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Nome: Stefano Di Giovanni
Data: 05-11-2005
Cod. di rif: 2202
E-mail: diggio@hotmail.it
Oggetto: stile inglese e stile partenopeo
Commenti:
Illustre Gran Maestro,
cercando su Internet informazioni sulle diverse scuole sartoriali, mi sono imbattuto nel Vostro Sito. Mi devo complimentare con Voi e coi Vostri Cavalieri. E' veramente molto sfizioso. Da informazioni inedite e contemporaneamente accresce il desiderio di saperne di più.
Sono un appassionato di abbigliamento maschile. Passione tramandatami da mio padre che era un autentico dandy. Con le sue camicie di Battistoni, i suoi colletti duri fatti venire da Londra, i suoi abiti fatti confezionare dal Maestro Bizzarri, con le sue scarpe rigorosamente inglesi.
Oggi, purtroppo, la sua perdita, tra le tante cose, si fa ancora più palpabile laddove io voglia farmi confezionare un abito su misura e mi ritrovi privo di un faro così illuminante.
Mi rivolgo quindi a Voi, pur non essendo un membro del Vostro Circolo, affinchè possiate aiutarmi a distrcarmi trai tanti dubbi che mi affliggono.
Per ora una domanda. Forse la madre di tutte le domande. Qual'è la differenza tra lo stile inglese e quello partenopeo?
a lume di naso mi sembra che vi siano alcuni punti di contatto ma spero, da lei, un'argomentazione più esaustiva o la indicazione di un testo su cui documentarmi.
Grazie in anticipo e distinti saluti.
Stefano Di Giovanni

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Nome: Stefano Di Giovanni
Data: 08-11-2005
Cod. di rif: 2211
E-mail: diggio@hotmail.it
Oggetto: ringraziamento
Commenti:
Illustre Gran Maestro,
la ringrazio per la sua cortese risposta.
Essa, peraltro, mi è sembrata più attenta al profilo sociologico che a quello più propriamente tecnico. Ma appunto per questo forse ancora più interessante.
In fondo è proprio la speculazione, il "ragionare", come diceva Sciascia, che ci permette di innalzarci sopra i meri esecutori e cogliere quei particolari che distinguono l'eleganza dal semplice "vestir bene".
Mi rendo conto che in fondo si tratta soltanto di esteriorità. Ma non è forse la forma che racchiude la sostanza? E poi, può esistere sotanza senza forma?
Grazie ancora.
Detto ciò, vorrei approfittare ancora di questo spazio per alcune cosiderazioni.
Sia dalla sua risposta che dalla conoscenza, certo sommaria, del suo sito, mi sembra di poter interpretare una predilezione, se non un vero entusiasmo per lo stile sartoriale napoletano.
Lungi da me pensare che questa preferenza sia dettata da semplice campanilismo, ma consapevole al contrario che essa sia la conseguenza di uno studio attento e puntuale dei diversi stili e delle società che in qualche modo li hanno prodotti, la domanda che mi sorge spontanea è se l'English Style sia veramente defunto.
In realtà, a ben guardare, senza voler scomodare il Duca di Windsor, se noi osserviamo le immagini dei vecchi film degli anni '30 dove gli attori, soprattutto inglesi, si facevano confezionare gli abiti a Savile Row, possiamo notarecome si tratti di abiti e tagli senza tempo. Non soltanto ancora attualissimi, ma di un'eleganza assolutamente ineguagliata.
Sto pensando a Leslie Howard, a franchot Tone, a Walter Pidgeon, a Rex Harrison, un pò meno a David Niven, che ad un attento esame mi è sempre sembrata una figura manierata, con degli abiti dal taglio grossolano, quasi da "bottegone" e con quei baffetti che nessun inglese di classe avrebbe mai portato.
Potrei parlare ancora di Laurence Olivier e soprattutto di Lui, l'Arbiter per eccellenza, Fred Astaire. E non solo dei suoi Frac, ma anche dei suoi spezzati, dei suoi pantaloni di flanella grigia che ancora adesso non mi sognerei di sostituire con null'altro sotto una giacca sportiva.
A questo punto cosa può essere successo mai dopo questi anni magici per decretare le fine di uno stile così puro ed elegante?
Potrei andare avanti ancora a lungo con questa "filippica" sull'abito inglese col rischio,però, di annoiare gli attenti lettori di queste lavagne e sarebbe per me un peccato mortale, quindi mi scuso per questo sfogo dettato in parte da una scarsissima conoscenza dello stile partenopeo e in parte da una formazione familiare che ha sempre visto nell'abbigliamento inglese, con le sue linee severe, impeccabili, pennellate, il portavoce di quell'understatment che è alla base dell'eleganza di un uomo.
Distinti saluti

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Nome: Stefano Di Giovanni
Data: 16-11-2005
Cod. di rif: 2216
E-mail: diggio@hotmail.it
Oggetto: cappotto sportivo
Commenti:
Illustre Gran Maestro,
mi scuso nuovamente per il mio tono irruente che spero non sia stato scambiato per tracotanza.
Innanzitutto non era mia intenzione attribuirLe un diritto reale sul castello che, al contrario, a ben vedere, è proprio un Luogo di scambio tra Pari, secondo quella concezione democratica ante litteram che era l'incontro tra cavalieri nel Basso Medioevo.
Detto ciò, fermo restando il mio apprezzamento per le Sue considerazioni espresse ne "L'elogio della servitù" su cui spero di poter tornare, Le vorrei chiedere in parere.
Qual'è, secondo la Sua vasta esperienza, il soprabito più adatto ad uno spezzato con giacca di tweed o velluto a coste?
Spero in una Sua risposta, visto il dubbio che mi attanaglia.
Distinti saluti
Stefano Di Giovanni

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