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Nome: Stefano Bellucco Data: 29-01-2007 Cod. di rif: 2857 E-mail: Ste.Bell@hotmail.it Oggetto: Appunto 3006 - Taccuino Abbigliamento Commenti: Gran Maestro, La ringrazio per la valutazione data nel Suo Appunto 3006, con la quale mi guida alla scoperta dei fondamenti della "Scienza delle Costruzioni" dell'Abbigliamento. Mi permetto nel contempo di citare l'appunto 2252 del 24 I 2006 del Cavaliere Pugliatti (che per inciso ringrazio per gli infiniti e dettagliati apporti con i quali ho nutrito la mia "ingordigia" di stile in questi ultimi tempi), a titolo "Il guardaroba del Duca - III", a conferma e sostegno della Sua lettura e per aiutare la mia comprensione della distribuzione dei volumi da Lei descritta (il disegno del tessuto ben esemplifica gli andamenti da Lei accennati). La ringrazio infine per le parole di approvazione che mi ha riservato: sono per me sostegno e stimolo per una continua ricerca e crescita nello stile dei Valori del Cavalleresco Ordine. Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 30-01-2007 Cod. di rif: 2865 E-mail: Ste.Bell@hotmail.it Oggetto: Larghezza pantaloni - 2863 Commenti: Egregio Signor Caprari, mi permetta di offrirLe il mio seppur umile appoggio: generalmente uso pantaloni con fondo 19 cm (anche se l'ultimo paio e i prossimi due in lavorazione li ho chiesti con fondo di 18 cm avendo optato per tessuti più "estrosi" del solito), calzo un 41 1/2 e il risultato non mi appare privo di aspetti positivi. Mi permetta un confronto giocoso: calcolatrice alla mano, nel caso "peggiore" dei 18 cm, il fondo dei miei calzoni copre il 58% della scarpa (61,3% per i 19 cm) invece del canonico 66...il Policleto dell'abbigliamento mi perdonerà tanto ardire, mi auguro. Cordialmente Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 13-02-2007 Cod. di rif: 2884 E-mail: Stefano.Bellucco@alice.it Oggetto: Al Cavaliere Pugliatti - Appunto n° 3050 Commenti: Egregio Cavaliere Pugliatti, noto con piacere che quel sorriso che mi aveva provocato la foto oggetto del mio appunto 3048 celava lo stesso sentimento di "simpatica repellenza" che ha colto anche Lei. Il fatto che venga da un così autorevole conoscitore mi conforta. Con questo gesso colgo anche l'occasione per ringraziarLa: sebbene io non mi sia mai presentato a Lei, né abbia mai direttamente interloquito, mi permetta di dirLe che è come se La conoscessi, tanto - e tanto "gioiosamente" - ho attinto dai Suoi Appunti per placare il mio desiderio di conoscenza. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 13-02-2007 Cod. di rif: 2886 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Orribili...influenze. Commenti: Egregio Cavaliere Pugliatti, la Sua risposta, dai toni così discreti e pregni di modestia, mi fa pensare che le mie parole siano tutt'altro che immeritate. Le confesso che è da qualche tempo che La "studio" (con simpatia e curiosità): attraverso il Suo stile e le Sue conoscenze ho certamente colmato molte mie lacune. Non pensi a queste mie righe come ad una captatio benevolentiae...preambolo della richiesta di aiuto che Le sto per porgere: sono un piccolo tributo che Le offro per avere saccheggiato a mani basse il suo sapere. Prima però La farò sorridere: ho tratto quella immagine da L'uomo vogue...ebbene, ne sono abbonato! Ma quel sorriso non lasci spazio ad uno stupore sgomento: mi abbonai quando, più giovincello, vedevo più "L'Uomo" che "Vogue"...poi ho continuato sulla scia dell'abitudine, tenendolo come mensile appuntamento con suggerimenti carpiti tra le righe, anche sulle "cose da non fare". Non abuso oltre della Sua pazienza e vengo al mio dubbio. Lei definisce "plumbea e altissima" la chiusura della giacca: ebbene, tale giudizio è dettato dall'istintiva repulsione verso lo squilibrio creato dall'abbottonatura o nasce da un sentire più generale? Ho in animo di farmi tagliare un doppiopetto e sto cercando di focalizzarne al meglio i dettagli: Le dico, per completezza, che ho una figura slanciata, prediligo le forme asciutte e avevo pensato proprio ad una giacca abbastanza chiusa...cosa ne pensa? Infine, appare evidente che se con queste mie questioni avessi avuto la fortuna di suscitare curiosità o addirittura suggerimenti del Gran Maestro, essi sarebbero non solo ben accetti, bensì auspicati. La ringrazio "da tifoso" e La saluto cordialmente, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 13-02-2007 Cod. di rif: 2888 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Al Sarto dei pixel, Signor Pugliatti Commenti: Egregio Signor Pugliatti, La ringrazio per il mirabile lavoro di Maestro Sarto dei pixel che ha avuto la bontà di compiere per me: l'idea di una giacca molto chiusa si presenta ora alla mia mente come una soluzione che non convince appieno le mie esigenze estetiche. E La ringrazio maggiormente per il prezioso riferimento che mi ha suggerito: lo trasferirò certamente al mio sarto, di modo da poterne trarre una costruzione che non appaia "legnosa" ma che doni "compostezza", sia statica che dinamica. (Varie volte ho infatti chiesto al mio sarto una giacca "morbida nella fattura, di cartone nell'immagine", in parte per giocare sulle mie pretese, ma anche, in fondo, per tentare di esporre i miei desideri...di quanta pazienza dev'essere dotato per sopportarmi!). La ringrazio ancora per il solerte ed efficace aiuto e Le porgo i miei migliori saluti, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 14-02-2007 Cod. di rif: 2889 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Al Sig. Nocera, Appunto 3054 Commenti: Egregio Signor Nocera, La ringrazio per l'ulteriore suggerimento che mi ha donato con il suo appunto 3054. Il Suo appoggio mi è di particolare conforto in una mattina in cui ho ricevuto dal mio sarto una giacca (monopetto, tre bottoni, "da campagna") che una volta indossata non mi convince appieno. Sto ora elaborando un "trattatello" che descriva e specifichi le mie esigenze, anche se sono già conscio che quell'effetto sciallato dei revers lanceolati (mi ha sempre affascinato pensare alla tecnica che ci deve essere per ottenere tale risultato) sarà difficilmente raggiungibile. Dalle mie parti purtroppo il sangue della Sartoria Napoletana scorre solo sulle etichette esibite in certi negozi. Cavallerescamente, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 19-02-2007 Cod. di rif: 2909 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Corso di eloquenza per il brutto anatroccolo Commenti: Gran Maestro, La ringrazio per la Sua risposta nell'Appunto 3071, con la quale certamente arricchisco la mia conoscenza ed anche la mia capacità critica. Ciò a cui devo ancora porre rimedio è però la mia scarsa chiarezza espositiva. Mi permetta, Gran Maestro, questo gesso per meglio esporre (spero) le ragioni di quel mio sorriso, al fine di rendere cristallino il mio sentire. Ho sempre nutrito interesse verso l'abbigliamento (come anche verso arte e orologeria), in quanto attraverso esso si ha la reale possibilità di capire la Storia, fatta di uomini, di gesti ed attenzioni quotidiani, di emozioni in continua evoluzione. Ho così l'impressione di capire meglio la Vita, nei suoi risvolti e significati più pregnanti, e per mezzo di ciò apprezzarne maggiormente il valore, agire con più coscienza e godere appieno di ciò che mi offre. Trovo una mirabile esemplificazione di questo mio sentire racchiusa e custodita nel Fascicolo "Il Vestito Buono" della Biblioteca Cavalleresca, o parimenti nei consigli che Lei ha avuto la bontà di cedermi sulla comprensione dell'avana (altro Fascicolo che molto apprezzo): ricercare e carpire (se possibile) l'essenza delle situazioni per conoscerle e quindi conoscerci meglio. Gran Maestro, risuona ancora al mio orecchio l'aneddoto con il quale, divertendomi, mi ha esposto un concetto fondamentale: rivedo con gli occhi della mente quel Suo amico uscire dal Golfo di Napoli sulla propria barca a vela, due alberi, da 30 anni la medesima, lasciando in "banchina VIP" la corsa ai maxi, poi mega, poi iper, poi...yachts e gustando invece appieno il vento, il sole, il mare. Questo è il mio obiettivo e verso questo oriento la mia prua. Tale lezione ho peraltro avuto modo di impartirla io stesso al mio ego quand'ero ancora quindicenne, ed in maniera molto meno poetica: mi permetto di accennare brevemente all'episodio che ebbi modo di descriverLe in qualche missiva addietro. Giovane appassionato di orologeria, ad una mostra mercato ho avuto l'occasione di suscitare tenerezza (e mi auguro comprensione) in quel Signore che, disturbato da un ragazzino con alle spalle solo qualche decina di centinaia di pagine sull'argomento, ho importunato con domande e critiche "da esperto". Sono passati svariati anni, ma ricordo ancora bene il sorriso, la disponibilità e l'assoluta pertinenza tecnica della risposta di quel paziente Signore: in quella giornata, e da quel giorno, non mi sono più pensato "conoscitore" di orologeria, ma "solo" un appassionato ricercatore. Ebbene, questo smisurato preambolo per chiarire i presupposti di quel mio sorriso di fronte ad un "doppiopetto al contrario". Non voleva essere una ostentazione di superiorità, di quella che fa esclamare "saprei farlo pure io" di fronte ad un Concetto Spaziale di Fontana perché vede solo il taglio e non il concetto che c'è oltre. E', o vuole essere, piuttosto un "sorriso di inferiorità" quello che mi ha poi spinto a disturbarLa per chiederLe lumi invece di riporre divertito il mensile (la "lezione" di quel Signore mi guida alla ricerca più che a costruire classifiche "in&out", come ha avuto modo di insegnarmi anche Lei, Gran Maestro). Ecco quindi che quell'accenno di ilarità è da un lato il palesarsi di una "imbarazzata coscienza" della pochezza dei miei mezzi, e dall'altro il gioioso ed entusiastico stimolo alla ricerca, alla consultazione di fonti che sgorgano ben più in alto della mia. Su questo sfondo incastono pure la mia unione alla "simpatica repellenza" avuta in coro con il Signor Pugliatti, nel gesso 2884: tale empatia era un maldestro omaggio ed un doveroso ringraziamento che gli ho tributato per avere molto ma silenziosamente attinto dagli innumerevoli e preziosi suoi interventi. Infine, Gran Maestro, mi permetta di appoggiarmi alla sintesi della Sua chiosa per concludere la mia esposizione: non era mia intenzione "cancellare l'oggetto dietro un precoce sorriso", bensì sottolineare con tale cenno il mio bisogno di averLa come guida "alla scoperta di grandi possibilità, o semplicissime considerazioni", non essendo ancora io in grado di compierle autonomamente. Tutto ciò, Gran Maestro, per rinnovarLe la mia Stima profonda, e per chiederLe comprensione se tale sentimento viene a galla in un mare (seppur limpido) di emozioni che possono confonderne i profili o l'apparenza: ciò che davvero mi preme è tentare di seguirLa nella ricerca e non volermi elevare nel giudizio. Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 20-02-2007 Cod. di rif: 2916 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Dal discepolo. Commenti: Gran Maestro, Egregio Signor Pugliatti, aggiungo da ultimo dei Vostri allievi i miei ringraziamenti, cercando di mettere in pratica le regole testè apprese. Vi prego di correggermi se la mia interpretazione si fa estrema in una direzione errata, ma dal mio modesto modo di intendere le cose sento che il Decalogo del Rettore De Paz potrebbe intitolarsi "semplicemente" 'Dieci Cavalleresche Regole' , potendo tralasciare l'argomento specifico, tanto mi appaiono valide in generale. Ebbene, faccio e farò tesoro di tali regole, tenendo bene a mente in particolare la prima - che userò per capire appieno la sostanza di alcune apparenze -, la terza - facendomi aiutare a forgiare, definire, valutare i Valori che compongono il mio personale sentire -, la quarta - cercando e sottolineando i miei difetti per potervi porre prontamente ed efficacemente rimedio -, la settima - come guida e sprone alla ricerca -, la nona - per poter salire su spalle robuste e vedere così più oltre. Vi ringrazio quindi sinceramente per avermi guidato ed accompagnato durante un piccolo viaggio iniziato con un sorriso, due petti e tanta curiosità e continuato ben oltre la storia o la comprensione del costume. Grazie, Gran Maestro, per avermi dato quei lumi di cui avevo bisogno, e grazie a Lei, Signor Pugliatti (ma, mi permetta di "usare" subito la regola 9, per me Maestro) per avermi concesso l'onore ed il sommo piacere di una "passeggiata" insieme lungo i prati del costume. Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 09-03-2007 Cod. di rif: 2957 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Rif. al mio appunto 3134 - Consigli sul primo vere Commenti: Gran Maestro, rivedendo questa mane i tessuti che Le ho esposto nell'appunto 3134, sotto la calda luce di un rinnovato sole patavino, ho notato che quello a destra nella foto è blu scuro, non grigio come sottolineavo nella didascalia. Perdoni, La prego, la confusione sorta dal fatto che posseggo un tessuto molto simile, antracite, ma sufficiente solo per un paio di pantaloni. La ringrazio sin da ora per i consigli che mi vorrà donare e Le porgo i miei migliori saluti sull'entusiasmo di rinvigorenti raggi di sole, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 21-03-2007 Cod. di rif: 2973 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Appunto 3167 - Tavola I - Il Dorico Commenti: Gran Maestro, La disturbo per chiederLe aiuto nell'interpretazione dell'immagine allegata all'Appunto in oggetto. Il doppiopetto del Marchese Parisi presenta il taschino sul petto destro: dopo aver notato l'anello nobiliare dalla stessa parte ho pensato ad una foto invertita specularmente. Ammirando la foggia ho però visto che l'abbottonatura è invece quella "abituale": Le chiedo quindi di illuminarmi sui motivi di tale "gioco" di immagine. Una seconda questione nasce poi dall'avere ponderato sulle due Tavole da Lei proposte: compreso il fatto che la divisione tra gli stili sia labile e difficilmente ascrivibile a schemi rigidi, è possibile secondo Lei elaborare una commistione tra i due seppur antitetici ionico e dorico? Particolari dell'uno e dell'altro stile mi affascinano e vorrei tentare di armonizzarli in un unico risultato: tralasciando la presunzine che caratterizza questa mia proposizione, è secondo Lei una strada percorribile? La ringrazio per l'aiuto e per i consigli, che seguirò come i raggi del sole che si stanno facendo ora largo nel plumbeo cielo patavino. Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 22-03-2007 Cod. di rif: 2984 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Diamanti e rubini - Rif. gesso 2977 Commenti: Gran Maestro, un Grazie particolare per la Sua illuminante risposta: non solo ha svelato il pensiero centrale da cui partire per realizzare il mio programma, ma ha dato addirittura nuovo spunto alla questione ribaltandone il punto di vista. Ponderate le Sue parole, i miei propositi appaiono ora più chiari: con il gesso 2973 mi sono forse posto come quel gioielliere voglia aggiungere un rubino al castone di un solitario per esaltare luce, purezza, colore del diamante. Ciò che cerco ora non è tanto una commistione di stili, quanto la definizione di una "mia" foggia che diriga "semper adamans" verso una precisa meta. Facendo tesoro delle ultime analisi sviluppate tra Lavagna e Taccuino, sto tagliando e lucidando l'immagine del mio nascituro doppiopetto (sul quale mi sono già preso la libertà di tediarLa). A tale proposito, Le chiedo un ulteriore chiarimento: se le tasche sono applicate, il ticket pocket può essere a filo? Se invece viene a sua volta applicato, mantenedo le misure classiche da ticket e non da phone pocket, il suo fondo "entra" nella tasca principale o rimane completamente esposto? Aperto questo mio nuovo gesso con un Grazie, non posso che chiuderlo rinforzando quell'incipit "vedendo" il ringraziamento e "rilanciandolo" di una trepida attesa, trascorsa a valutare le 58 faccette del mio progetto. Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 23-03-2007 Cod. di rif: 2987 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: 59esima faccetta del diamante Commenti: Gran Maestro, un entusiastico e festoso Grazie! Le Sue parole risvegliano un ricordo ed accendono un bisogno: rileggendo la Sua risposta, mi sovviene un paio di miei gessati di qualche anno fa, di confezione, i quali hanno questa piccola bisaccia all'interno della tasca destra. Da qui nascono i miei "soliti" dubbi (che rappresentano anche la parte gioiosa della ricerca: il piacere che deriva dalla valutazione e dalla elaborazione dei vari aspetti costruttivi di un abito è per me pari allo stupore ammirato per la scoperta di una nuova sensazione, o all'emozione di poterla rivivere): partendo dalle Sue parole, chiamerei nel mio caso "cutter pocket" la taschina segreta, allungandola all'uopo di contenere la ghiliottina che immola i miei nuovi amici cubani, mentre mi approprierei del concetto di "phone pocket" del Primo Guardiano Parisi per il taschino a vista. Secondo Lei, Gran Maestro, è lecito da parte mia copiare tale soluzione o, non avendo neppure l'ombra della statura del Marchese, rischio di apparire come colui che semplicemente non conosce le corrette dimensioni del classico ticket pocket? Avanzerei inoltre, in quest'ambito, una pretesa forse ardita: avrebbe la pazienza, Gran Maestro, di illustrare nel Taccuino, gli aspetti della "Parisi Jacket"? Non ho la presunzione di poterla replicare, ma conoscere i particolari costitutivi, svelati dal Suo acume, di una giacca a due petti e cinque tasche applicate sarebbe per me una affascinante, oltre che stimolante, materia di studio. E, se questa pretesa non arreca troppo disturbo a Lei ed al Primo Guardiano, avere anche commenti e motivazioni di tali scelte costruttive sarebbe per me la lucidatura di questa nuova "cinquantanovesima " faccetta adamantina. Un grazie gioioso per i consigli che mi vorrà donare ed un saluto frizzante e solare come l'aria che allieta ora Padova, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 04-04-2007 Cod. di rif: 3017 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Al Sig. Pugliatti - Appunto n° 3192 Commenti: Egregio Signor Pugliatti, mi permetto di disturbarLa con una richiesta sorta dall'osservazione dei figurini da Lei introdotti nell'Appunto 3192 "La brutta fine del taglio modellato". Dal basso della mia insipienza tedio la Sua alta ed inesauribile fonte per chiedere di aiutarmi a comprendere l'evoluzione (o meglio l'involuzione, arguisco dalle Sue parole) che ha portato alla "brutta fine". Questo perché, a mio parere e da una osservazione non certo "esperta" come la mia, vi si possono ravvisare aspetti e particolari che potrebbero essere la genesi di fogge che tuttora considero in qualche modo "attraenti". Taccio in questa sede le mie elucubrazioni, poiché mancandomi le basi tecniche e storiche su cui fondarle, rischierei di apparire superficiale, avventato o, in una certa misura, oltraggioso verso l'Arte Sartoriale. Mi riserverei in seguito all'esposizione che spero avrà la pazienza di concedermi il chiarimento del mio punto di vista, sapendo già di abusare della Sua disponibilità. La ringrazio sin d'ora per il tempo che mi vorrà dedicare e Le porgo i miei migliori saluti, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 04-04-2007 Cod. di rif: 3019 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Al Signor Pugliatti Commenti: Egregio Signor Pugliatti, La ringrazio per la Sua completa, puntuale, chiarificatrice risposta. La Sua modestia tenta di vanificare ogni mio tributo ai Suoi dotti commenti...ma io sono pugnace! Facendo mio un termine che troverebbe più corretto utilizzo in altra porta, Le confesso che sono un Suo "aficionado" e non Le nascondo un ben poco cavalleresco "Eccezionale!" a scandire nella mia mente la lettura delle Sue righe. Sintesi, puntualità, ricchezza di particolari e riferimenti hanno chiarito certamente il sostrato storico e sociale del Taglio Modellato. Inoltre, Lei sembra aver colto nei miei pensieri e chiarito i miei dubbi, rendendo cristallina la linea evolutiva di alcune caratteristiche di stile. Non solo ha quindi risposto a ciò che esplicitamente Le ho chiesto, ma ha anche illuminato ciò che tacitamente ponderavo tra le nebbie della mia insipienza. La ringrazio per l'attenzione che mi ha dedicato e La saluto nella trepida attesa di attingere nuovamente ai Suoi contributi, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 11-04-2007 Cod. di rif: 3037 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: La cioppa - Brevi Note Commenti: Rettore De Paz, mi permetto di accogliere con entusiasmo il Suo quesito e di proporre qualche breve nota sulla Cioppa. Mi auguro che tale entusiasmo sarà l'attenuante per la parzialità ed imprecisione di note raccolte tra ricordi del liceo e qualche rapida ricerca. La Cioppa è una veste, tanto maschile quanto usata dalle dame, con la foggia di gonna, generalmente di scarso valore e tessuta con una fibra derivata dalla lavorazione della ginestra. Quando ristrettezze economiche o povertà impedivano l'uso dei più preziosi filati di lana o di lino, allora si ricorreva alle fibre ricavate dalla ginestra, che una volta filate donavano un tessuto rozzo e poco confortevole quando lavato, ma abbastanza morbido una volta asciutto. Si ha menzione della Cioppa anche in Giovanni Boccaccio (siamo quindi a cavallo della metà del Trecento) quando nel "Ninfale Fiesolano" (1344) descrive una fanciulla abbigliata con tale indumento. Una nota aggiungo, per aiutare forse a "visualizzare" la Cioppa e a capirne usi e contesti: si dice che i viandanti, esposti alle intemperie del loro peregrinare, la rovesciassero di modo da ottenere un cappuccio, una sorta di impermeabile contro la pioggia. Colgo con questo mio gesso l'occasione di presentarmi a Lei, Rettore De Paz, essendo un Suo estimatore, avendo avuto modo di vederLa alla scorsa Coffee Academy, ma non l'onore di poterLa conoscere. Al prossimo stimolante quesito, per una frizzante nuova stagione di ricerche, cavallerescamente La saluto Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 12-04-2007 Cod. di rif: 3039 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: La Ciclavica ed il "controquiz" Commenti: Rettore De Paz, le parole cha ha avuto la bontà di dedicarmi sono certamente immeritate in relazione alla mia modesta preparazione, cionondimeno sono uno sprone ed una ispirazione per la mia ricerca e quindi per la mia comprensione. Con questo gesso La vorrei ringraziare per lo splendido viaggio che ci sta aiutando a compiere e che ci guida alla scoperta delle radici da cui sono poi germogliati i fiori dei nostri canoni estetici. (Mi permetto, e perdoni la presunzione di un gesto invero giocoso, di "vedere" il Suo quiz e di rilanciare con un "controquiz": quali saranno, secondo Lei, i frutti degli attuali fiori? Con tale questione, forse da porre ad un veggente piuttosto che al Nostro Rettore, vorrei testimoniarLe l'attesa e l'interesse che nutro verso la cavalcata con la quale sta illustrando la figura del Sarto.) Con la ciclavica, ma qui i miei ricordi si fanno notevolmente più foschi, siamo alla base dell'abbigliamento del tardo Evo Medio. Considerando rapidamente l'evoluzione dei costumi, l'abbigliamento tipico dell'uomo era composto da una tunica lunga e da una sopratunica che invece si arrestava al polpaccio. Tali vestimenta erano poi arricchite, per i nobili, da una striscia di stoffa preziosa e decorata. Appare più tardi, da sotto una tunica accorciata, la calzabraga, fermata in vita da una cintura (per le dame, a sottolineare le forme altrimenti celate dalla tunica, tale cintura è una striscia di tessuto chiamata fusciacca: curioso lascito per i nostri smoking? Che mirabile viaggio la storia del costume!). La tunica sopra la calzabraga è finalmente matura per poter dare alla luce la nostra ciclavica, ampia striscia, aperta sui fianchi ma legata in vita. Chiedo venia per l'approssimazione dei riferimenti ai periodi storici, ma ricordando il buon Wittgenstein nel dubbio ritengo che sia meglio per me astenermi. RingraziandoLa nuovamente per le righe che mi ha dedicato, Le porgo, Rettore De Paz, divertiti e medievali saluti, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 09-05-2007 Cod. di rif: 3119 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Guardaroba: costruirlo o indossarlo? Commenti: Egregio Signor Caprari, premesso che, a mio parere, è più conveniente lasciare che Iddio ci preservi da ben altri mali (per evitare cadute di stile o superficialità varie dovremmo essere sufficienti noi stessi) e sostenuta la puntuale ed incisiva nota dell'ottimo (e sconfinato) Professor Pugliatti, mi permetto di cogliere un aspetto che Lei ha ben celato tra le Sue parole. La "foggia villana": andando a recuperare parte dell'etimo di tale aggettivo, potrei collegare la foggia del doppiopetto con il concetto di "Vestito Buono" (che sia questa l'ottava solenne che esce dal nostro "nuovo" strumento?). Ecco forse che "costruirsi un eccellente guardaroba" appare semplice, ben altra impresa sarà costruire l'eccellenza di chi lo saprà poi interpretare e far respirare! Cavallerescamente assiso sulle selle delle mie spalle, Le porgo i miei migliori saluti, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 18-05-2007 Cod. di rif: 3143 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Tasche: usi, costruzioni e "costumi". Commenti: Gran Maestro, mi permetto di disturbarLa poiché sono in preda a dubbi ed insicurezze. Le chiedo lumi sulle fogge (dimensioni, stili e significati) delle tasche delle giacche: preso dall'entusiasmo degli ultimi gessi e accompagnato dal piacere estetico che prefiguro trarne, ho in animo di farmi cucire un abito monopetto con revers a lancia. Partendo da suggerimenti che possano orientarmi verso la costruzione di tale abito, mi potrebbe poi guidare alla scoperta dei significati costruttivi delle varie tipologie di tasca? La ringrazio sin d'ora e Le dedico un cavalleresco saluto sullo sfondo di un "magrittiano" cielo della campagna patavina, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 18-05-2007 Cod. di rif: 3146 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: E' primavera! Anche nelle tasche... Commenti: Gran Maestro, La ringrazio per l'abbozzo, già chiarificatore, che mi ha concesso. Come ormai ben sa, le Sue riposte sono semi gettati sul fertile terreno della mia inesperienza: la primavera della mia curiosità fa già sbocciare nuovi dubbi. Forse perché lo sento più vicino, preferirei muovermi sul versante più discreto, tradizionale delle fogge disponibili: ha ben colto tra le corde dei miei desideri i suoni delle tasche a filo, ma a questo punto Le chiedo lumi sulla loro "trigonometria". Il taglio obliquo, che con un immagine istintiva ricollego alla "campagna inglese", dove va collocato? Visto sulle pattine, ha ragion d'essere anche applicato alle tasche a filo? Colgo l'occasione per un saluto al Cavaliere Villa dicendo che posseggo una giacca, inglese, con tasche a toppa e taschino a filo: per le ragioni enunciate nel gesso del Cavaliere e per qualche appunto del Gran Maestro circa la coerenza di queste due fogge nella stessa giacca, ora non la indosso più. Quello che al momento dell'acquisto mi era parso istintivamente un guizzo di personalità ha ora perso la sua carica spostandosi decisamente verso quell' "indecisione" della "metà strada indefinita". Un cavalleresco brindisi a Lei, Cavaliere Villa, e con un grazie particolare a Lei, Gran Maestro, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 18-05-2007 Cod. di rif: 3149 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Scuse alla napoletanità Commenti: Egregio Signor Nocera, sento il dovere di scusarmi, o quantomeno di chiarire la posizione assunta nel mio gesso. Tra le mie righe si può forse cogliere un accento negativo nel "non indossare più" quella giacca "filo-toppa": dopo la Sua delucidazione però, per la quale La ringrazio, ho compreso un atteggiamento che semplicemente prima non sapevo decodificare. Mi scuso quindi con Lei e con la Napoletanità se ho fatto apparire come distacco la mia approssimativa conoscenza. Cavallerescamente, di fronte a 'na tazzuliella 'e caffè, La ringrazio e La saluto, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 04-06-2007 Cod. di rif: 3177 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Al Signor Occhelli Commenti: Egregio Signor Occhelli, mi permetto di contribuire con qualche misera riga, dandoLe una "mia" visione della situazione che Le si para innanzi. [Ho scritto "mia" tra virgolette poiché ciò che ora chiamo esperienza personale è in realtà una personalizzazione di epserienze altrui: studio e ricerca di ciò che risponde al mio gusto, guidati dalla passione, mediati da regole (non statiche definizioni però!) apprese prima e verificate poi anche all'interno del Castello.] Muovo le mie parole da una massima di Don Eugenio Marinella che Le sarà di certo sostegno come lo è stato (e lo è!) per me: "E' la somma di piccoli particolari che fa l'uomo elegante". Con questo aiuto, con questa visione dubito che Lei avrà bisogno di amiche consigliere di moda. E qui mi sento di appoggiare la risposta del Signor Corbey alla Sua seconda domanda: scelga e mediti su ciò che piace a Lei, tralasciando l'ultima tendenza. Inquesto modo costruirà il Suo personale gusto, sarà non fuori o alla moda, ma sopra di essa elevato dalla coscienza e dal piacere di indossare ciò che Lei ha selezionato. Continuando a tenere a mente la massima di Don Eugenio Marinella noterà poi come numero di bottoni o tipologia di bavero non siano affatto banalità: scorrendo gli innumerevoli contributi apportati in merito dai Cavalieri e dal Nostro Gran Maestro in primis vedrà questi particolari importanti e "strutturali" nella costruzione generale. Troverà poi una bella immagine di revers lanceolati e cravatta nell'Appunto 3334 del Taccuino dell'Abbigliamento proposto dal Cavaliere Villa: lo sguardo ed il carattere che affiorano da quei baveri credo valgano più di mille parole sull'efficacia dell'abbinamento. Per quanto riguarda la scelta della Sartoria penso invece che il Maestro Mariano Rubinacci potrebbe rappresentare LA soluzione: il motivo Glielo indico "copiando" una risposta che il Gran Maestro diede a me su un altro argomento, ma mosso dal medesimo tipo di dubbi. Gli chiesi quali fossero i "sigari da neofita", quei manufatti dell'Avana che meglio mi indicassero la via dell'eccellenza. Ebbene, la risposta, secca e decisa come deve essere quella di chi indica la Via, fu: "i migliori!". Ovviamente, mi disse, per capire sapori, sentori, significati e potenzialità di un sigaro non potrei consigliare che il migliore tra essi: sarebbe forse un buon suggerimento offrire del Tavernello ad un neofita di vini? Andando oltre i "problemi pratici" (le distanze e, come Lei ben immagina, i costi del Maestro non saranno giustamente paragonabili a quelli di un abito di confezione) credo che l'aspetto pregnante di questa risposta sia quello che poi Lei, se avrà la pazienza di fare due passi al Castello, vedrà come idea basilare, vero motore dell'Ordine: ricercare per comprendere. Possiamo anche pensare che la Sua frequentazione sia per ora propedeutica: a mio avviso, se Lei espone apertamente i Suoi dubbi ad un Maestro Sarto, costui sarò lieto (o sopporterà con più pazienza...) di fare crescere la Sua conoscenza per ottenere infine un Cliente Cosciente. Da qui poi le parti giocheranno a rincorrersi: avrà dunque la possibilità di imporre le Sue idee quanto di assecondare quelle del Suo Sarto. Credo di avere approfittato a sufficienza della Sua bontà nel seguirmi, contravvenendo all'ottima regola del Cavaliere Forni, non dare consigli. Ho cercato pure di camuffare questa pioggia di consigli non richiesti come "esperienza da trasferire", ma temo di essere stato scarsamente efficace...spero solo che Lei abbia una buona giacca impermeabile o un ottimo ombrello del Maestro Talarico a portata di mano! Mi permetta di offrirLe un seppur virtuale brindisi d'aperitivo con un buon Martini mentre cavallerescamente La saluto, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 06-06-2007 Cod. di rif: 3191 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Codice, referenza e conoscenza Commenti: Esimio, caro, Signor Occhelli, sono ancora ad approfittare della Sua pazienza su questa Lavagna. Mi permetto di frappormi tra le Sue righe e quelle del Nostro fine conoscitore Cavaliere Forni. Certamente, Egli non ha bisogno delle mie piccole parole, ma contravvengo nuovamente alla sua regola per tentare di appoggiare ciò che ha gà mirabilmente scritto. E questo non perché io sia un maestro nell'eloquio, ma perché nella scala della conoscenza mi trovo, come Lei dice di essere, sui primi gradini, ben lungi da quelli elevati in esperienza e perizia del Cavaliere Forni. Se me lo consente quindi, Le porgo la mano e provo a mostrarLe quei primi passi che anch'io ho "da poco" affinato. Lei, a mio avviso, fa benissimo a visionare l'intero catalogo virtuale di Hermès, così da essere pronto e preparato con codici e referenze: risparmio di tempo e confusione saranno di certo assicurati. Forse però non riuscirebbe a centrare quell'obiettivo che qui, come pure Lei dichiara, ci si pone: conoscere, apprezzare, capire non già la produzione quanto il gesto, pregno di "artigianalità", che ha saputo tramandare fino a noi quel tesoro chiamato tradizione. [Mi permetta una battuta presuntuosa: forse fu scritto "fatti non foste per viver come bruti, ma per valutare di tutte la referenza"?!] Ebbene, quando il Nostro Cavaliere ha fatto riferimento all'Eccellenza, immagino abbia diretto la prua (perdoni l'accostamento da piena Coppa) proprio verso ciò: Hermès è noto per la qualità di sete e foulards. Scelga tra i vari foulards quello, proprio quello, che darà vita alla Sua, e solo così Sua, cravatta: lo segua piega dopo piega, almeno sette, per arrivare ad ottenere non più una cravatta di Hermès, ma LA cravatta che il Signor Occhelli ha scelto tra le sete di Hermès! Ci possiamo così soffermare sulle Sue ultime righe: "una" cravatta, al pari di un tessuto per l'abito, la camicia o il cappotto vanno, secondo me, accarezzati, ponderati, vissuti per essere davvero scelti e non solo acquisiti, accumulati direbbe il Nostro Gran Maestro. Per quanto io sia un sostenitore della comodità del web, non riesco pienamente ad appoggiarLa quando afferma "la superiore possibilita' di attenta scelta e studio dell'articolo in tutti i dettagli che l'acquisto elettronico puo' offrire". Le chiedo: come si può udire la melodia che sprigiona da una trama se non la si accarezza di persona con l'archetto della propria sensibilità? Ed infine, una piccola "verifica": tralasciamo momentaneamente Hermès e focalizziamoci su Marinella. [Converrà con me che non molte opere stanno sopra alla "seta piegata" di Don Eugenio...] Scorra le pagine del sito e poi contatti direttamente l'Atelier in Napoli: se Lei chiede "una" cravatta, diciamo pure una "settepieghe" su misura, Le risponderanno che con estrema disponibilità La attenderanno proprio in Riviera di Chiaia per la scelta del tessuto (certo, anche per una sola cravatta!), visto che quest'ultimi variano quasi di settimana in settimana e non è sicuro che ciò che si è visto nel sito sia ancora presente in Atelier. Così, avendo la fortuna e l'onore di poter disturbare proprio Maurizio, si avrà la certezza di ottenere ascolto per la propria scelta. Con tutto questo, magari Lei, Signor Occhelli, avrà una cravatta in meno e procurata con viaggi certamente meno comodi di un semplice "click", ma quanta esperienza, quanto puro piacere in più? Anche questa volta temo di avere disidratato le Sue ghiandole lacrimali...ma l'avevo avvisata alle prime righe! Sarò naturalmente lieto di ricevere Sue considerazioni ed anche, ovviamente, consigli (esplicitamente richiesti ora) dal Cavaliere Forni: nel voler rendere un seppur misero servigio al Castello, non vorrei aver invece introdotto elementi di confusione. Cavallerescamente, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 06-06-2007 Cod. di rif: 3194 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Sono Felice! Commenti: Gran Maestro, Grazie! Sono Felice: con il mio misero gesso ho richiamato questo Suo potente, illuminante intervento! Ho personalmente avuto modo di "testare" parte di ciò che Lei ha descritto, e da lì l'ammirazione si è fatta folgorazione! Sia detto con sincerità e totale assenza della minima piaggeria: l'ultima cravatta di Marinella sopra le migliori sete di Hermès...o di altri! E questo proprio per il sapore, il vissuto, la tradizione che si respira nei gesti che conducono alle cravatte che indossiamo: cito una frase del Prefetto Speranza, "colui che si prende il tempo di scrivere a mano, questo è un Uomo!". Inserire dati in un database, avvisare via mail, mandare inviti a cocktail à la page o ad "eventi": questa primavera, in una "Piazzetta" ligure, la mia fidanzata è entrata in contatto proprio con uno di questi "grandi organismi dal cuore piccolo piccolo", anch'esso francese guarda caso. Parliamo di "customer care" qui. Sentirsi dire "La attendiamo" e sapere che sarà davvero così, venire a conoscenza che il proprio nome sarà annotato a penna, magari accanto a quello del proprio nonno, ecco, qui vi è quell'Eccellenza difficile da srivere o credere, ma irrinunciabile a Viversi! Si è fatta l'ora dell'aperitivo, così Cavallerescamente, libiamo nei lieti calici! Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 28-08-2007 Cod. di rif: 3511 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: The New Knightly Season – La corazza e il cristallo. Commenti: Inarrivabile Rettore, lette le Sue mirabili righe, mi unisco con una mia lacrima alla commemorazione della “Principessa Triste”. Mi ha molto colpito la Sua sintesi nell’accostare la corazza tipica di un Cavaliere all’adamantina, fragile sostanza che compone il cristallo, qui simbolo della delicatezza dell’animo muliebre. Emozionante poi il parallelo con i due aspetti del carattere e dell’immagine di Lady D: fragile, poiché indifesa in un mondo che forse non l’aveva appieno accettata (o compresa), come un cristallo limpido, ché ha saputo porre il suo sorriso triste come parola prestata al suo animo, eppure forte al punto da “sfidare” il protocollo di corte, forse anteponendo un improbabile “cuore di stato” alla “ragion di stato”. (Ricordo con un sorriso lo “scandalo” che diede scegliendo per sé una teutonica Audi cabrio al posto di una più consona britannica vettura…) Emozionante quel parallelo tanto più perché emblema del sentire Cavalleresco: forza e fragilità come albergano in ognuno di noi, monaci guerrieri, Cavalieri tanto pugnaci quanto consapevoli dell’altezza del nostro fine, e per questo uniti nella ricerca e nella battaglia. Forza e fragilità che si riflettono poi nel nostro quotidiano agire: la passione, l’emozione, l’Animo Cavalleresco dedicato, omaggio e ispirazione, all’Animo muliebre che dona luce ai nostri momenti. Unisco quindi la mia lacrima commossa, Magnifico Rettore, come lubrificante affinché la Corazza vegli su quella Candela al vento: la Fiamma protetta dal Cristallo della lampada sia così libera di illuminare, accendere e guidare i nostri cuori verso – e attraverso – la New Knightly Season. Riposi in pace. Cavallerescamente, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 30-08-2007 Cod. di rif: 3517 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: "Incravattatissimo" - Rispetto. Commenti: Magnifico Rettore, aggiungere qualcosa alle Sue righe è pressoché impossibile, come ben dice il Cavaliere Villa. Ciò nondimeno assecondo il Suo auspicio lasciando andare il pennino intriso dell'inchiostro del cuore, graffiando con il gesso la lavagna dell'animo. Seguendo l'autorevole esempio del Cavaliere Borrello, propongo una ulteriore possibile sintesi del binomio Dolcezza-Rigore. Questa volta però la colgo tra le Sue parole (come ho detto, arduo aggiungerne...): Rispetto. "Rispetto per il corpo e per la mente", ci scrive, rispetto quindi per noi in primis e per chi ci circonda, per le situazioni che ci vedono protagonisti o spettatori, per idee e valori in cui crediamo. Non più tardi di qualche sera fa, in occasione di un convito, sono stato invitato a "rilassarmi" e a togliere la giacca, dato il clima tropicale della serata. Ho risposto con un sorriso, sottolineando la mia "rilassatezza", proprio citando il rispetto portato alla situazione ed agli astanti. Dentro di me sono tornato alla chiosa del gesso 3281 (mi si perdoni, non è piaggeria) proprio del Cavaliere Borrello: quel saluto "incravattatissimo (oggi addirittura di lana)" mi ha regalato un sorriso per l'ironia, e motivazione per la fermezza con cui veniva "brandito" quel nodo. Il Rispetto per il Nostro Simbolo, per la Nostra Essenza, mi fa poi tornare"alla mente una pietra miliare del Castello: il Vestito Buono. Come ottimamente afferma il Nostro Gran Maestro, stiamo dando vita a segni di un disegno così imponente da apparire chiaro solo fra anni. Che questi segni siano allora dolci e rigorosi, come quell'asola così bella poiché accoglie un fiore (scelto e dedicato), o quel profumo così speciale poiché rievoca momenti intensi, o quell'automobile così emozionante poiché riporta la forza della tradizione. Siamo da esempio dunque, poiché "migliorando se stessi, si migliorano anche gli altri" (insuperabile affermazione del Nostro Prefetto di Napoli, Giosi Campanino di San Giovanni, Salotto, 16 I 2007, 19:41), ma tralasciamo lo sforzo nell'esserlo: che sia, ed appaia, naturale e gioioso aderire a canoni di rigore e dolcezza, di eleganza e rispetto, di sensibilità e cavalleria. "Nulla toglie all'allegria la (monotona) divisa della scuola". Restiamo "incravattatissimi" con la fermezza e l'ironia del Cavaliere Borrello, educati con la dolcezza ed il rigore del Nostro Ineffabile Rettore! Cavallerescamente, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 21-01-2009 Cod. di rif: 3956 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Al di là dell'Oceano...per tappe. Commenti: Illuminato Rettore, prendo spunto dalle sue dense parole per porgerle un ringraziamento e sottoporre una considerazione. Il primo parte da due righe che in particolare mi hanno colpito del suo scritto e ripercorre proprio alcune tappe segnate dai suoi gessi. "Il Cavaliere lotta per l'onestà , la lealtà e la fedeltà." "Noi continuiamo [...]" Ebbene, ricordando come lei ci aiuti nella scansione del tempo e degli eventi con le sue parole, dai riferimenti alla primavera, alle considerazioni sul classico, sul colore o sull'Eleganza, alle emozioni riportate per la commemorazione di Lady D o per avvenimenti regali, ben ci esemplifica la lotta che un Cavaliere combatte: umile e silente, eppure così decisa e fragorosa nella sensibilità del cogliere determinati obiettivi. Continuità e coerenza. Da ciò, la considerazione che al cambio della guardia, il Cavaliere risponde entusiasta con una "guardia immutata" invece: la chiave e la spada, a lettura degli eventi nella loro essenza più che nel mutare delle apparenze. Il significato, non solo il significante. Un cavalleresco, riconoscente "Grazie", Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 29-01-2009 Cod. di rif: 3963 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: E se invece...? Commenti: Egregi Cavalieri Nocera e Lucchetti, mi permetto di intervenire nel vostro interessante dialogo per sottoporvi una mia considerazione. Prendendo spunto da ciò che avete appena esposto, vi chiedo di aiutarmi a capire meglio la situazione. Parto dall’osservazione di carattere generale svolta dal Cavaliere Nocera (con il quale mi complimento per il garbo, l’eleganza e la competenza dei suoi scritti) per rileggere il punto di vista del Cavaliere Lucchetti (notevole cultore della passione per le scarpe). Ho sempre legato anch’io l’essenza del dinner jacket a quella di occasioni “speciali” (la più speciale di tutte sarà nel momento in cui lo “donerò” a mio figlio, quando l’avrò), forse più nella sostanza che nella sola apparenza del contorno: penso alle immagini del decennale del Cavalleresco Ordine. Credo che l’occasione sia stata resa speciale da tanti Cavalieri in dinner jacket, non che i Cavalieri abbiano scelto tale capo per un’occasione speciale. Con ciò penso quindi a quella frase del Cavaliere Nocera: avendo il tuxedo una storia ed una tradizione alle spalle, perché non avvicinare le persone a tale tradizione? Perché non far entrare gli uomini negli angusti confini nei quali è ora relegato tale abito, piuttosto che fare uscire questo “allo scoperto”? Nella conoscenza e nell’uso, credo si troverebbe pure la naturalezza del gesto: come quelli cui siamo abituati da vecchie pagine di Esquire, come quelli che spesso cita il Gran Maestro nel fumo, o per quanto riguarda i cappelli, ad esempio. Sperando di non avevi tediato troppo, un cavalleresco saluto, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 02-02-2009 Cod. di rif: 3969 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Cognomi e sorrisi. Commenti: Esimio Cavaliere Nocera, il Signor Tarulli ha già descritto meglio di quanto avrei potuto fare io i motivi per cui lo scambio di cognomi non è grave, né imperdonabile. Apprendere dai suoi interventi e poter dialogare con lei su queste lavagne è sempre un piacere sommo, oltreché un onore...seppure sotto "mentite spoglie"! Un cavalleresco sorriso colmo di stima, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 10-02-2009 Cod. di rif: 3980 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Il Rugby e le forze in campo. Commenti: Gran Maestro, Indomiti Cavalieri, Attenti Ricercatori, letti gli ultimi gessi con vivo interesse, prendo spunto da un titolo introdotto dal Cavaliere Villa per aggiungere qualche mia considerazione. Intendo innanzitutto ringraziare il Gran Maestro per le parole che ha avuto la bontà di dedicarmi. Riflettendo sui suoi scritti e tenendo a mente anche i contributi più recenti a questa discussione, i miei pensieri partono da un sabato pomeriggio di relax, passato davanti al televisore a tifare l’Italia di rugby avversaria dell’Inghilterra in questa edizione del “6 Nazioni”. Non voglio entrare nel merito tecnico dell’incontro – non ne ho le capacità, essendo mosso da passione più che da profonda conoscenza – né, ahimé, commentare il risultato. Ciò che ho notato maggiormente è una serie di “appunti” emozionali che mi hanno subito rinviato alle nostre Lavagne. L’inno di Mameli, cantato dai giocatori abbracciati l’un con l’altro e con la mano destra “aggrappata” alla maglia all’altezza del cuore, era una cornice suggestiva e denso preludio alla tensione dell’agone. (Tralascio il fatto che nell’occasione è stato fatto interpretare il nostro inno da una famosa cantante inglese, a mio avviso più adatta ad introdurre l’”hojotoho” di una valchiria che il nostro “le porga la chioma”…) Senso d’appartenenza, dunque, tradizione, regole, élite. Molto di ciò che abbiamo qui scritto mi è balenato agli occhi vedendo quelle maglie sgualcite, quell’erba strappata, quegli uomini muoversi singolarmente ma in modo imprescindibile l’uno dall’altro. Si parlava di forze in gioco (tempo, uomo, esempi), e per seguire il parallelo provo a valutare queste forze proprio dal punto di vista “fisico”, sommando i vettori “tempo” e “uomo” per valutarne la risultante “esempio”. Il Tempo di oggi: si è già notato come l’homo gymnicus tenda ad allungare il più possibile, con la “teoria del senza”, il tempo a disposizione, preoccupandosi di aggiungere anni di salute alle nostre miserande esistenze. Tutta questa “quantità” di tempo a disposizione non è però “colmata” in profondità, ma “lastricata” di eventi di superficie: nella frenesia di togliersi ingombranti pesi di dosso nel nome della leggerezza, l’homo gymnicus stabilisce miriadi di “micro-stagioni” (penso all’organizzazione del “sistema moda” come manifestazione più evidente), delle quali non resta ricordo poiché importa farsi notare, non ricordare; importa cambiare prima degli altri, non tramandare agli altri; importa, dunque, essere “up-to-date”, non capire. La seconda forza è l’uomo: anch’esso è diventato un “mezzo di superficie”. Si deve certo affidare il colore dell’epitelio ad una lampada UV (alla ricerca del “risultato immediato e quantitativo”, come scrive il Gran Maestro), ma non importa che i colori dell’animo siano assenti o sbiaditi. La leggerezza, come sottolineato all’ultima Adunanza Bolognese, viene cercata evitando i pesi, non allenandosi ed imparando a sollevarli. Parafrasando Balzac, oggi la potenza non consiste nel colpire forte, spesso o giusto, ma solo nel colpire. Sommando dunque questa “forza-uomo” alla “forza-tempo” oggi invalsa otteniamo come risultante l’esempio. Tempi e uomini di superficie non possono certo fornire esempi “memorabili” né degni di essere tramandati. E qui l’analisi del Cavaliere Forni è efficace quanto la sua sintesi: quando le élites non sono “interiori” (per tradizione, regole, onore) ma “esteriori” (acquistate in qualche modo grazie a somme disponibili) allora avviene “l’alienazione dell’inalienabile” (cito il Gran Maestro) che porta alla morte del Classico. Una frase del precedente gesso del Gran Maestro mi ha colpito: “Si immaginava che a casa disponesse di servitù e l’albergo doveva adeguarsi a quello standard.” Ora accade il contrario: immaginando che all’hotel ci sia della servitù, si cerca di adeguare il proprio comportamento a quello standard…con i risultati che spesso si notano in giro. Non si sono persi dunque i gesti: o meglio, avendo raggiunto la possibilità (economica) di certi gesti, se ne è però perso il significato. Così, il dinner jacket del Cavaliere Lucchetti, seppure indossato in un circolo, appare da marziano, nonostante la possibilità di acquistarlo sia oggi molto diffusa (credo sia da intendere in tal senso l’accenno alla scarsa qualità media). Non è dunque l’abito a far l’occasione, ma l’Uomo che pone giuste domande al guardaroba, depositario di tutte le risposte. Manca oggi forse la consapevolezza dell’importanza di tale dialettica-scambio. Un cavalleresco saluto, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 07-07-2009 Cod. di rif: 4115 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Eleganza: piccola antologia "DePaziana" Commenti: In merito ai precedenti gessi dell'ottimo Cavaliere Rizzoli e dell'attento Signor Caprari, vorrei ricordarne altri del Nostro Indispensabile Rettore, notevoli - a mio avviso - proprio per il tratto elegante con cui vengono condotti, per la cura della cosrtuzione e per la scelta di vocaboli e situazioni: come a dire che l'eleganza è un modo d'essere che si riflette in ogni nostra azione. L'11 marzo 2009, il Rettore vergava un "A proposito di eleganza" (numero 3993) con interessante parallelo tra Carlo "il Chiaro" ed il Presidente Obama; il 14 novembre 2008 è la volta di "Royal Elegance" (numero 3922) in occasione del sessantesimo genetliaco del Principe Carlo; il 9 dicembre si arriva secondo me in vetta con il gesso numero 3936 "Coerenza ed eleganza". Buona lettura! Cavallerescamente, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 06-08-2009 Cod. di rif: 4151 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Lieve-pesantissimo: la dialettica del Ginnico Commenti: Gran Maestro, è da qualche tempo che sto pensando, considerando e utilizzando la sua Teoria dei Tre Occhi. (La si può ritrovare in una recente lettera che lei ha indirizzato in risposta al Signor Pretti dal suo Studio: http://www.noveporte.it/scrivania/posta/index.php?mode=show_post&id=1206284489) Come l’Imprescindibile Professor Pugliatti, anch’io sono rimasto colpito dalla apparente incongruenza che il “palestricolo” dimostra nel dichiararsi discepolo della Dea Leggerezza, combattendo strenuamente per essa, ma adornandosi al contempo con estetiche pesantissime. Rimanendo fissi sull’uomo dunque, noto che il Gymnicus tende maggiormente ad appesantire proprio i tre occhi, mentre anela ad alleggerire il resto. Proviamo a calarci nel periodo analizzato e cerchiamo di visualizzare il nostro: come è già stato fatto notare, il colletto della camicia si fa altissimo (sono arrivato a contare 5 bottoncini in verticale per chiudere il collo) e il nodo grossissimo, magari impunturato. Quando non li si vede, è perché tra le abitudini del Gymnicus vi è la sciarpa: in origine la “pashmina”, poi declinata in svariati tessuti e materiali, ma sempre con proporzioni mastodontiche. Spariscono anche volentieri la pochette o il fazzoletto dal taschino: altro simbolo di brio e leggerezza sacrificato! La triade centrata sul polso ha visto da un lato polsini esagerati in “equilibrio” con il colletto (magari entrambi con fodere a contrasto), dall’altro orologi maxi (prendendo ispirazione da quelli militari) divenire iper (che di tecnico o militare avevano nulla), indossati anche con improbabili gemelli. Ma, poiché non ci si deve far mancare nulla, il Gymnicus ha visto bene di rispolverare pure quell'ancestrale paura secondo la quale gli spiriti maligni si impossessano di noi entrando attraverso collo, orecchie, caviglie e polsi: se a manca l’orologio indica e difende, a destra? No, non preoccupiamoci: l’uomo è ora salvo, poiché esistono pesanti bracciali in acciaio, dalle fogge disparate (dalle catene di bicicletta alle lamette da barba…), con i quali ci si può proteggere. Infine, la triade imperniata sulla scarpa è già stata ben analizzata: qui, a rinforzo, si possono ricordare solamente quei calzoni con risvolto di 7 centimetri (ma i più chic sono arrivati ad 8) e il fondo attorno ai 16, 17. (Rammento, a tal proposito, come il mio primo Maestro Sarto fosse uso definirli “collant”.) Come sottolinea con arguzia scientifica, Gran Maestro, quella imperante è una nuova razza: il fatto che alleggeriscano l’uomo dai pesi della Vita significa forse che non sono allenati a portarli; per contro, appesantendo le zone periferiche è probabile che evidenzino che la loro caratteristica è quella di essere propriamente “leggere”. Non starò mica dicendo che il palestricolo è così “equilibrato”? Attendo con impaziente piacere qualche suo lume… Cavallerescamente, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: Stefano Bellucco Data: 13-10-2009 Cod. di rif: 4184 E-mail: stefano.bellucco@alice.it Oggetto: Toppe, champagne e coerenza. Commenti: Ammirati Cavalieri, mi permetto di aggiungere qualche riga a questa interessante serie di considerazioni, avendo il privilegio di uno “sguardo d’insieme” dopo gli illustri gessi che mi hanno preceduto. A mio avviso il punto focale è stato evidenziato dal Prefetto Borrello, Amico prezioso, e incastonato circa a metà del suo intervento: “[...]sobrietà, senso della continuità nella storia, altissima concezione del proprio ruolo e della propria immagine siano gli strumenti con cui il Principe Carlo da anni interpreta la propria posizione istituzionale di fronte all'opinione pubblica e anche, perché no?, agli studiosi di costume.” Queste righe mi paiono la chiave di volta su cui si regge il nostro disquisire: in effetti, nel suo gesso 4170, il Cavaliere Lucchetti si proponeva di indagare l’”[...] approccio cavalleresco da applicarsi al complesso rapporto tra l’uomo e gli oggetti destinati a rappresentarlo [...]”. Non solo dunque l’azione, ma ciò che la lega all’Uomo, alla sua storia, alla sua tradizione. In una parola, la coerenza. E lungo il suo gesso, il Cavaliere Lucchetti conforta questa mia considerazione con immagini culminanti in due sue domande retoriche: magnati russi che lucidano scarpe con lo champagne, ed un ipotetico “io” che rattoppo tomaie poiché “lo fa anche Carlo d’Inghilterra”. Entrambe le situazioni citate ad esempio ci apparirebbero “stonate” non tanto per il gesto compiuto, ma per la mancanza di assonanza con la situazione vissuta. La mancanza, cioè, di coerenza. E credo che in quest’ottica vadano visti entrambi gli “estremi” del nostro contendere: le scarpe rattoppate non possono essere scisse dal personaggio che le porta, con tutta la statura morale ed estetica che lo contraddistingue; lo champagne per rendere frizzante la tomaia presso le sedute di cirage dello Swan Group (cui peraltro hanno partecipato anche vari Cavalieri e il Gran Maestro) non può essere slegato dalla cornice anche “commerciale” che in fondo può esserci in un evento simile. Intendo con ciò evidenziare sia l’assenza di aspetti snobistici in Sua Altezza Reale, sia la mancanza dello “schiaffo alla povertà” nello champagne “da cirage”. E’ altrettanto chiaro, a mio avviso, che per farsi interpreti di entrambe le situazioni si debba avere degli interlocutori in grado di apprezzarne il sostrato. Se la giustificazione al rattoppo delle mie tomaie è semplicemente “perché lo fa Carlo d’Inghilterra” allora credo sia giusto essere tacciati di un accenno di snobismo: il gesto è vuoto; se per contro, citando il Cavaliere e Amico Arcangelo Nocera, attuiamo “azioni manutentive anche importanti che prolunghino quando necessarie la conservazione e quindi la vita di un nostro bene”, allora credo che tutto torni in ordine. Non ci dovrebbe però spaventare molto l’altra faccia della medaglia: il non essere compresi da tutti. Sono certo infatti che sarebbe difficile sostenere un paio di toppe sulle scarpe in una riunione di lavoro dove facciamo a gara per sfoggiare l’ultimo smartphone o il prossimo netbook che deve ancora uscire sul mercato europeo...ma non credo che tale aspetto sia molto indicativo ai fini delle nostre speculazioni. Infine, se il Cavaliere Lucchetti me lo concede, risponderei con una battuta ad una sua domanda: credo che certo champagne sia preferibile utilizzarlo per lucidare le scarpe che berlo! Cavallereschi saluti, Stefano Bellucco ----------------------------------------------------------------------------------------------------- |
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