi hanno fatto capire quanto profonda sia la mia ignoranza se trovo cosi poco attraenti gli abiti dell’imprenditore d’Albione. Sono confuso e vorrei capire, spero che altri tra i Cavalieri possano indirizzarmi verso la luce. Cavallerescamente, Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 02-12-2009 Cod. di rif: 4221 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: White dinner jacket Commenti: Glorioso GM, Cavalieri indomiti. Vorrei esprimere il mio entusiasmo ed infinito interesse nel leggere i vari interventi sull’argomento della White dinner jacket. A volte nelle auguste sale del Castello la nostra ricerca rallenta la sua corsa, mai si ferma, ma rallenta, si inerpica per sentieri possibili solo ai grandi e grandissimi. In questi periodi la lettura si fa ardua, a volte stancante. Un animo ancora poco avvezzo alla ricerca pura, come il mio, si scoraggia fino a pensare che forse la materia e’ troppo complessa per essere seguita con profitto. Poi, però, avviene il miracolo, il colpo d’ala che riporta l’atmosfera del Castello a quel livello sublime, unico, che tanto mi affascinò anni orsono. La conversazione sulla giacca bianca e’ uno di questi miracoli, un esempio di come un argomento lontanissimo dalla quotidianità possa intrigare ed appassionare anche un profano come il sottoscritto. Le atmosfere rarefatte di serate coloniali in paradisi lontani, come non rimanere affascinati dall’immagine di un signore che fende un salone delle feste in giacca bianca? Sono cose preziosissime, che solo al Castello posso essere sperimentate, seppure in maniera onirica. E che dire della serie spettacolare di cenni storico/tecnici presentanti dagli Ecc. mi Nocera, Corbey e Pugliatti? Sicuramente vedremo nei prossimi giorni un qualche organo d’informazione “mainstream” che parlerà della giacca bianca, non mancheranno cenni storici copiati di sana pianta dalle disquisizione castellane, come già accaduto molte volete in passato. Non mi stupirei se uno dei nostri stilisti proponesse la giacca bianca quale “innovativa” idea per la prossima estate … Tornando al punto del piacere che si prova nel leggere discussioni come quella oggetto, come non parlare dell’intervento del nostro invitto GM, davvero illuminante. Grazie, dunque, a quanti hanno animato le sale del Castello con una conversazione splendida ed istruttiva, che spero continuerà ancora. Un saluto Cavalleresco Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 10-12-2009 Cod. di rif: 4225 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Gessi 5062/5064 Commenti: Magnifico GM, Amici Cavalieri Un veloce commento sui gessi in oggetto da me appena pubblicati. Il buon Lapo sfoggia un bell'esemplare di abito doppio petto con bottoniera a colonna a 6 bottoni utili. Questa soluzione era favorita dall'illuste nonno del Lapo nella parte finale della sua vita. L'Avvocato e' ritratto in numerossissime immagini con imponenti doppio petto di flanella chiusi dalla detta bottoniera a colonna. I due petti erano esattamenti speculari, entrambi dotati di tre asole e di tre bottoni. La giacca di Lapo, per quanto diversissima da quelle del nonno, si rifà a questi capi. Essa e', tuttavia, molto piu' corta di quelle dell'Avvocato e con l'angolo delle lancie piu' aperto. La mia ignoranza non mi permette di individuare con certezza il materiale della giacca che si vede nei gessi 5062/5064, lascio a piu' esperti fra noi l'identificazione del tessuto. Un nota civettuola per chiudere, Lapo indossa una cravatta a maglia di seta con polka dots cuciti a mano. Curiosa la coincidenza che vede detta tipologia di cravatta come oggetto di discussione qui al Castello tempo addietro... Un Cavalleresco saluto. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 03-04-2010 Cod. di rif: 4313 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Consorzio d'acquisto Commenti: Invitto GM, amici Cavalieri. La proposta di creazione di un consorzio di acquisito di tessuti non più' reperibili e' quanto mai interessante e utile. Sopratutto la parte relativa alla possibilità di commissionare la creazione di tessuti ormai introvabili. Io ho esperienza personale in questo campo, esperienza maturata nell'oscuro e bellissimo settore delle riproduzioni di giacche da volo Americane della seconda guerra mondiale (ed anni 50). Per anni appassionati delle giacche da volo Americane dovettero accontentarsi di esemplari riprodotti fedelmente in ogni dettaglio, tranne che nell'elemento più' importante di una giacca da volo, la pelle. Infatti i produttori di riproduzioni erano costretti ad utilizzare pelli con conciatura moderna, niente affatto coerente con gli originali. Oltre alla coscienza di non avere un pellame coerente, anche il mero aspetto estetico non era molto simile a quello dei sacri esemplari originali. Infatti le pelli utilizzate nella produzioni delle giacche da volo delle forze armate Americane della seconda guerra mondiale erano conciate con il metodo cosiddetto “vegetale” con coloratura all’anilina. Inoltre la produzione degli anni 40 prevedeva la colorazione delle pelle con un tampone passato a mano sulle pelli grezze. Questa procedura crea una colorazione quanto mai poco uniforme, a chiazze. E’ proprio questa caratteristica di non uniformità del colore, oltre alla differente “mano” delle pelle, a rendere uniche le giacche originali. Gli appassionati del settore si ritrovavano, dunque, con giacche molto simili agli originali, ma non perfette. Internet ha cambiato tutto. Grazie all’avvento dei forum in cui migliaia di appassionati nel mondo hanno potuto condividere la propria passione, il problema della pelle non storicamente coerente e’ divenuto enorme. L’unione ha fatto la forza e cosi dopo mesi di richieste, con innumerevoli contributi di ricerca storica accuratissimi, alcuni produttori di giacche ultra-premium hanno cominciato a chiedere ad alcune concerie di riprodurre le pelli col metodo degli anni 30 e 40. Naturalmente le concerie industriali impegnate a produrre pelli per la moda non hanno nemmeno preso in considerazione una procedura che comporta margini di guadagno inferiori ed un’enorme sforzo produttivo. Tuttavia alcune concerie semi artigiani hanno intravisto la possibilità di creare una nicchia inesplorata ed hanno cominciato a studiare la possibilità di riattivare metodi produttivi considerati obsoleti da anni. La continua pressione degli appassionati ha portato alla produzione di pelli di qualità e coerenza storica inimmaginabili solo pochi anni fa. Oggi sono reperibili sul mercato giacche fatte con pelli conciate col metodo vegetale e colorate a mano col tampone, esattamente come si faceva 60 anni fa. Sono reperibili pelli di cavallo con spessori che non si vedevano da 70 anni sul mercato, in quanto considerate troppo pesanti e scomode per l’uso “moderno”. Per tanto Io credo che se anche noi appassionati di tessuti ci unissimo per creare una lobby di pressione forte a sufficienza, i produttori di tessuti premium ricomincerebbero a tessere tesori oramai perduti. Un plauso al signor Pollicelli per aver riportato un’idea cosi importante sulla ribalta del Castello. Cavallerescamente. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 14-04-2010 Cod. di rif: 4326 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Bretelle e straccali Commenti: Acclamato GM, Ill.mo Cv. Lucchetti, amici Cavalieri. Le mitiche bretelle! Dopo anni di silenzioso, ma intensissimo, lavoro sulle spalle di molti, eccole tornare alla ribalta del Castello. Illuminanti ed altamente istruttivi i vari interventi letti sulla lavagna. Io faccio parte della schiera che non le usa, essenzialmente per ignoranza e per un retaggio ancestrale che risale all’imposizione dei famigerati “straccali” in tenera età. I nefasti straccali altro non sono che le bretelle con il morsetto. Questo apparato di sospensione delle braghe, veniva imposto a me ed a altri bambini dalla mamma. A parte l’odiosità dell’imposizione materna (sicuramente motivata e giustificata), il motivo della mia repulsione era l’incredibile scomodità degli straccali. Non si riusciva mai a regolari bene, o le braghette finivano all’altezza che oggi molti teen agers troverebbero ideale (con il cavallo tra le ginocchia per intenderci), o finivano tanto in alto da compromettere future possibilità riproduttive. Questa scomodità, unita alla capacità dei più birichini di trasformare gli straccali in armi letali, hanno contribuito a rendere le bretelle un oggetto quanto mai poco attraente. Tuttavia le bretelle sono un elemento essenziale all’eleganza come la intendiamo al Castello. Praticamente tutti i Cavalieri le portano, sicuramente le portano i miei ill.mi Prefetti ed il gotha massimo dei nostri Maestri. Motivo di questo mio sproloquio e’ il seguente: e’ possibile trasformare un pantalone nato per la cintura, in uno che possa accettare anche le bretelle? Come si fa a calibrare le bretelle in maniera perfetta, cosi da avere il pantalone in posizione “corretta”? Il nostro potente GM in poche sapienti righe, rivaluta la soluzione a pinzetta. Anzi ne evidenzia la natura utile e debonair. E’ possibile utilizzare le bretelle a pinzetta su pantaloni di confezione e non apparire “sciatti”? Mi si perdoni il barrage di domande, ma le bretelle sono si molto affascinanti, ma al tempo stesso fonte di apprensione nel non iniziato allo loro uso quotidiano. Un Cavalleresco saluto. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 21-04-2010 Cod. di rif: 4332 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Bretelle Rif. gesso n. 4330 Commenti: Illuminante GM, La vorrei ringraziare per le preziosissime informazioni sulle, per me, misteriose bretelle. Un grazie sentito ed un Cavalleresco saluto. Paolo Tarulli Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 25-05-2010 Cod. di rif: 4351 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Savile Row e la decadenza odierna Commenti: Sommo GM, amici Cavalieri. Il recentissimo gesso n. 5225 dell’ Ecc.mo professor Pugliatti, mi consente di esprimere una mia idea sulla sartoria inglese end in particolare su quelle sartorie che si affacciano sulla ormai leggendaria Savile Row. Molte volte qui al Castello e’ stato articolato il concetto quasi blasfemo che, andando a vedere proprio bene, le famose sartorie inglesi tanto eccelse non sono. Io sono stato sempre tra coloro che, tramite l’osservazione attenta del prodotto finito, giudicano non troppo favorevolmente il lavoro contemporaneo dei sarti d’Albione. Nei miei lunghi anni londinesi ho avuto modo di osservare da vicino e vicinissimo i clienti delle sartorie in questione e devo dire che mai ho provato quella sensazione di assoluta ammirazione che provo alla vista di un capopezzo del nostro Celentano o del sublime Pirozzi. Gli abiti inglesi che ebbi modo di osservare erano sempre un pochino “fuori squadra”, mai perfetti, ma sempre macchiati da qualche imperfezione, sbavatura. Talune volte le imperfezioni erano macroscopiche, indegne di tanto blasone. Con l’andare del tempo la mia modestissima cultura del settore andava ampliandosi – essenzialmente grazie alla frequentazione del Castello – e cosi la convinzione che non sono i sarti inglesi ad essere poco bravi, ma sono i clienti ad essere poco preparati. Dopotutto quelle sartorie, quei nomi da leggenda, avevano tagliato e cucito gli abiti su cui tutti i moderni appassionati hanno basato e tarato la propria idea di eleganza. Come e’ possibile che una simile cultura, un simile immenso bagaglio di tecniche e maestrie possano sparire in pochi anni? Secondo me la risposta va cercata nel graduale deterioramento della cultura generale delle classi che si vestono a Savile Row. Le vecchie generazioni si facevano tagliare gli abiti per necessità di casta ed erano esigentissimi. Proprio questa continua pressione da parte dei committenti spingeva i sarti a dare il meglio. Negli anni a noi più vicini, la cultura del vestire e’ decaduta nella maniera a tutti noi nota e per tanto la qualità dei committenti e’ andata calando inesorabilmente e con essa quella dei sarti. Il risultato e’ visibile nel gesso 5225. Ad onor del vero va detto che l’abito mostrato nel gesso 5225 e’ comunque di ottimo livello comparato ad altri pezzi visibili a Savile Row. Credo che in assenza di un Castello in terra d’Albione, la sartoria di Savile Row sia destinata a lavorare solo per qualche magnate Russo che ordina 100 vestiti alla volta, con buona pace della riga del gessato che non e’ parallela al bordo del bavero. Noi dobbiamo essere grati per i sarti e gli arrigiani che abbiamo in Italia, ma questi ultimi credo debbano essere grati ai Cavalieri che li hanno sempre spinti a dare il massimo assoluto. Senza le menti che popolano il castello i nostri artigiani si sarebbero seduti, come in verità e’ successo a molti, e mai avrebbero prodotto i capolavori che si vedono sulle spalle di molti fra i Cavalieri. Un saluto Cavalleresco. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 29-07-2010 Cod. di rif: 4384 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Calura e compostezza Commenti: Vorrei chiedere scusa a tutti i Cavalieri ed ai lettori della Lavagna se ne farò un uso improprio. Su questa nobilissima Lavagna sono apparsi gessi di una profondità estrema, si sono discussi i massimi sistemi dell’essere maschile. E’ qui che i profani come me apprendono quanto vi e’ da apprendere. Tuttavia Io vorrei parlare di un gesso chi mi ha profondamente colpito ed aiutato enormemente, il gesso 4371 del Professor Pugliatti. Molto tempo fa, agli albori della mia frequentazione del Castello, ebbi modo di esprimere la mia gratitudine per il supporto morale che viene dal leggere la Lavagna e le atre sezioni del Castello. Orbene il gesso del Professore mi ha rinvigorito moralmente come e più di quanto in altre occasioni altri gessi avessero fatto. Molto spesso durante i mesi estivi il voler vestire correttamente ed in maniera adeguata può risultare in situazioni di difficile gestione dal punto di vista della temperatura corporea. Lo stare in giacca e cravatta, seppure in configurazione consona alla bella stagione, e’ spesso causa di forti surriscaldamenti del corpo che risultano in abbondanti sudate. Questo per me e’ stato sempre un problema. La camicia che si bagna era una grande fonte di ansia, specialmente perché comporta il solito commento dal prossimo: “ma non ha caldo vestito cosi?”. Il Castello mi aveva sempre aiutato nel mantenere una forte compostezza anche di fronte alla calura più estrema. Il fatto di essere un Cavaliere era ed e’ una ulteriore potentissima arma nel resistere alla tentazione umana di vestire solo di maglietta e braghette corte. Questa estate e’ particolarmente calda e quindi ancora più difficile da affrontare vestiti in maniera adeguata. Proporrò un aneddoto che mi permetterà di giungere alla spiegazione dell’importanza del gesso 4371 per la mia maniera di vedere le cose (mi perdonerete l’indulgenza del parlare di me stesso). Proprio nel giorno in cui sulla Lavagna appariva il gesso 4371, mi trovavo presso un’officina meccanica di Roma, in attesa che una delle vetture dell’azienda per cui lavoro fosse riparata. La vettura in questione e’ una Ferrari e quindi l’officina e’ di quelle molto ben frequentate, tuttavia – data la grandezza dei locali – non e’ climatizzata. La piccola saletta di attesa dove mi trovavo era dotata di un impianto di climatizzazione del tipo adatto alle estati Finlandesi e quindi poco utile alla mia causa. In pochi minuti mi sono ritrovato come i protagonisti del film di cui ci parla il Pugliatti, madido di sudore. Gli altri clienti erano tutti della categoria Homo delle Palestre e quindi abbigliati di conseguenza: magliettina e braghette corte. Non nego che mi sono sentito fuori posto ed a disagio. Ho resistito, non ho rimosso ne la giacca ne la cravatta, ma sono stato fortemente tentato. Rientrando a casa, sono rimasto a pensare cosa davvero mi spinge a sopportare quello che, a volte, e’ davvero un sacrificio. Mentre riflettevo su queste tristi faccende, sono arrivato al Castello. Ed ecco che il miracolo che si era compiuto molte volte in passato, torna a manifestarsi. Il gesso 4371 mi ha rincuorato e spronato nel voler rimanere fedele alle mie idee e convincimenti. Grazie, dunque, al Professor Pugliatti per il Suo bellissimo scritto ed al Castello ed ai Cavalieri per il loro sempre presente supporto. Perdonatemi lo sproloquio. Cavallerescamente. Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 06-11-2010 Cod. di rif: 4439 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Passione Gipponese Commenti: L’ill.mo Pugliatti apre, con i suoi taccuini n. 5402 e 5403, una finestra sul mondo della sartoria Giapponese. Estremamente interessanti le giacche raffigurate nei suddetti taccuini, linee pulitissime e perfezione tipica dei manufatti e dei prodotti Giapponesi. Sono da sempre affascinato dalla passione viscerale che i Giapponesi sanno nutrire nei confronti di determinati oggetti, al punto di riprodurli in maniera assolutamente maniacale. Questa passione mi ha sempre colpito come molto Cavalleresca, cosi decisa, maschia e forte. La mia conoscenza del mondo della manifattura di abiti Giapponese si limita al campo delle riproduzioni di giacche da volo Americane del periodo che va dal 1938 alla fine degli anni ottanta, e della di riproduzione di jeans and denim del periodo 1950-1960. I Giapponesi quando si appassionano ad una qualcosa, sia questo le giacche da volo o i pantaloni di denim, eviscerano tutto quanto possibile dall’originale studiandolo nei mini particolari. La sublimazione di questa passione e’ il desiderio di poter utilizzare quotidianamente l’oggetto della propria fissazione, detto desiderio e’ spesso materialmente impossibile. La soluzione e’ quindi quella della riproduzione, della copia perfetta. Spesso questo desiderio di riprodurre fedelmente un tessuto od un particolare pellame si traduce in massacranti ricerche e consistenti investimenti. Un esempio chiarificatore e’ quello della ditta Giapponese “Real McCoy's”, specializzata in riproduzioni di giacche da volo Americane della secondo guerra mondiale ed abbigliamento Americano anni 40/50/60. Questa compagnia raggiunse nei primi anni duemila un livello di perfezione nella riproduzione di giacche da volo mai vista prima. L’attenzione al dettaglio era a livelli inimmaginabili anche per i grandi produttori Inglesi, maestri nel riprodurre pellami e tagli dimenticati. La Real McCoy's fece ricorso anche a tecniche non coerenti con l’epoca storica delle giacche originali - come ad esempio la finitura delle pelli con la caseina (un procedimento normalmente usato nell’industria dell’arredamento) – pur di ottenere pellami che avessero l’aspetto degli originali. Un altro esempio della maniacalità con cui la Real McCoy’s produceva le sue giacche era la ricreazione del nylon disponibile in America nelgi anni 50/60 (le giacche da volo Americane degli anni 50/60 erano appunto fatto con il nylon). I tecnici Giapponesi della McCoy’s fecero diversi viaggi negli Stati Uniti alla ricerca del nylon originale, ormai fuori produzione. Le infinite e tenacissime ricerche portarono alla scoperta di un certo quantitativo di nylon originale abbandonato in vari magazzini militari. Le riproduzioni fatte con il nylon originale erano praticamente degli originali contemporanei ed ebbero un successo immenso, nonostante il costo elevatissimo. Questa passione e dedizione alla perfezione assoluta portarono la ditta al fallimento, letteralmente. Dopo anni di lavoro la Real McCoy's chiuse, lasciando solo una piccola fabbrica in Nuova Zelanda. Oggi la ditta ha riaperto i battenti anche in Giappone, anche se con un catalogo molto ridotto a confronto con quello dei tempi d’oro. La ditta ha un sito: http://www.realmccoys.co.jp/ . Questo esempio di passione totale e’, secondo me, degno di ammirazione profonda. I Giapponesi sono maniaci anche del denim e sono esigentissimi, non accettano nulla che non sia la perfezione. La stessa Real McCoy’s riproduce capi in denim dell’inizio del secolo scorso, altre ditte sono specializzate solo in denim. La Lee Japan produce capi virtualmente indistinguibili dagli originali di un secolo fa, grazie a tele tessute su telai originali con finissaggii ortodossi. Per avere un’idea della qualità estrema di questi prodotti, si può visitare il sito della Aeroletaher Co.. Questa ditta Scozzese produce ottime riproduzioni di giacche da volo Americane ed importa molti capi in denim ultra-premium dal Giappone, http://www.aeroleatherclothing.com/products.php?cat=denim . Altro esempio di passione Giapponese per il denim portata alle estreme conseguenze e’ quello della casa di produzione Evisu, http://international.evisu.com/ . Il fondatore della ditta ricercò per anni il denim perfetto, quello della Levi’s degli anni 50. Dopo aver constatato che non esisteva nulla di lontanamente paragonabile all’originale, il nostro decise di fabbricare il suo denim. Acquisì telai originali Levi’s e cominciò una limitatissima produzione di un denim che non si era visto per almeno 60 anni. Il successo travolgente ha comportato una deriva modaiola, tuttavia la qualità del denim Evisu resta a livelli di assoluta eccellenza. La mia esperienza del mondo della perfezione Giapponese finisce qui, tuttavia grazie al nostro GM ho scoperto un altro esempio di questa possente spinta di ricerca del Sol levante, il tweed. In occasione dell’ultimo Dress Code tenutosi nei locali dello storico negozio De Paz in Bologna, il nostro magnifico rettore ci mostrava una rivista Giapponese in cui apparivano delle giacche in tweed di eccellente fattura. Parte di quelle foto sono state inserite dal nostro GM nei taccuini n. 5388-5390. I Giapponesi hanno scoperto il tweed ed il mondo del Country Wear all’ Inglese in tempi lontani, questa loro passione ha prodotto i risultati di assoluto valore visibili i detti taccuini. Tutto questo mio sproloquio sulla testardaggine e passione dei Giapponesi e’ utile a reiterare il concetto di volere e’ potere. In innumerevoli esempi i Giapponesi dimostrano come la vera passione possa risultare nella creazione di oggetti e materiali ritenuti oramai obsoleti o dimenticati. Uno sprone per noi ad unirci nella comune passione ed ad esercitare una pressione compatta sui quei produttori che ancora potrebbero tessere quei tessuti leggendari che sono nei nostri sogni. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Paolo Tarulli Data: 06-11-2010 Cod. di rif: 4440 E-mail: folgore73@hotmail.com Oggetto: Cod. rif: 4439 Commenti: Nel gesso in oggetto mancano saluti e firma, mi scuso. Cavallerescamente, Paolo Tarulli ----------------------------------------------------------------------------------------------------- |
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