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Nome: Stefano Antonio Masci
Data: 08-02-2009
Cod. di rif: 3973
E-mail: masci.stefano@virgilio.it
Oggetto: Elitès : " democratizzazione e demonarchizzazione "
Commenti:
Gentile Signor Nocera,

Intervengo sulla sua analisi sociologica con aspetti storicizzati sulla morte presunta del Classico e dell'Elitès, per fare alcune -ex abrupto- riflessioni.
Pur condividendo gli aspetti generali della sua analisi, le considerazioni finali mi lasciano alquanto perplesso !
Paradossalmente non credo che il Classico sia morto ! Casomai risulta in atto da parecchi decenni una demonarchizzazione ( laburista ) dell' Elitès dei Paesi occidentali accompagnata da una democratizzazione del lusso !
Sicuramente la Storia dirà il resto, ma credo che per una analisi completa non si possa non considerare alcuni aspetti sociologici, antropologici e politici del trade off demonarchizzazione e democratizzazione in atto nelle società civili occidentali.
Sempre molto attento ai suoi meticolosi ed approfonditi argomenti sul Classico, Le chiederei una riflessione a tal merito !

Con stima, cordialmente

Stefano Antonio Masci



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Nome: Stefano Antonio Masci
Data: 24-04-2009
Cod. di rif: 4029
E-mail: masci.stefano@virgilio.it
Oggetto: La scarpa da tennis ??
Commenti:
Parlare dell'estetica di una scarpa da tennis vintage è una questione di gusto.
Scendere in gioco calzando una scarpa come quella raffigurata dal Signor Lucchetti ( simile alle scarpe usate a intorno al 1902 dai fratelli Doherty vincitori di Winbledon), significa uscire fuori dal seminato !
Rimaniamo nel " castello " !!!

Stefano Antonio Masci

( ex giudice arbitro e di sedia a livello nazionale e ex giocatore agonista classificato )



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Nome: Stefano Antonio Masci
Data: 27-04-2009
Cod. di rif: 4034
E-mail: masci.stefano@virgilio.it
Oggetto: Umiltà e competenze
Commenti:

Egregio Signor Villa,


Cerco di spiegarmi meglio, visto con non ha colto il significato della mia risposta !

Il mio intervento era rivolto unicamente all'aspetto AGONISTICO e di PERFORMANCE della scarpa da tennis vintage in questione.
Lei scrive testualmente..." Ho ricordi di gioventù legati ai campi in terra rossa, allora non legati in maniera così maniacale alla performance tecnica" inoltre aggiunge..."Scendere in gioco calzando una scarpa come quella raffigurata farà forse perdere qualche prestazione ( in realtà non ne sono sicuro... )

Ora era lapalissiano per me intervenire immediatamente e in maniera lapidaria, constatando (non solo perché competente in materia ) l'inaudita sciocchezza ( "ABORRO" direbbe Giampiero Mughini! )
Alla stessa stregua qualsiasi intervento nel castello che contrasti con le regole del classico (giusto per fare un esempio)sarebbe giustamente attaccato dai cultori dello stesso, in primis dal Gran Maestro, in maniera perentoria e indiscutibile.

Lei Signor Villa,credo abbia su per giù una decina di anni meno di me ( io ne ho 47 ) !
Invece nei suoi sparsi interventi fa capire di averne 90 di anni !! Se così fosse il mio intervento non ci sarebbe stato, perché avrei capito che Lei negli anni anteguerra usò veramente quelle scarpe da tennis.
In sintesi... non si può scendere in campo con quelle scarpe vintage,nè tantomeno ottenere delle performance per tantissimi motivi, ne elenco alcuni :
A) E' vietato dal regolamento della F.I.T. e I.T.F
B) Qualsiasi titolare di campi da tennis gli vieterebbe l'ingresso
C) Qualsiasi giocata di tennis sarebbe pericolosissima per l'incolumità fisica del giocatore !( Non oso immaginare la rincorsa in avanti ad una stop-volley o una demi-volee, o uno spostamento laterale ad un cross incrociato in contropiede in top o back spin )

Unica eccezione : giocare in un campo da tennis in una villa privata insieme al Signor Lucchetti ! In quanto non vi vedrà nessuno; sicuramente praticherete un altro pseudo-sport tennistico; ed infine al cambio di campo potreste sostare oltre i 3 minuti regolamentari per dare giudizi estetici sulle scarpe incriminate.

Posso solo avvalorare per offrire un contributo estetico che le scarpe in questione sarebbero ideali per uno spettatore al campo centrale del foro italico di Roma , dove da oggi inizia l'edizione n.66 degli internazionali di tennis (Il Signor Lucchetti le potrà far recapitare i biglietti a Parma ).

Mi scuso per la vis polemica e per il modo diretto di dire le cose, ma per il sottoscritto la vexata quaestio non è una nota a margine, anzi...
Scrisse Wittgenstein : " Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere ".


Cordialmente Stefano Antonio Masci


P.S. Mi scuso veramente se ha volte dò l'impressione di scrivere solo qualcosa buttata lì e preferire i taccuini con le immagini.
Fare l'imprenditore a 360° ed avere una poliedricità di interessi ed hobby, non mi permettono altro per il momento che fugaci interventi...ma da simpatizzante del Cavalleresco Ordine dei Guardiani delle Nove Porte, credo di essere apprezzato dal Gran Maestro e questo mi basta .











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Nome: Stefano Antonio Masci
Data: 30-04-2009
Cod. di rif: 4049
E-mail: masci.stefano@virgilio.it
Oggetto: Complementarietà e lealtà
Commenti:

Gentili Signori,

Le relazioni negli scambi comunicativi sono basati sulla distinzione. I giochi linguistici hanno senso solo se esiste l'altro. Quindi si può e si deve occupare posizioni differenti svolgendo un ruolo diverso ma complementare.

Nella vita e nello sport, l'agonismo è il mio pane quotidiano impastato di lealtà, da sempre ,rispettando le regole (...anche quelle di non usare mai emoticon )!

Non fanno parte di me il sussiego o il sembrare artato ! Bisogna avere "il pregiudizio del pregiudizio" .

Alla fine di ogni partita a tennis, chiunque è stato il mio avversario, mi sono sempre recato per primo a stringere la mano...semplicemente un insegnamento di vita !

Cordialmente Stefano Antonio Masci


P.S. "FRANGAR NON FLECTAR" S.A.M.


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Nome: Stefano Antonio Masci
Data: 28-01-2010
Cod. di rif: 4254
E-mail: masci.stefano@virgilio.it
Oggetto: Note integrative alla teoria del basso classico
Commenti:
Carissimi Cavalieri,

E’ da parte mia opportuno dopo il mio intervento all’ultimo incontro del dress code nello show room Rubinacci, esplicare in maniera esauriente e dettagliata la mia teoria “collante” nelle “note integrative “( così da me chiamate ) alla cosiddetta morte del classico ( o del linguaggio )!
E’ necessario dapprima un lungo preambolo chiarificatore.
La difficoltà nel rintracciare date certe riguardo la nascita e la morte del classico nel mondo dell’abbigliamento maschile ( oggetto del nostro studio ) è dovuto a mio parere ad una fuorviante lacuna metodologica sui rispettivi concetti di costume e di abbigliamento !
Il linguaggio è un’istituzione sociale , indipendente dall’individuo, è una riserva normativa all’interno del quale l’individuo pone le proprie “parole”, è “ un sistema virtuale che si attualizza solo dentro e attraverso la parola “. La parola è un atto individuale , “una manifestazione attualizzata della funzione del linguaggio”, intendendo il termine linguaggio come un termine generico che comprende il linguaggio stesso e la parola stessa.
Ora , riguardo al vestito sembra estremamente utile distinguere analogamente una realtà , che chiameremo costume corrispondente al linguaggio , e una seconda realtà che chiameremo abbigliamento corrispondente alla parola. La prima è una realtà istituzionale , essenzialmente sociale , come detto indipendente dall’individuo, una sorta di riserva sistematica , normativa, all’interno del quale il singolo organizza la propria tenuta ; la seconda è una realtà individuale , vero e proprio atto del” vestirsi”, attraverso il quale l’individuo attualizza su di sé l’istituzione generale del costume. Costume e abbigliamento formano un insieme generico al quale proponiamo di riservare ormai il nome di “ vestito “.
Bisogna ovviamente evitare di spingere l’analogia in modo da evitare discrasie classificatorie .
In effetti esiste una contrapposizione tra costume ed abbigliamento. Il costume è prettamente un fenomeno sociale, mentre l’abbigliamento resta un fenomeno empirico, essenzialmente sottomesso ad un approccio fenomenologico.
Ad esempio il” fenomeno di abbigliamento”” è costituito dal modo personale con cui un individuo indossa il costume che gli viene proposto dal suo gruppo di appartenenza . Esso può avere un significato morfologico, psicologico o circostanziale , ma non sociologico!
Dall’altro canto il” fenomeno di costume” è l’oggetto proprio della ricerca sociologica o storica!
A volta tali fenomeni possono apparentemente coincidere , ma la difficoltà è ristabilire la distinzione. E’ evidente che tra l’abbigliamento e il costume c’è un movimento incessante , uno scambio dialettico, come una vera e propria prassi o consuetudine all’interno della circolarità tra linguaggio e parola.
Nel nostro caso il vestire maschile è un allargamento di un fenomeno di abbigliamento in fenomeno di costume come nel caso dei dettagli del vestito che si trasformano nella brummellizzazione del dandy.
Il problema è semantico : la significazione del vestito cresce progressivamente nel passaggio dall’abbigliamento al costume: l’ abbigliamento è debolmente significativo, esprime più che notificare; il costume invece è fortemente significante , costituisce una relazione intellettuale , notificatrice , tra l’indossatore e il suo gruppo di stile.


Dopo questa lunga ma doverosa introduzione è facile per me esporre in estrema sintesi la mia” teoria collante “tra quella esposta dal Professor Pugliatti in antitesi all’altra esposta dal Gran Maestro.

L’inizio della fine del classico come FENOMENO DI ABBIGLIAMENTO ha avuto inizio con il debutto sulle passerelle di ANGELO VITUCCI , il primo indossatore nella storia dell’abbigliamento maschile della sartoria Brioni , avvenuta nel gennaio del 1954 nella sala bianca di Palazzo Pitti.

L’inizio della fine del classico come FENOMENO DI COSTUME ha avuto inizio in Inghilterra dal 1955 in poi ( 1966/67) con la tradizione racchiusa nel marchio Mayfair, con il ciclone Mary Quant, inventrice della minigonna ; con l’innovazione nel sistema della vendita al dettaglio indotta dal fiorire degli shop concentrata nella zona di Knightsbridge, con la rivoluzione degli stili della moda maschile, fin ad allora inchiodata in pochi stilemi, ed infine in tutta la rivoluzione culturale ( non estetica come sostiene il Gran Maestro ) dei colori , dei nuovi materiali, della musica e stili di vita alternativi che il settimanale americano Time definì Swinging ( brioso , brillante ) London. Era il 1966 , era la Londra dei Beatles, dei ritrovi in Carnaby Street etc.

Gli anni 70 furono sicuramente come scrisse il Cavaliere Pugliatti…tra i più abominevoli del XX secolo ( 1° e 2° guerra mondiale a parte ) nel campo dell’abbigliamento ( codice rif. 457 del 1 agosto del 2003 )…ma non determinavano ( come invece sostiene il Cavalier Puglliatti ) la fine del classico ! Il classico esisteva in modo più silenzioso …ma esisteva ( concordo con il Gran Maestro ) !

La fine del classico come FENOMENO DI ABBIGLIAMENTO avvenne con la presentazione della giacca destrutturata di Armani nel film interpretato da Richard Gere “ American Gigolo “, nel 1980 ( chi non ricorda la sequenza memorabile della scena della scelta dei vestiti sul letto con sottofondo musicale da parte dello stesso attore ).

La fine del classico come FENOMENO DI COSTUME avvenne dapprima con il film del 1977 “ Saturday Night Fever interpretato da un mitico John Travolta e successivamente con il consolidamento dell’edonismo reganiano negli anni 80 in poi ( come felicemente sostiene il gran Maestro ).

Ritengo in conclusione di estrema importanza metodologica l’analisi da me effettuata , per una proficua dialettica nella costruzione di una implementazione della fenomenologia del vestire uomo !

Cavallerescamente Stefano Antonio Masci

P.S. Data l'importanza fenomenologica dell'argomento, riporto tale intervento nella posta del Gran Maestro.





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Nome: Stefano Antonio Masci
Data: 29-01-2010
Cod. di rif: 4259
E-mail: masci.stefano@virgilio.it
Oggetto: Il "Nuovo Terreno" di analisi del vestire uomo. Risp. Gesso
Commenti:
Egregio Signor Pugliatti,

E’ con vera gioia rispondere alle sue personali opinioni riguardo l’analisi del “ Classico “ da me presentata.
Mi scuso innanzitutto di averle dato del Cavaliere ! Non sapevo che Ella fosse solo simpatizzante ( da lunga data ) di questo castello. In effetti mi aspettavo di incontrarla all’ultimo incontro del dress code in quel di Rubinacci, visto l’importanza dell’argomento, ma spero di vederla in un prossimo incontro per un dato anche “empirico” del suo linguaggio teorico.
Considerando il suo spessore culturale dell’abbigliamento maschile, rispondere alle sue poche precisazioni, non può che rendermi felice nel constatare implicitamente che la mia analisi sia fondata !
Non voglio confutare le sue precisazioni , altrimenti entrerei in contraddizione alla mia impostazione, ma solo ribadire da dove arrivano le mie asserzioni logico deduttive rispondendo alle sue personali puntualizzazioni.
Il terreno di analisi è nuovo in questo castello ! Per questo Lei mi risponde come mi aspettavo, ricadendo nella circolarità del linguaggio e della parola che accomuna ogni individuo !
La mia” teoria collante” avvicina diverse opinioni rigide sul tema della storicità dell’abbigliamento e del costume. L’ambizione e la sfida è quella di portare tali opinioni all’interno di una datazione il più possibile veritiera. Il compito è arduo quando noi tutti ci muoviamo all’interno di una materia dove la datazione è quasi sempre incerta riguardo alla nascita o la morte di un capo di abbigliamento o di un fenomeno di costume.
Quando lei scrive …già mortalmente malato…incubazione di tale malattia…lascia uno spazio- tempo enorme per configurare una datazione; costringendo la sua analisi ad una interpretazione e non ad una datazione certa di un determinato evento !

Sono note le difficoltà poste da qualsiasi periodizzazione storica !
Un grande storico francese Lucien Febvre ha proposto di sostituire all’uso di una doppia datazione ( iniziale e finale ) l’uso di una semplice datazione centrale.
Questa regola sarebbe ancora più auspicabile nella storia del costume , poiché il momento dell’inizio e della fine di una moda vestimentaria ( nel senso più ampio del termine ) non è sempre ben definito nel tempo. In ogni caso , se pure è possibile datare l’apparizione di un indumento pressappoco in un certo anno, ritrovandone come ognuno di noi fa, l’origine circostanziale, è del tutto abusivo confondere l’invenzione di una moda con la sua adozione , ed è ancora più abusivo assegnare a un indumento o capo d’abbigliamento una fine rigorosa datata !
Gli storici o i classificatori di una storia fanno più o meno questo ! Affascinati nella maggior parte dei casi dal prestigio cronologico di un regno o dalla singola porzionepolitica di quel regno. Il Re resta magicamente investito di una funzione carismatica. Lo si considera , per essenza, come il Portatore del Vestito ( quanti esempi di Re ! …).
Queste sono le principali lacune metodologiche delle descrizioni differenziali presenti soprattutto nella storia del costume.

Per questo ribadisco la conclusione del mio precedente scritto di riportare il tutto …ad una proficua dialettica sulla costruzione di una implementazione della fenomenologia del vestire uomo !

Il fine ? E’ ovvio ! Lasciare al Cavalleresco ordine una bibliografia che non trovi riscontro da nessuna parte del globo !! Mission impossible ? Certo è per pochi…non per i Cavalieri e nemmeno per i simpatizzanti di lunga data come Lei che si innalzano a vette inimmaginabili.

Con stima

Il Cavaliere Stefano Antonio Masci


P.S. Perché il 1954 e perché Angelo Vitucci ?
Il 1952 a cui Lei si riferisce è la prima sfilata maschile svolta a Scheveningen Olanda a margine del congresso mondiale dei sarti, al quale partecipò Nazareno Fonticoli in rappresentanza dell’ Italia ( e non Angelo Vitucci in quel di Firenze ).
E’ vero che ci sono stati precedenti indossatori, ma nessuno è stato “uomo immagine “ come lui , oltre ad essere il primo “modello” della nostra storia ! Precursore dell’uomo-sfilata e non di un indossatore da atelier.
Spero di essere confutato ! Significa che ci avviciniamo ad una datazione oggettivamente veritiera .



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Nome: Stefano Antonio Masci
Data: 28-02-2010
Cod. di rif: 4289
E-mail: masci.stefano@virgilio.it
Oggetto: In itinere...
Commenti:
Stimati Gran Maestro e Rettore,
Nobili Cavalieri
Graditi ospiti Voi tutti


La ricerca personale e collegiale della porta dell’abbigliamento ( perché è la porta di riferimento in questione )allo stesso tempo lunga e piacevolmente istruttiva di tutto il castello, pone in una crescente e silenzioso progredire.
Le grandi opere e le meticolose ricerche che hanno fin d’ora implementato il castello nelle sue fondamenta fanno parte di un bagaglio culturale a disposizione di tutti Noi, in egual misura , sia per chi come me lo apprende umilmente in tal guisa come abbecedario e allo stesso tempo come Bibbia intesa in senso lato ( Antico e Nuovo Testamento ) , e sia come immagino e constato, i Cavalieri di lunga data ne apprendono continuamente come nuova linfa e senza sentirsi mai arrivati!
La ricerca sine die e il dialogo costruttivo, portano sempre nella retta via da intraprendere.
Ognuno di Noi raccoglie e immagazzina concetti, immagini, didascalie, esempi di vita vissuta , storie, sociologie, filosofie, come strumenti necessari in una crescita lenta e meticolosa nel capire l’affascinante ma ancora non del tutto esplorato mondo dell’abbigliamento maschile.
Un linguaggio visuale caratterizzato dall’insondabile reciproco mondo interiore di ognuno di Noi, dona alla bellezza e nella bellezza, l’inesprimibile che si cela nel proprio essere Uomo.
Alla domanda millenaria se l’abito fa il monaco o non fa il monaco, non corrisponde ancora una risposta netta e distintiva, perché si cela l’inafferrabile, il non detto, l’imponderabile, che in un linguaggio di significati visivi ed estetici si traducono nel tempo, in un certo non so che , a cui diamo il nome di fascino carisma e stile!
La fine è dove iniziamo !

Cavallerescamente

Stefano Antonio Masci

Prefettura di Napoli


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Nome: Stefano Antonio Masci
Data: 20-02-2010
Cod. di rif: 4279
E-mail: masci.stefano@virgilio.it
Oggetto: Al Rettore De Paz - Risposta ai Gessi n. 4263 - n 4271
Commenti:

Stimato Rettore,

Le mie scuse personali a Lei, anche come guardiano della porta dell’abbigliamento !
Spero di essermi chiarito dall’equivoco da me creato.
Credo involontariamente di averLe creato un doppio imbarazzo.
Mi rimangono del suo primo intervento le prime righe come spontanee e sincere gratificazioni provenienti da un Cavaliere da cui attingo notevoli e importanti documentazioni della storia dei tessuti !
In merito al suo secondo intervento, la voglio tranquillizzare. Le posso assicurare lo studio approfondito di quasi tutto il castello, da cui attingo quotidianamente con doverosa umiltà !

Cavallerescamente

Stefano Antonio Masci


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Nome: Stefano Antonio Masci
Data: 20-02-2010
Cod. di rif: 4280
E-mail: masci.stefano@virgilio.it
Oggetto: Al Cavalier Forni Risp. Gesso n. 4273
Commenti:
Illustre Cavalier Forni,

I suoi gessi sono per me fonte d’ispirazione !
Seguo i suoi scritti con molta attenzione e rispetto !
Mi fa piacere notare che Lei Cavaliere, pur dotato di un forte individualismo solipsistico non disdegna nel confronto maieutico le letture del filosofo-psicologo Umberto Galimberti.

Io cercherò di seguire i suoi consigli, di essere solo nella ricerca e di imparare dai Maestri di questo castello.
Sono da poco sceso in campo ( in sartoria ), facendo una scelta meditatamente definitiva, dopo aver costruito un guardaroba modaiolo, che mai rinnegherò, ma che fa parte oramai della mia storia personale. L’entrata nel cavalleresco ordine , è un punto di partenza di cui non saprò mai la fine !

Cavallereschi saluti

Stefano Antonio Masci


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Nome: Stefano Antonio Masci
Data: 20-02-2010
Cod. di rif: 4282
E-mail: masci.stefano@virgilio.it
Oggetto: Al Cavalier Lucchetti Risp. Gessi n. 4258 – n. 4269
Commenti:
Egregio Cavalier Lucchetti,

Finchè esisterà un uomo in giacca e cravatta, il classico non morirà mai.
Riguardo il secondo gesso…diciamo che dopo il gesso n. 4275 del Gran Maestro non penso di aggiungere altro…
Semmai continuerò a leggere con molta attenzione i suoi interventi pregevoli sulle scarpe. E’ il settore in cui Lei eccelle molto…


Cavallerescamente

Stefano Antonio Masci


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Nome: Stefano Antonio Masci
Data: 04-03-2010
Cod. di rif: 4295
E-mail: masci.stefano@virgilio.it
Oggetto: Il rumore dell' ozio
Commenti:
Il meticoloso impercettibile rumore dell’ozio, incontra la virtù della ragione al servizio della passione : l’abbigliamento maschile !
Come scrisse Hume : la ragione, da sola, non può mai essere motivo di una qualsiasi azione della volontà. La ragione è , e può solo essere, schiava delle passioni !
L’aforisma del gesso 4294 di John Burdon Sanderson Haldane è come un boomerang che ritorna allo stesso autore della citazione, studioso genetista che faceva della ragione, appunto la sua passione.
Al contrario i Cavalieri usano la ragione per la ricerca e per lo studio di tutti gli aspetti del vestire classico. come “conditio sine qua non “ dell’atto del puro agire : andare in sartoria !

I sentieri che hanno portato ogni Cavaliere e ogni Uomo amante del vestire classico davanti le porte del nostro Castello, sono lapalissianamente diversi e ugualmente rispettabili nelle proprie unicità distinzione e singolarità ! Al momento di entrare nel Castello ,ci si trova come nel passo di una famosa poesia del Petrarca :

“Solo e pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi e lenti
et li occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio uman l’arena stampi.”

Il Cavaliere solo e pensoso tra le porte del Castello, misura con parsimonia, calma e lentezza il suo progredire; portando gli occhi sulle orme stampate dagli altri che sono passati prima di lui, segue la via maestra nel percorso infinito del vestire classico !



Cavallerescamente

Stefano Antonio Masci





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Nome: Stefano Antonio Masci
Data: 05-03-2010
Cod. di rif: 4298
E-mail: masci.stefano@virgilio.it
Oggetto: L' area corticale anteriore di Broca...
Commenti:
Egregio Cavalier Villa,

Devo ammettere che il nostro dialogo stimola nel mio cervello, l’area corticale anteriore di Broca !
Il boomerang è ritornato, lo afferro e lo rilancio !...
… Anche a me risalta il ricordo infante nelle spiaggie della Riviera di Ulisse , quando tra adolescenti degli anni 70 si giocava con pochi attrezzi ludici , tra cui il boomerang . Altri tempi immagina pensoso il Cavaliere !
Ma veniamo al quesito.
Lei scrive testualmente : …trovo che andare in sartoria non costituisca un ‘puro agire’ nell’azione conoscitiva di sé stessi ma un’esperienza che contiene tutte le fasi evolutive dell’uomo : ricerca, applicazione, decisione, crescita. Cosa ne pensa ?...
Io scrivo testualmente : …”i Cavalieri usano la ragione per la ricerca e per lo studio di tutti gli aspetti del vestire classico. come “conditio sine qua non “ dell’atto del puro agire : andare in sartoria !”.
Dov’è la somiglianza e dov’è la discordanza tra i due pensieri.
Rischio di scrivere un tomo, ma non voglio finire nei giochi linguistici Wittgensteniani. Preferisco “ la fusione degli orizzonti “ Gadameriana. Ovvero dove i nostri linguaggi parlano, si incontrano !
Lessi da qualche parte ( forse nei “ Pensieri sull’Universo “ di Leonardo da Vinci )…” che alla pratica deve precedere la bona teorica “… Ebbene non posso pensare che l’andare ( moto da luogo ) in sartoria per ogni Uomo è a prescindere dalla conoscenza teorica . Mentre l’esperienza è un venire ( moto a luogo ) che comprenderà l’osservazione a posteriori della fenomenologia sartoriale tout court !
Dov’è la fusione dei nostri orizzonti? Nella stessa medaglia “ sartoria “ analizzata distintamente nelle due facce : andare e venire ( in sartoria ), che nella circolarità senza fine , inconsapevolmente porrà nello spazio-tempo il Cavaliere nel già che è sempre stato : un Uomo Elegante !


Cavallerescamente

Stefano Antonio Masci


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