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Nome: tiziano grandi Data: 09-01-2007 Cod. di rif: 2828 E-mail: tiziano.grandi@libero.it Oggetto: Per il Sig. Pavone Commenti: Gentile Sig. Pavone, scrivo questa mia in leggero ritardo, poichè vedo che da solo che è giunto al punto della questione, comunque mi permetta di rubarLe due minuti della Sua manifestazione in questo pianeta... Così com'è il punto di vista così uno vede, e per vedere cose nuove non bisogna cercare nuove terre ma nuovi occhi, e il Gran Maestro Maresca con le sue modalità fa proprio ciò, cerca con tutto la sua pazienza di stimolare la nascita di nuovi occhi, che siano privi dei veli dell'ignoranza,o identificazione. Il fatto di non riusciere a vedere il filo conduttore esistente tra le due realtà da Lei citate, dimostra quanto sia difficile la visione dell'Unità, e come la dualità (in tutte le sue forme..) regni sovrano nella visione che un uomo ha del mondo. La trappola del “dualismo” nel sostituire alla dottrina dell’Unità la molteplicità, condanna l’essere a muoversi nell’ambito della confusione e della divisione, rendendolo incapace di superare un’opposizione che nasce da una prospettiva invero tutta filosofica e per niente affatto “iniziatica”. Il dualismo è la radice comune della perversione di tutte le correnti che, in origine esoteriche, nell’esteriorizzarsi, nel volersi trasformare in qualche modo in “sistema religioso” offerto a tutti indiscriminatamente, hanno finito con il degenerare, finendo con il costituire il supporto di un’opera di sovversione e di travestimento della Tradizione di cui non siamo ancora certi di poter apprezzare tutte le conseguenze. ....Un giorno un mio amico, Mullah Nassr Eddin, comprò un asino. Il giorno dopo tutto felice andò per le vie del centro con il suo asino. Lui era sopra l'asino, suo figlio invece camminava davanti a loro. Quando lo videro passare le gente cominciò a dire: " guarda quel vecchio tiranno, che manda a piedi quel giovane ragazzo...che persona senza cuore." Il giorno dopo, Mullah, si ripresentò per le strade della città, con il bimbo sull'asino, e lui a piedi. Allora sentì la gente dire: "Ah i giovani d'oggi, far camminare una persona cos'ì anziana, quando sull'asino dovrebbe starci il vecchio." Il terzo giorno, Mullah si ripresentò per le strade della città con lui ed il ragazo sull'asino. La gente cominciò a dire: " Due persone su quel povero asino, che gente senza cuore, chissà che fatica fa quella povera bestia! Il quarto giorno, Mullah si presentò a piedi, con il bimbo per mano e l'asino senza nessun carico, al che la gente esclamò: "Guarda quegli stupidi, hanno uno asino e vanno a piedi!" Che il leggero sorriso che ora si manifesta sulle Sue labbra, sia di buon auspicio per un felice anno nuovo. Festina Lenta tiziano Grandi ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: tiziano grandi Data: 11-02-2008 Cod. di rif: 3658 E-mail: tiziano.grandi@libero.it Oggetto: dallo skonto all skontato: Roma 2008 Commenti: "Tutto quanto fa comunicazione", e quindia maggior ragione gli abiti servono a comunicare uno stato d'animo, un obiettivo, un desiderio, semplicemente un modo di essere. Come sosteneva Umberto Eco:" La comunicazione non avviene soltanto nella scelta dell'abito, ma continua nel contesto nel quale l'abito sarà indossato." Una minigonna indossata a Catania stava ad indicare una ragazza legere. La stessa minigonna a Milano indicava una ragazza moderna. Mentre a Parigi era in tutto e per tutto una minigonna e basta. Ad Amburgo, invece, in un eros center, la minigonna rischiava di indicarci un ragazzo...diversamente donna, cioè un travestito. Dunque non solo l'abito, ma anche il contesto nel uqle lo stesso abito viene indossato comunica qualcosa...anzi molto. Se questo è vero, e senza dubbio lo è, si doveva dedurre che tutta quaanta la moda era comunicazione, e come conseguenza l'antichissimo adagio: "L'abito non fa il monaco." andava totalmente riscritto. Perchè l'abito fa il monaco, eccome! Lo definisce, ne rivela espliciti o reconditi pensieri. Se dunnque gli abiti hanno un linguaggio, anzi parlano spesso ancor più delle parole, non è più consentito valutarli semplicemente per il costo, e di conseguenza il prezzo. Il costo, indiscutibilmente è oggettivo. Rappresenta la somma dei costi della materia prima, del lavoro e della commercializzazione. Ma il prezzo è qualcosa di diverso.Oltre ai costi oggettivi, comprende la somma anche dei valori difficilmente quantificabili, prima fra tutto la creatività dello stilista, la sua immagine, la sua credibilità, la sua firma. Perchè l'abito di un noto stilista aiuta il cliente ad essere accettato dagli altri, omologato dal suo gruppo di appartenenza, o al contrario individuato come un'eccezione, se questo è lo scopo di chi lo indossa. Un abito che possa definirsi tale è per sua natura una vera opera di architettura: perchè spazio firmato, pittura per il colore, scultura per la forma in armonia con la persona che lo indossa. Nessun oggetto "skontato" può essere un'opera d'arte, ed il prezzo che si paga è giusto solo se c i libera dal nostro condizionamento ordinario, cioè apre la 2nona porta" quella dei piaceri non detti. Festina Lente tiziano grandi, La Spezia ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: tiziano grandi Data: 06-01-2009 Cod. di rif: 3951 E-mail: tiziano.grandi@libero.it Oggetto: okkiali savile row Commenti: www.algha.com festina lente tiziano grandi ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: tiziano grandi Data: 19-05-2009 Cod. di rif: 4062 E-mail: tiziano.grandi@libero.it Oggetto: lunghezza pantaloni Commenti: La regola è facile da capire ma difficile da applicare, sopratutto se è passato un secolo. La non regola è difficle da capire ma facile da applicare sopratutto se ci si guarda allo specchio. La lunghezza dei pantaloni dipende dall'altezza, larghezza di chi li porta... lo stesso principio che vale per un uomo longineo inglese dell'800 difficilmente può essere applicato ad un uomo italiano tarchiato del XXI secolo. Quindi il buon senso fa da maestro...imparare a vedere questo è tutto. Personalmente porto i pantaloni stretti sia nella parte alta che in quella bassa, poi anche tenendo un risvolto di 4 centimetri faccio la parte posteriore 2,5 centimetri più lunga di quella anteriore, e questo grazie al bravo maestro sartorio Pirozzi. Se si misura la distanza del dorso del piede dal suolo, si ha più o meno la giusta differenza della parte posteriore. Comunque tutto dipende da come cade il pantalone nel suo insieme....dove ha la vita, con quante pinces, che tipo di tasche con o senza bretelle... Se le calze sono belle perchè non farle vedere? Sono come una...pochette...ma più in basso! festina lente tiziano grandi ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: tiziano grandi Data: 05-02-2010 Cod. di rif: 4264 E-mail: tiziano.grandi@libero.it Oggetto: Ars Sartoria Commenti: Sarto d'artista di Enrico Giustacchini Guido Bosi, il sarto degli artisti. Guido Bosi il grande collezionista. In questa duplice, indissolubile veste ti accoglie nel suo atelier al numero 3 di via Farini, in pieno centro, proprio tra le cosce di mamma Bologna, per dirla con Guccini. C’è, nell’atelier, quell’atmosfera fervida, riverberante i sentori buoni della creatività, quel disordine un po’ folle e un po’ saggio che sempre accompagna l’espressione dell’estro. Così, tra grucce, rotoli di stoffe e manichini dechirichianamente addobbati da abiti in gestazione, ancora segnati dalla bava larga e altalenante dell’imbastitura, occhieggia una mirabile galleria di opere di maestri del Ventesimo secolo: da Klimt a Chagall, da Braque a Man Ray, da Fontana a Morandi; e poi Capogrossi, Pomodoro, Pistoletto, Scanavino, César, Matta, Pignon, Schifano, Tápies... E l’atelier conserva solo una parte della collezione di Bosi, il resto è racchiuso entro le mura della sua abitazione. Molti di questi artisti sono, o sono stati, clienti ed amici del celebre sarto. Per ognuno di loro, c’è un episodio, un aneddoto, una storia da raccontare. Matta, ad esempio. Matta mi ha dedicato una sorta di trittico. Il primo pezzo è intitolato “Bosicultura”; il secondo, “Bosibosando”; il terzo rappresenta il sottoscritto mentre infilza i suoi spilli nel fracchettino di un cliente tutto intimorito... Un’opera divertente, ricca di ironia. E questo “Ferro da stiro”, scultura in ferro di Man Ray? E’ un pezzo molto importante, ed emblematico. Man Ray mi commissionava dei completi, così come Miró e Capogrossi. Capogrossi è stato uno dei suoi migliori amici, non è così? Di più. Andavo a trovarlo a Roma, e lui mi diceva: “Vorrei avere un figlio come te. L’avevo conosciuto ad Albisola, negli anni in cui Albisola era un centro fondamentale della cultura internazionale. Lì mi accostai a Lam, Fontana, Scanavino... e fu lì che nacque la mia passione per l’arte. Grazie anche a Gualtieri di San Lazzaro. San Lazzaro era il direttore del mitico “XX siècle”. Già, ed aveva una famosa galleria a Parigi. Il suo sarto era lo stesso di Picasso: un sarto italiano, che fece fortuna rifilando al maestro catalano magliette alla marinara e pantaloni di velluto a coste. In cambio, si faceva regalare dei disegni. Quando Picasso venne a sapere che l’altro non aveva alcuno scrupolo a rivendere quei suoi regali, andò in collera e ruppe con lui. Evidentemente, neppure San Lazzaro era molto soddisfatto delle prestazioni del mio collega, tant’è che - incontrandomi proprio ad Albisola - chiese a me di confezionargli alcuni abiti. Da quel momento, iniziò tra di noi una profonda comunanza intellettuale. E’ stato per suo tramite che ho potuto conoscere numerosi protagonisti dell’arte del Novecento. Può farci qualche nome? Giacometti, ad esempio. Me lo presentò a Parigi. Come pure Chagall: pranzammo insieme in occasione dell’inaugurazione della mostra che la capitale francese gli aveva dedicato per il suo ottantesimo compleanno. Mi sembra ancora di vederlo, Chagall: un ometto piccino, con due occhiettini vivacissimi e irrequieti... In seguito frequentai pure la figlia del maestro, Ida, che in casa aveva alcuni tra i maggiori capolavori del genitore. Non mi era troppo simpatica, lei, a onor del vero: rammento l’espressione infastidita con cui accolse i miei apprezzamenti per un dipinto di Matisse che, dalla parete, teneva compagnia alle opere paterne. Un’altra frequentazione da ricordare è quella di Fontana. Fontana mi commissionò la prima volta una giacca scozzese. Quando mi recai a casa sua, lo trovai fuori, mentre dava del pane a un gruppo di merli, che gli zampettavano attorno. Mi fece entrare nello studio, tappezzato da quadri tutti bianchi. Mi pagò con uno di quei quadri: bianco, appunto, con quattro tagli. “Quanto costa la giacca?” mi chiese. “Centosettantamila lire.” risposi. “Un quadro così io lo vendo a trecentomila.” osservò. Ci pensò un istante, poi: “E va bene.” concluse “Sei un bravo ragazzo, te lo do, e siamo a posto così.” Tempo dopo, vado a casa di Schifano. In quel periodo, Schifano era già stregato dalle immagini Tv. Teneva sempre il televisore acceso, e fotografava tutto quanto compariva sullo schermo. Ci mangiammo insieme un piatto di maccheroni, e mentre mangiava continuava a scattare foto. Ad un certo punto, ecco che trasmettono un’intervista a Fontana, probabilmente l’unica intervista televisiva mai rilasciata dall’artista. “Guarda Fontana!” mi dice Schifano. Guardo, e vedo che Fontana indossa una giacca scozzese, inconfondibile. “E’ la mia giacca!” grido “La mia giacca!” Artisti a parte, lei ha lavorato e lavora per tantissimi personaggi noti. Nell’ambito della musica - von Karajan, Muti -, del teatro... Oh, sì, anche in questi ambiti posso annoverare molte persone care. Strehler, per primo: Giorgio era un fratello, per me. Sono stato io a “convertirlo”, convincendolo a smetterla di vestire sempre e solo di nero. Un diffuso settimanale dedicò un servizio alla... svolta strehleriana, intitolandolo “Il regista del regista”. Una definizione lusinghiera, per me, e che fece sorridere il regista, quello “vero”. Un altro grande amico è stato Walter Chiari. Mi torna alla mente un aneddoto gustoso. Un giorno Walter venne qui, in atelier, per provare un abito: ma per errore infilò i calzoni di un altro cliente, di corporatura assai più piccola e tozza della sua. Eccolo così capitarmi davanti con le brache che gli arrivavano ai polpacci, mormorando con aria imbarazzatissima: “Scusa se mi permetto, ma sai, non mi sembra che questi siano i miei pantaloni...”. Guido Bosi, come ama definirsi? Uno stilista? No, la parola stilista non mi piace. Preferisco essere definito, semplicemente, un sarto. Un sarto che fa il suo lavoro con capacità e passione. Un sarto che ama i tessuti, anche i più rari, anche quelli oggi dimenticati. Sono un collezionista di tessuti: da me si trovano stoffe preziose, persino stoffe che si usavano quarant’anni fa. Da me si trova il cashmere di Harrison’s, il cashmere più bello del mondo. Quanto incide la passione per l’arte nell’arte di un grande sarto come lei? Moltissimo. Non è affatto disgiunta dal mio lavoro. Anzi, al mio lavoro consegna una maggiore attenzione al gusto cromatico e formale. Consegna una sensibilità diversa, più profonda. Che è un’eredità davvero non trascurabile. Nel suo atelier bolognese, Guido Bosi crea da sempre abiti-capolavoro per celebrità. Tra i suoi clienti ed amici si annoverano i protagonisti dell’arte internazionale: da Chagall a Matta, da Man Ray a Fontana, da Miró a Capogrossi. E da collezionista appassionato ha radunato negli anni una straordinaria galleria di quadri e sculture ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: tiziano grandi Data: 22-08-2010 Cod. di rif: 4402 E-mail: tiziano.grandi@libero.it Oggetto: lo sforzo estetico Commenti: Ringrazio il GM Maresca che con parole erudite, pulite e sincere ha espresso al meglio ciò che c'era da esprimere. Come ricercatore professionista non ho timore ad immergermi nell'acqua anche se sporca, ma ho difficoltà ad immergermi se poco profonda, comunque in ambedue i casi almeno i piedi ce li devo pur mettere... Ovunque io trovi una persona che fa lo sforzo di evolversi da semplice primate umato ad essere umano non posso che rallegrarmi per...lo sforzo. E' chiaro che dall'inizio alla fine tutto dipende dall'intenzione esistente dietro al gesto, che lo rende unico o comunque non un gesto qualsiasi. Andrò personalmente da Marc per vedere cosa c'è di "buono" tra i suoi tessuti per camicie o abiti. Un detto del mio mondo, quello marziale, dice che quando si incontra un maestro è bene imparare dai suoi punti di forza, non giudicando i suoi punti deboli. In questo percorso, la meta non è poi così importante come il viaggio, almeno per un genuino ricercatore. Se il classico è morto o meno dipende solo dal nostro atteggiamento mentale che abbiamo verso tutto ciò che non è classico o diverso da "noi". Se noi siamo solo per noi stessi...chi siamo "noi"? e se "noi" non siamo per noì stessi...chi lo sarà pr "noi"? Se non ora...quando? Sulla qualità morale ed etica di questo "quando" e sopratutto del "come" dovremmo parlarne molto di più per non perdere per strada il senso esoterico del nostro agire essotericamente, altrimenti il vestito è...vuoto indipendentemente da che sia classico o meno. L'abito non fa il monaco, ma certamente è un buon inizio....spero che ciò possa essere il buon inizio di marc e dei suoi seguaci, se invece il profitto è il suo motivo principale, come acqua poco profonda presto si prosciugherà. cari saluti Tiziano Grandi ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Nome: tiziano grandi Data: 30-08-2010 Cod. di rif: 4407 E-mail: tiziano.grandi@libero.it Oggetto: ringraziamento Commenti: Gentilissimo Massimiliano, appena rientrato ora da Londra dove il maltempo mi ha proiettato inesorabilmente in un precoce autunno...leggo quindi ora il tuo intervento e te ne sono grato. Che la mia gioia ti sia da ricompensa! A la prochain..... tiziano ps: un GRAZIE anche al GM Maresca che riesce sempre ad estrarre cose profonde anche da situazioni superficiali... ----------------------------------------------------------------------------------------------------- |
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